sabato 10 febbraio 2024

IL DADO È TRATTO(RE)?

Niente paura, il paradigma che vuole che la Storia accada in tragedia ma si riproduca in farsa si è già estrinsecato nel confronto tra il passaggio del Rubicone con le legioni da parte di Giulio Cesare (mai prima d'allora nella storia della Repubblica, poteva finire solo con la fine della Repubblica o del suo invasore - o magari, com'è stato, entrambe le cose) e la tragicomica marcia su Roma dell'ottobre 1922, chiusasi col trionfo del prossimo Duce probabilmente solo grazie all'improvvida manovra del Savoia sul trono, che lo mise al governo forse pensando di poterlo gestire e alla fine salvò la buccia (ma non il trono) solo scappando come un coniglio. Perciò, se vedere i trattori appostati qua e la dal vivo o in TV vi ha evocato qualcosa, tranquillizzatevi, è un remake si, ma di un altro film.

Intendiamoci, non sto criticando nessuno e anzi dichiaro subito che secondo me gli agricoltori hanno ragione, anzi, hanno molta più ragione di quanta forse sanno di averne. Anche Amadeus, che mentre scrivo non so ancora se sia riuscito a cavarsela leggendo un comunicato o abbia invece dovuto capitolare sulla presenza sul palco di un paio di bruti, ha messo le mani avanti, che lui addirittura il trattore lo sa guidare; io no (avrei paura) ma sono figlio di agricoltori anch'io, più precisamente di una maestra d'asilo che ha approfittato della pensione per trasformare una passione da tempo libero in un impegno a tempo fin troppo pieno, che nei campi non si guarda l'orologio e in quelli del reggino non pigliano nemmeno i cellulari, passione che in cambio però le ha dato un bonus di vitalità che probabilmente senza non avrebbe avuto (e infatti, quando non è potuta più andare nella sua terra è morta presto). E non sto parlando di un orticello comodo da raggiungere in cui una vecchina faceva finta di lavorare, sto parlando di ettari di terra strappata alle fiumare che devi risalire in jeep su piste pietrose per raggiungerle con bergamotti olivi eccetera da far fruttare per non rimetterci. E portandovi l'acqua in bidoni da trenta litri, perché quella corrente c'è solo un giorno ogni tot. Una impresa impossibile da continuare, per noi eredi "civilizzati", insomma... E tutto questo per dire solo che in qualche modo posso capire.

Ma fino a che guardiamo le cose da un punto di vista vicino, spesso non riusciamo a prendere nell'inquadratura le cause. L'impressione, purtroppo, è che questo capiti anche ai protagonisti: un settore intero che protesta in mezza Europa, che però così rischia di farsi neutralizzare da concessioni di retroguardia, come quelle sui pesticidi o sui tempi di tutela del suolo, che peraltro poi consentono agli ascari del "nuovo che avanza" pure di bollare gli agricoltori come retrogradi antiambientalisti e persino la resistenza europea agli OGM come antistorica perché le coltivazioni OGM non necessiterebbero di pesticidi. Se invece la allarghiamo, questa inquadratura, scopriamo che, come per altre questioni, il Male assoluto, il Nemico da combattere, è sempre lo stesso: quella Unione Europea che è incaricata dai Padroni di eseguire il Piano, che non dimentichiamolo è un mondo con pochi ricchi ricchissimi e tutti gli altri alla canna del gas, che prevede che il settore agrario venga distrutto per lasciare il posto a una agricoltura di élite per i primi e una industria del cibo a basso costo e basso impatto per gli altri (si, gli insetti, esatto). 

L'evidenza temo sia celata agli occhi dei più, forse grazie anche a decenni di sussidi ai settori che i singoli (con troppi a marciarci, specie al sud, peraltro) hanno accolto spesso e volentieri, ignari o indifferenti rispetto ai loro intenti trasformativi del mercato. O non vi siete accorti che è ormai quasi impossibile trovare olio ottenuto da sole olive italiane che non abbia prezzi da gioielleria? Di fatto, manca a questa mobilitazione l'esatta individuazione dell'avversario, e quindi purtroppo è destinata a sgonfiarsi, anche se ovviamente spero di essere smentito. Anche perché questi governanti, com'era facile prevedere presto dimentichi del mandato antieuropeo cui devono di essere tali, sono bravissimi nel gioco delle concessioni finalizzato proprio a far perdere di vista l'obiettivo anche a chi lo avesse correttamente puntato. E lo fanno con una sintassi che è sempre la stessa, come per gli immigrati e l'Africa: si mostra il dito per nascondere la luna, si fanno piani mettendoci nomi importanti e ingombranti a coprire la loro reale natura neocoloniale. O come per l'ambiente e la moda green: si nicchia, si fa finta di prendere le distanze, e così facendo si collabora a questa nuova forma di lotta di classe al rovescio, per cui i soldi per le piste ciclabili a favore dei pochi fortunati con le case al centro si trovano sempre mentre chi vive in periferia tra palazzoni lunghi e distanti tra loro chilometri non potrà nemmeno più tenersi la macchina vecchia. E il bello è che ce lo dice uno con incarichi di sottogoverno, come non fosse compito suo cambiare le cose e fossero ancora i bei tempi in cui faceva il blogger antisistema e poteva limitarsi a denunciare.

Insomma, o gli agricoltori riescono a trascinare i popoli europei alla demolizione della UE, perché sulla terra più che in ogni altro settore bisogna pensare locale e agire locale e la dimensione continentale è improvvida impropria controproducente e distruttiva figurarsi quella mondiale, oppure sarà la UE o meglio i suoi mandanti a demolire gli agricoltori. E al popolo bue farina di grillo.

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