Un video spiegava la concezione della natura umana con la triade Sole, Cielo e Terra, che oltre a venire perciò raffigurati tramite divinità costituivano le tre parti di cui è fatto ciascuno di noi e si riuniscono con la morte. Chiedo perdono agli autentici appassionati della materia, e so che sono tanti, per l'eccessiva semplificazione e i possibili strafalcioni, ma a me la cosa interessa per l'incredibile consonanza, che la dice lunghissima sulla capacità di comprensione della realtà di questo antichissimo popolo, con quello che oggi sappiamo grazie alla scienza.
Noi, infatti, esistiamo, come frutto di una incredibile serie di coincidenze (e si: sono sempre solo a posteriori che si vedono) che chiamiamo evoluzione, solo grazie al fatto che un pianeta si è trovato alla distanza giusta dalla sua stella perché sviluppasse un'atmosfera respirabile. Il Sole da solo non basta: l'energia, che produce e spara in tutte le direzioni, nel vuoto va perduta. Invece sulla Terra quell'energia si trasforma, grazie anche a quel Cielo che ha contribuito a creare, e che ora la imprigiona assieme ai gas che ci fanno respirare e permettono ogni combustione. Lo so, sto di nuovo semplificando, ma non trovo un modo migliore di dirlo: siamo immersi in un sistema complesso che "si tiene", e non si terrebbe altrimenti. Se non è Dio, gli somiglia moltissimo. Ma resto sull'empirico: ogni forma di energia che troviamo sulla Terra è "solare". E senza atmosfera e campo magnetico non avrebbe avuto il tempo di produrre l'evoluzione di cui siamo figli, basta guardare Marte o Venere per capirlo. Non ha alcun senso, se non pratico, parlare di energia eolica (i venti sono aria che si muove perché si scalda in modo diverso sulla superficie del pianeta), fossile (il petrolio sono cadaveri di microorganismi trasformati in milioni di anni di stoccaggio), o nucleare (il patetico e pericolosissimo tentativo di imitare i processi delle stelle, o invertirli). E no, nemmeno quella proveniente dalle viscere della Terra fa eccezione, visto che il pianeta è un pezzo di Sole forgiato nel tempo dalle leggi newtoniane (che è come dire forgiato dalle leggi relativistiche). E ovviamente anche il cibo non è altro che il mezzo che gli animali usano per sfruttare l'energia solare, che invece sanno sfruttare più direttamente quelle piante di cui si cibano, o si cibano quegli altri animali di cui si cibano.
Con lo stesso procedimento, si può dedurre che tutto ciò che abbiamo è "terra", ogni ricchezza possibile è porzione del pianeta, a maggiore o minore distanza che sia dal mero possesso di un appezzamento da coltivare per alimentarsi o di un giacimento da sfruttare. Gli umani nella loro storia hanno escogitato uno stratagemma dietro l'altro per moltiplicare quella ricchezza al punto da perdere di vista la Terra, madre di tutte le ricchezze; le crisi economiche di tutta la Storia non sono altro che bruschi strattoni che la realtà dà agli stratagemmi troppo audaci (come la finanza, appunto). Se davvero saremo troppi per mantenerci con la Terra, ci penseranno questi meccanismi a riportarci ad un numero compatibile, o magari molto al di sotto. Se siamo arrivati dove siamo, è per esserci adattati e aver imparato a "moltiplicare" le risorse e gestire la realtà. Se oggi pensiamo di risolvere il problema modificando la realtà, come nell'essenza della ideologia imperante del "cambiamento climatico", faremo una pessima fine, perché la nostra capacità di gestire le infinite variabili del problema è molto ma molto lontana, direi irreparabilmente lontana, dall'essere quella che crede di essere e che servirebbe alla bisogna.
Ora, googlate pure un po' alla ricerca di queste tematiche nella cultura degli antichi Egizi, e ditemi se non pare anche a voi che questi cinquemila anni fa avevano già capito tutto.
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