domenica 12 maggio 2024

EURO-VISIONE

No, probabilmente non l'ha fatto apposta, Angelina nostra, a presentarsi sul palco dell'Eurovision Song Contest in modo da ricordare la bandiera palestinese. Ma le immagini sono tali da suggerirlo con tale evidenza da aver reso la notizia virale, al punto magari di averle tolto consensi al televoto (di cui invece Israele, manco a dirlo, ha fatto il pieno). E siccome ogni occasione è buona per parlare del genocidio in atto in Palestina, eccoci qui a sfruttare persino un evento talmente insignificante per la musica in se che ad esempio in questo blog, in cui pure di musica si tratta spesso, non ne avevamo mai parlato.

L'ESC, infatti, tranne rarissime eccezioni (facendo zapping ieri essendo fortunati ci si poteva imbattere in una irlandese con una carriera davanti, o in una band armena che "poppizzava" un ritmo tradizionale della sua terra, temo unica eccezione - ma la Mango, mi ero chiesto già a Sanremo, perché non ha fatto la Taranta, anziché la Cumbia, della Noia? ah già, perché la canzone l'ha scritta una paracula come Madame...), è un frullato di pop-rock ammericano scadente e tutto uguale, come fossero tutti cover-band scarse degli Abba, con recenti incursioni nel nefando mondo del trap (che poi sarebbe il figlio degenere del rap, avendone perso le radici di sottocultura antisistema, e infatti i testi sono tutti o quasi - dell'ultimo Sanremo togli solo Ghali - banali e inoffensivi). E lo è forse da sempre, a dimostrare meglio di tante chiacchiere che l'Europa NON ha, ripeto NON ha, una sua identità culturale di nessun tipo, e quindi per trovare un minimo comune lo deve cercare fuori da se. Nella musica, in un pop da quattro soldi, appunto, condito da alto volume e coreografie che aiutami a dire kitsch, come nella politica nell'unione monetaria e nei parametri di austerity prima e a dispetto delle differenze politiche e sociali e direi anche degli interessi delle singole nazioni. Che avrebbero tutte, una per una, interesse specifico a demolirla, ma vengono tenute assieme da trattati incostituzionali e antidemocratici, valori superficiali, e in prospettiva (purtroppo di breve termine, temo) obiettivi militari, se è vero come è vero che la strategia sommersa USA è proprio che sia l'UE a impegnarsi in prima persona sul fronte ucraino. Così acchiappando pure i nipotini del fascio che si rimangiano l'antieuropeismo nella fregola di intervenire in aiuto dei nipotini del nazismo impegnati come i loro nonni sul fronte russo. Sperando che non si rimangino pure l'antiebraismo filopalestinese...

A proposito, ma a voi non ha mai fatto strano che Israele, che si trova in Asia perché lo dice il loro Libro che la Terra promessa è lì, debba partecipare all'Eurofestival, ma anche ai campionati europei e alle qualificazioni europee per i mondiali sia del calcio che di tanti altri sport? A me si, sin da quando alla mia Viola Basket toccava incrociare nelle coppe europee con squadre israeliane già allora fatte praticamente di soli giocatori americani... Alla domanda del perché é così, la risposta ufficiale è più o meno che sono europei per valori, e farli giocare contro le altre nazionali della regione non sarebbe proprio il caso per ragioni di sicurezza. Con la stessa logica, visto che il paradigma nella guerra Russo-Ucraina è lo stesso (A scatena una guerra contro B per reagire a degli attacchi non rubricabili come guerra di B) anche se le proporzioni della "risposta" israeliana sono ben più crude sia per efferatezza sia per squilibrio delle forze in campo, la Russia dovrebbe essere ammessa alle competizioni asiatiche e non (come è stato) esclusa da tutte le competizioni a squadre del mondo (a riprova del fatto peraltro che l'asse USA-UE considera il mondo roba sua) e si, anche dall'ESC. Tra l'altro, territorialmente ne avrebbe ampiamente titolo... La risposta reale è invece ben peggiore.

La partecipazione di Israele al festival, la sovraesposizione che la kermesse garantisce (come tante altre trasmissioni TV, si, ma portata all'estremo e oramai da qualche anno) alle persone sessualmente "non binarie" (favorite in quanto tali, non per la musica che fanno: Nemo non vale nemmeno l'elastico delle mutande di Freddy Mercury, e nemmeno di Elton John o George Michael), lo sbilanciamento innaturale (pure rispetto a tempi in cui lo si registra pesantemente a prescindere) della concezione della musica come passatempo scacciapensieri rispetto all'alternativa "dei miei tempi" (mezzo di espressione culturale e veicolazione di contenuti e significati in funzione assieme di recupero delle tradizioni e ricerca di innovazione culturale e sociale), sono tutti segni della estrema rappresentatività della kermesse rispetto a quello che si è deciso deve essere l'Europa. Per chi resiste, un altro ottimo motivo per farlo.

Chiudo con un segno di speranza: due conduttrici, di Norvegia e Finlandia, si sono chiamate fuori all'ultimo momento, per protesta contro le notizie in cronaca (che riassumo così: ti attacco e ti stermino perché non accetti le condizioni della tregua, e quando poi le accetti continuo lo stesso ad attaccare e sterminarti), la prima addirittura, di origini italiane, dichiarando “Il motto di Eurovision ‘uniti dalla Musica’ sembra vuoto in questo momento. Aprite gli occhi sulla verità che è davanti a voi”. Chapeau!

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