Ma questo è, e allora schematizziamo per capire. Ci sono:
- quelli che è tutto un magna magna la politica è un mestiere come un altro non voto oppure voto per chi mi restituisce in qualche modo una utilità diretta;
- quelli che il partito è come la squadra di calcio si inizia ad amare da giovanissimi e non si cambia mai più, nemmeno se quel partito ha cambiato magari più volte nome e soprattutto linea politica, anche drasticamente;
- quelli che hanno le proprie idee e vanno a votare solo in quei momenti storici in cui c'è qualche schieramento che le porta avanti.
E poi ci sono quelli che ogni volta si chiedono: tra gli schieramenti in lizza, chi si avvicina di più ad almeno promettere (realizzare è tutt'altra cosa, ma si sa da prima che verremo delusi, non si sa soltanto quanto presto e in quanta parte) le cose che vorrei? E votano per quello, anche se pure lì vedrete ci sarà qualcuno che è lì per fare carriera o peggio, anche se non è lo stesso dell'altra volta figurarsi della prima volta che hanno votato, e anche se pur essendo il più vicino è lo stesso abbastanza lontano dalle sue idee che la tentazione stavolta di mandare a fanculo tutti e andare al mare è fortissima. Specie se parliamo di elezioni europee, cioè di una consultazione messa li solo per poter dire che l'UE è una cosa democratica, ma che di fatto elegge un organo che non conta un ciufolo perché la linea politica dell'Unione è formalmente decisa da un direttorio di capi di governo a peso variabile, e sostanzialmente dai banchieri. Chi mi legge non ha bisogno che io precisi di far parte di quest'ultimo novero, e probabilmente (la "famiglia" dei lettori costanti di questo blog essendosi talmente assottigliata nel tempo da aver fatto selezione valoriale) anche lui/lei è "a bordo".
Giusto per chiarire, io nella mia vita ho votato radicale quando i radicali facevano le battaglie referendarie serie (prima di sputtanarsi inflazionandole), comunista quando è morto Berlinguer, PDS e poi DS (ma giuro mai PD, avevo visto subito come sarebbe finito, ben prima che Bersani lo legasse a "Monti senza se e senza ma"), cinquestelle (il cui programma, sacrosanto, è stato in home di questo blog per anni, prima che lo tradissero clamorosamente), e persino Paragone (l'unico a sembrare antiUE con una certa coerenza l'ultima volta, molti altri hanno votato Meloni per la stessa ragione ma si sapeva che li la coerenza non c'era, e si è visto subito e ripetutamente).
E stavolta, per chi votare? Il fronte "italexit" si è diviso (se l'atomo - parola che significa "indivisibile" - si può dividere, perché non uno schieramento politico già sotto la soglia?), i cinquestelle oramai fanno l'ala sinistra del PD (consentendogli di sopravvivere, loro che stavano per farlo finalmente scomparire), Giorgia fa pappa e ciccia con Ursula a negare i soldi dove servirebbero (sanità pubblica, infrastrutture, salvaguardia del territorio, acquedotti, eccetera) ma a concederli dove finiscono per metà in tangenti e per il resto in fondo al mare con contorno di macerie (il ponte Salvini ammesso che venga mai ultimato farà a gara di effimerità col ponte Morandi). E anche quando così non fosse, la domanda è: può un comunista per formazione e studi "ridursi" a votare per i nipotini di quelli con cui in gioventù ci si picchiava per strada?La risposta, come spesso in questi casi, è: dipende. In questo caso, la risposta è no, ma per le ragioni spiegate (il finto antieuropeismo) non per quelle "estetiche" (il presunto neofascismo). Ma per trarne fuori una regola che valga tutte le volte bisogna cercare nella Storia, e in questo caso arrivare alla Resistenza. La Madre della Repubblica Italiana.
La resistenza fu un fenomeno forse ancora più elitario del risorgimento. In entrambi i casi, un manipolo di teste pensanti riuscì in un modo o nell'altro (e sempre con qualche aiutino esterno dal mondo anglosassone - tanto per cambiare) a portare l'Italia dove voleva (e dove la quasi totalità degli italiani non voleva). Ma se l'Unità d'Italia fu in pratica il furto con destrezza di uno staterello indebitato fino al collo, e per almeno metà dei sudditi una autentica sciagura (di cui ancora si paga l'eco), alla Resistenza invece dobbiamo se siamo rimasti uno Stato unitario e in qualche modo diventati uno Stato democratico nonostante aver cambiato alleati in corso di Guerra: senza i partigiani, la cosiddetta "liberazione" sarebbe stata solo una conquista militare straniera.
Ebbene, i partigiani non solo erano quattro gatti, rispetto a una popolazione che peraltro fino all'anno precedente era fascista al 99%, ma provenivano da culture politiche non solo diverse, ma anche opposte al punto di essere a tratti incompatibili. Non erano solo socialcomunisti, insomma, come spesso sceneggiatori distratti lasciano intendere, ma anche cattolici, liberali, azionisti, eccetera. Operai e padroni. Preti e mangiapreti. Ignoranti e studiosi. Assassini e santi. C'era da liberare un Paese, o perlomeno da fare in modo che non lo liberassero da soli gli americani (che comunque non ci siamo levati mai di dosso, ma allora figuratevi), e quando c'è un obiettivo primario non si guarda il capello. Tutti dentro, anzi senza nemmeno rivelare il vero nome, perché non si sa mai meglio non saperlo, e perché non conta.
Per tutte queste ragioni, la consapevolezza di essere rimasti a distinguere con precisione il Nemico, in pochi e diversi tra noi, non può bastare a fermarci, ora che il Nemico si chiama Unione Europea, capitalismo delle multinazionali, OMS, eccetera. E anche se in mezzo c'è un certo Alemanno, e chissà quanti altri con cui non dividerei niente (ma poi c'è anche il compagno Marco Rizzo), leggo sul sito di Cardini il testo di questo Manifesto, dal titolo "L'Italia e l'Europa contro la guerra", ed aderisco. Oggi è questo che serve: distinguere tra Europa ed Unione Europea, cioè tra il luogo in cui popoli diversi si incontrano liberi e l'istituzione oligarchica concepita e attuata per renderli schiavi. Comprendere che restituire agli Stati nazionali la loro sovranità e riconoscere a livello globale il multipolarismo come necessità e l'unipolarismo USA come sciagura sono i presupposti per rendere possibile l'attuazione della democrazia e della pace nel mondo. Leggetelo ed aderite anche voi, siamo quattro gatti e novantanove per cento saremo sconfitti e dimenticati, ma uno per cento salveremo il mondo.
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