Non sto esagerando. Ho provato a far ascoltare la mia musica a mia figlia da piccola, ma forse è stato peggio, perché se non l'avessi fatto forse a un certo punto ne sarebbe stata incuriosita, invece adesso è solo terrorizzata al pensiero che in un qualche viaggio in macchina gliela faccia subire. Preferisce ascoltarsi la roba sua nel cellulare, come tutti, e devo ammettere che è giusto così, è fisiologico, anche se non posso esimermi dal sottolineare che al di là di tutto quella roba è, "oggettivamente", robaccia.
Mio padre era un grande amante della musica in genere, e in particolare di quella spensierata e "divertente" della sua generazione (che si era fatta una guerra, in modalità "bambini sotto le bombe", come rimproverargli che le bombe erano della stessa mano di chi poi gli aveva portato il twist e il rock'n'roll) da cui poi risalì al "liscio" (diventando uno dei più famosi dj di radio e balera della città), e aveva fatto lo stesso con me piccino (i suoi 78 giri e il suo giradischi Lesa del "53 ancora funzionante sono l'unica cosa materiale che mi resta di lui), con lo stesso esito: io mi sono fortemente appassionato alla musica, ma alla "mia". Però, però, dopo tanti anni, lui già malato ed io che lo accompagnavo in auto a Bologna dov'era in cura, sono riuscito a fargli ascoltare in auto prima Sergio Caputo poi Paolo Conte, e se del primo mi "rubò" solo Sabato Italiano del secondo si appassionò a tal punto da procurarsi tutta la discografia. Percepìi la cosa come un trionfo, al punto che sulla sua lapide (oramai 25 anni fa) ci ho fatto mettere un passaggio di "Dal loggione", quello che recita "viva la musica che ti va fin dentro all'anima".
Coi miei cugini più grandi, che come spesso capita in questi casi erano per me modelli da emulare, la distanza era minore, ma pur sempre presente. Ad esempio, per Pasbas, che si fa chiamare così per via dello strumento che suona, non ha segreti tutta una produzione blues di anni in cui io ero un bambino, e per la quale, pur apprezzandone l'ascolto, non ho nemmeno una piccola frazione della sua competenza o della mia stessa competenza per la musica d'autore e pop-rock.A questo link trovate quella testimonianza assieme a tutte le altre volte che ho parlato di lei. Appresso, invece (così magari la aiutiamo a travalicare la finestra temporale di cui sopra, verso i settantenni da un lato, verso i teenager dall'altro), un'antologia poco ragionata dei tanti brani che dimostrano i tanti talenti di questa artista straordinaria. Cronologia discografia collaborazioni eccetera leggeteveli su Wikipedia, io vado a braccio.
Canto di accoglienza Dopo essersi fatta conoscere e amare conquistandosi uno spazio sempre maggiore al fianco di uno con la personalità di Giovanni Lindo Ferretti, esce col suo primo album solista, e questo è il primo brano del disco: boom! Una preghiera laica così bella che qualcuno (ahem...) l'ha scelta per accompagnare l'ingresso della sposa alla celebrazione. Lasciati avvicinaare... |
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Gracias a la vida Vedere Ginevra dal vivo è sempre una sorpresa. Può capitare che riprenda una vecchia canzone dei CSI, oppure che reinterpreti un classico come questo di Violeta Parra. |
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La malcontenta Nel suo percorso accidentato, a un certo punto è approdata alle canzoni tradizionali popolari, specie toscane. Cose, come questa, che non hanno mai perso la loro attualità, anzi danno lezioni su come si tratta un tema tragico senza invischiarsi nella retorica, e quindi con maggiore efficacia. |
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Il crack delle banche A proposito di attualità, questo è un brano di fine 800, scritto all'epoca della prima famosa truffa ai risparmiatori italiani, ma sembra scritto oggi. Inutile sottolineare l'interpretazione della nostra... |
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Come bambino Quando si sciolsero i CSI e ne nacquero i PGR, Ginevra c'era. Questa canzone se l'è portata appresso nel suo repertorio, e l'ha usata tra l'altro come punto cruciale dei concerti con Margherita Hack, con cui intonava "sto sdraiata sui campi nelle ore più belle a pancia in su a rimirar le stelle". |
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Te recuerdo Amanda A un certo punto decide di fare un disco col repertorio di Mercedes Sosa. E queste canzoni immortali, che magari dal titolo vi sembra di non conoscere invece si, sembrano scritte per lei, tanto le vengono bene. |
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Todo cambia Vedi sopra. |
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Malarazza Di palo in frasca, nel suo percorso non poteva non incrociare Modugno. Questa canzone l'hanno cantata in moltissimi, con questo titolo o con Un servu e un cristu, ma io preferisco con distacco la versione di Ginevra. |
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Amara terra mia Qui era più difficile: la versione di Modugno, sigla finale di uno sceneggiato TV, di questo brano tradizionale riscritto dallo stesso con lo zampino di Giovanna Marini ed Enrica Bonaccorti, è già struggente. Ma Ginevra ci aggiunge qualcosa, se era possibile, fin dall'attacco. |
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Khorakhanè (a forza di essere vento) L'album scritto a quattro mani da De Andrè e Fossati è pieno di capolavori, tra cui questa canzone che fa capire meglio di mille trattati la cultura nomade. La versione di Ginevra è, tanto per cambiare, semplicemente strepitosa. |
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Ederlezi Poteva mancare la musica balcanica? No, ed ecco la splendida versione di Ginevra di un famoso (si, l'avete sentito) brano di Goran Bregovic. | ||
Montesole Questo è l'unico brano che ho scelto di mettervi non nella versione di Ginevra, che pure esiste, ma in quella originale dei PGR, in cui la sua voce fa da contraltare a quella cupa di Giovanni Lindo Ferretti, ipnotizzandoci con il mantra "l'amore non cantarlo, è un canto di per se: più lo si invoca, meno ce n'è". |
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La leggera Torniamo sul folk, e balliamo un po' sulle note di questo brano tradizionale che ironizza sugli scioperi e la voglia di lavorare. |
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Il grillo e la formica Qui invece torniamo al live con Margherita Hack, che si scatena (compatibilmente con la sua veneranda età) sulle note di questa canzoncina tradizionale della sua toscana. |
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Quello che conta E finiamo in alto, con un brano firmato nientepopodimeno che da Salce e Morricone, a suo tempo cantato da Tenco, inserito nel per ora ultimo album di Ginevra Di Marco. |
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