martedì 13 agosto 2024

BEVENDOSELA UN PO

Atleti costretti a nuotare in una cloaca, e in fila indiana
per evitare la corrente. Che vomito...
No, non mi sono scordato l'apostrofo, è che la vicenda gare di nuoto di fondo e triathlon nella Senna mi ha fatto tornare in mente un trauma infantile, in qualche modo "padano". Mio padre lavorò a Milano un paio d'anni, e nell'estate di mezzo io mia sorella e mia mamma passammo un mese di vacanza a Monza, dove aveva casa. Avevo otto anni, e già ero fissato di topografia; così, con una cartina in mano, costrinsi le malcapitate a seguirmi nel rintracciare un fiume, un vero fiume, che a Reggio non ce n'è e noi non ne avevamo mai visto uno. Era il Lambro, e lo trovai. Ma era praticamente una fogna, una melma marrone con abbondante schiuma bianca. Non so come sia adesso, ma sono quasi sicuro che stia messo meglio: la favola che l'inquinamento negli ultimi decenni sia peggiorato è appunto una favola, basta avere memoria per ricordarselo, o fidarsi di chi ce l'ha. Questo non significa che si possa abbassare la guardia, ma che si possa e debba continuare a combatterlo senza strumentalizzarlo per fare lotta di classe a rovescio quello si.

La vicenda delle Olimpiadi in cronaca è questa: l'ecologismo modaiolo ha costretto gli atleti ad agosto senza aria condizionata e con pasti improbabili, mentre si spendevano milioni invano per fare scendere il livello di inquinamento di un fiume che passa in mezzo a milioni di abitanti di quello zero virgola sotto una pur arbitraria soglia per potere cantare vittoria e far nuotare i poveretti, coi tanti che si sono vomitati l'anima costretti a dichiarare che avevano altri problemi. Uno schifo, ma non il peggiore di Parigi 2024.

Il peggiore è avere escluso gli atleti russi dall'atletica, e in altre discipline avere costretto chi volesse gareggiare a prendere le distanze dal loro presidente e farlo senza bandiera, novelli Galilei. La cosa, en passant, toglie valore a ogni trionfalismo sul numero di medaglie, pur se maggiore delle altre edizioni monche per boicottaggio (africano a Montreal 1976, atlantico a Mosca 1980, del blocco comunista a Los Angeles 1984), e non ditemi che avete sentito un giornalista uno che lo rimarcasse perché non ci credo.

Le olimpiadi antiche fermavano le guerre, quelle moderne si sono fermate con le guerre o hanno costituito un modo altro di combatterle, e quest'è. Ma mi sarebbe bastata una voce sola che in Rai avesse potuto o voluto ricordare che le Olimpiadi dovrebbero essere patrimonio dell'umanità e non del mondo occidentale, quindi non è giusto che vi si possa dichiarare che uno è aggressore (quando invece è forse l'ultima speranza per l'Europa in un mondo multipolare) e quindi da escludere e uno aggredito. Anche perché magari poi capita che l'aggredito ammetta di avere provocato a lungo per ottenere che l'altro aggredisse (è così, ma il TG non ve l'ha detto). E anche perché se fosse ammissibile questo paradigma allora bisognerebbe applicarlo sempre, e assimilare gli attentati di Hamas a ottobre scorso alla provocazione lunga otto anni dell'Ucraina nelle regioni russofone e la sproporzionata (e criminale) reazione israeliana all'aggressione russa del 2022, escludendo Israele dai giochi. Cosa che peraltro avrebbe influito meno sul medagliere....

...intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film
La questione ci ricorda che è tanto che non parliamo di quello che succede in Palestina. E noi approfittiamo di Pasbas, che ci ha mandato il video di un incontro che ha contribuito ad organizzare e ha moderato il 2 agosto scorso ad Anzio, alla Festa di liberazione. Alla tavola rotonda hanno partecipato:

  • Giuditta Brattini, da vent'anni volontaria a Gaza, che ha parlato delle associazioni e ONG umanitarie lì presenti, del ruolo attuale delle istituzioni umanitarie internazionali, e del movimento BDS (associazione per boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele);
  • Michela Arricale, che passando anch'essa per l'argomento BDS ha parlato in genere del sostegno internazionale alla causa palestinese (scuole, università, società civile, portuali e personale degli aeroporti), del disconoscimento di Israele come approccio per la nascita di una entità palestinese riconosciuta e autodeterminata, della funzione e dell'efficacia di organismi come il Consiglio di Sicurezza dell'ONU e la Corte Internazionale di Giustizia;
  • Diana Carminati, che ha parlato dei progetti a cui ha lavorato a Gaza e dei relativi obiettivi, reso la sua testimonianza sulle elezioni del 2006 a Gaza, e presentato il suo libro "Come si liquida un popolo”;
  • lo stesso Pasquale Morabito, che ha spiegato in cosa consistono le "dottrine" israeliane Dahiya (usare una forza volutamente sproporzionata) e Hannibal (evitare in ogni modo la cattura e il rapimento di soldati  israeliani, ma invece colpire obiettivi civili israeliani anche col proprio esercito regolare, come quando i carrarmati IDF hanno bombardato una casa in un kibbutz).

Tutti, inoltre, hanno parlato di economia di guerra in Israele, del ruolo dei media occidentali nella diffusione di falsa informazione, e della definizione del termine "terrorismo" - in realtà e propaganda.

Il video è lungo, ma merita la visione: non sono rimaste molte le fonti di acqua pulita, quella che ci danno da bere con l'informazione ufficiale è peggio di quella della Senna.

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