mercoledì 22 aprile 2015

CHI NAUFRAGA DAVVERO

Il fotomontaggio è meritatamente cliccatissimo: oltre a spedire
metaforicamente in bocca ai pesci i veri responsabili della tragedia,
lo fa significativamente usando un altro fotomontaggio, quello con
cui hanno cercato di farci credere che i politici eroici marciavano alla
testa dei popoli democratici contro il terrorismo dopo l'attacco a Charlie
Da anni uso Facebook quasi solo come, peraltro poco efficace, vetrina per veicolare i contenuti di questo blog: dopo i primi tempi, superata una certa soglia di utenti e traffico, non è che cose interessanti non ce ne siano, ma sono annegate in un mare di stronzate talmente grande che cercarle è meglio rinunciare, come per il classico ago nel pagliaio, si, e trovarle è pura questione di culo, per dirla come usa a Oxford. Ieri ho "condiviso" sul mio profilo un post che invito tutti a leggere integralmente anche da queste righe: fa capire il nocciolo della questione immigrati raccontandolo dal punto di vista di una bambina congolese annegata nel nostro mare.
A me le tragedie oramai ricorrenti come quella in cronaca ispirano, più ancora che pietà, rabbia cieca, ira, verso chi ha ridotto il mondo a un posto dove espropriando i beni ai 100 uomini più ricchi sfameremmo per sempre due o tre miliardi dei più poveri (e non sto esprimendomi per iperbole, solo a spanne ma senza esagerare), verso chi ha consentito tutto questo in cambio di una vita comunque sopra la media e nel superfluo, e verso chi ha favorito il processo raccontando fesserie (quando serve anche artatamente opposte tra loro) al popolo votante, mentre verso chi ha creduto e crede a queste bugie (tanti troppi anche di voi che leggete adesso) non vale la pena spendere nemmeno la rabbia, al massimo un tot di compassione, ma zero comprensione e nessuna pietà quando la ruota girerà e toccherà a voi.
Si perchè come prima di essere razzisti verso gli immigrati bisogna ricordare di quando (l'altro ieri) eravamo noi gli emigrati, così prima di tutto (si, anche dell'umanitarismo spicciolo, ormai insopportabile) bisognerebbe rammentare che l'Africa era alimentarmente autosufficiente, quarant'anni fa, e che quasi tutti i problemi da cui fuggono questi poveracci li abbiamo creati noi col nostro voto e la nostra ignavia, premiando chi direttamente o indirettamente favoriva (-sce) la depredazione delle ricchezze naturali, lo sradicamento della piccola agricoltura locale, la fomentazione e se serve la creazione di focolai bellici, lo stroncamento sul nascere di qualunque regime non fosse legato ai nostri potentati economici e invece magari si proponesse una qualche attenzione al benessere materiale del suo popolo. Gheddafi è solo l'ultimo di una lunga serie.
E poi bisognerebbe capire che flussi di questa portata da un lato non sono arginabili se non assumendosi la responsabilità di diventare "cattivi" e calzando il coraggio che conseguentemente serve, e dall'altro non possono essere che voluti e organizzati dal Vero Potere perchè organici ai suoi obiettivi (nella fattispecie, livellare il 99% della popolazione mondiale alla mera sussistenza o meno). Quindi, come afferma l'amico dell'ABC, dire "aiutamoli a casa loro" significherebbe garantire miliardi di euro di trasferimenti e un supporto in loco per assicurarsi sul loro utilizzo (un vero e proprio Piano Marshall per i Paesi in via di sviluppo), e dire "fermiamo gli scafisti" significherebbe ammazzare direttamente gli innocenti anzichè aspettare che anneghino da soli. Se siete disposti all'una o all'altra cosa, siete rispettabilmente di sinistra o di destra, se no siete i soliti quacquaracquà (alla Renzi, per capirci).
L'Europa non è capace di garantire trasferimenti ai più bisognosi neppure al suo interno, cosa che avrebbe dato senso all'esistenza stessa di una moneta unica e infatti non è stata mai neanche ipotizzata. E allora forse ha senso, utopia per utopia, di perseguirne una diversa e più intrinsecamente giusta, oltre che forse più possibile: non solo uscire dall'Euro e dall'UE, ma porsi il problema di fondare una Unione Mediterranea che peraltro avrebbe certamente valori al suo interno più omogenei di quella europea, e tutte le carte in regola per recitare un ruolo di primo piano nello scacchiere mondiale come i BRIC cui andrebbe ad aggiungersi. Leggo queste cose, e ripenso all'esperienza giovanile con Parallelo 38: eravamo proprio avanti, cavoli, a pensarla così 25 anni fa...
Sentite un fesso: a naufragare in questi anni è il concetto stesso di capitalismo compatibile con la democrazia e anzi con l'etica, se non imbrigliato da leggi ferree e ferreamente applicate. Tutti devono avere di che vivere, a questo mondo. Qualunque teoria politica che non contempli la subordinazione a questo principio di ogni altra considerazione è da aborrire, o si è dannati. E quando uno si merita l'inferno, a volte è l'inferno a venire a bussargli alla porta...

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