E invece durante le consuete passerelle televisive seguenti il festivalone gli è stato chiesto conto delle proprie affermazioni, con annesso viscido invito alla ritrattazione. Ma il ragazzo, contrariamente anche alle mie aspettative, ha tenuto botta, dicendo che non vede perché dovrebbe rimangiarsi un invito alla pace e a risparmiare morti innocenti, e incalzato rimarcando che la storia non è iniziata il 7 ottobre: chapeau! Risultato, alla conduttrice dopo un po' è stata data da leggere una velina dell'AD della Rai, che prende le distanze dalle affermazioni fatte in studio bla bla e ribadisce la condanna agli attacchi terroristici bla bla. La narrazione ufficiale è sacra (i terroristi sono sempre gli altri noi al massimo siamo patrioti o partigiani) e se tu non la vuoi seguire devi spulciartela altrove. Ad esempio, qui.
Per le stesse precise ragioni, sul mainstream la notizia di un giornalista americano che ha intervistato Putin, chi mai l'avesse sentita, l'ha sentita più o meno così: un fiancheggiatore ha osato dare la parola a un dittatore. Io invece direi che finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di sentire l'altra campana, ma mi accontenterei di un semplice riportare la cosa come normalissima: in democrazia la stampa ha esattamente questa funzione. Si potrebbe dedurne l'ennesima prova che non siamo più in democrazia, ma sorvoliamo e invece approfittiamo dell'irrilevanza di questo pulpito (grazie alla quale non viene abbattuto) per passarvi ancora una volta l'altra predica: grazie a Pasbas, che ce la racconta nell'audio qui accanto che vi consiglio di ascoltare. |
Su youtube, poi, finché ve li lasciano, ho trovato una edizione integrale in inglese...
... e gli highlights sottotitolati in italiano
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