Suleymaniye, moschea del XV secolo restaurata troppo pesantemente |
Pochi giorni non bastano nemmeno ad una visita turistica classica, ma non riesco proprio ad andare in un posto senza tentare di guardare di sbieco, cercando tra le righe del libro aperto che è una città che si vende per vivere.
Non serve ricordare che Bisanzio (città assurda, città strana) divenuta Costantinopoli raccolse l'eredità di Roma, quindi conquistata dall'Islam lo conquistò divenendo il centro del suo quarto impero fino alla Prima guerra mondiale, quando sbagliò alleato. Poteva finire a rotoli, senza l'intervento di Mustafà Kemal, non a caso detto Ataturk, "padre dei turchi", il che a me ricorda come nella provincia lucano-pugliese per dire "mio padre" si dice "attanime". E' sotto di lui che la moderna Turchia si incamminò in un processo di laicizzazione decennale, che però ha invertito il suo verso negli ultimi tempi. Oggi, la sterminata città conta tredici milioni di abitanti (ma i turchi ti dicono sedici, diciassette, come fosse una cosa di cui vantarsi), ma nelle zone che bazzichiamo noi turisti, essenzialmente le europee più antiche, i turchi in giro sono una minoranza, e tra loro una maggioranza di uomini, le donne spesso a capo coperto. Anche se sul velo ci sarebbe tanto da ragionare, valutando da un lato la fondatezza dell'interpretazione coranica che lo imporrebbe e dall'altro la legittimità della sua critica in nome di una emancipazione femminile tutta da valutare, non è un buon segno per il sogno di Ataturk.
Istanbul mi ricorda istintivamente Venezia (e Chianalea...) |
Di sicuro guardandosi intorno, tra file di negozi ininterrotte, bazar sterminati (una notizia: il centro commerciale NON è una nostra invenzione), e zone grandi come tutta Terni (dico per dire, perchè TR è la sigla automobilistica sia della cittadina italiana che della repubblica turca) costituite quasi esclusivamente da ristoranti pub e locali vari, non si capisce come possa convenire a questa gente rinunciare a una moneta abbastanza debole da averli trasformati in una meta turistica obbligata per la stragrande maggioranza di quei pochi tra i poveri cittadini dell'area euro che ancora si possono permettere una vacanza. L'ultima sera a cena nella Montmartre turca, una deliziosa stradina che scende verso il mare dal liceo di Galatasaray, nel localino striminzito gestito da un ragazzo di vent'anni che potrei mostrarvi mettendo una mia vecchia foto, tanto mi è parso mi somigliasse, pensavo a quanti dei suoi parenti e avi sono emigrati specie in Germania nei decenni passati, e a come dunque si debba ritenere fortunato lui ad avere la possibilità di lavorare nella sua terra, a come difenda questa prospettiva lavorando duro e bene (era peraltro gentile e professionale): da noi i suoi coetanei li abbiamo costretti dietro le barricate e sotto i manganelli, per assenza di altra prospettiva.
Santa Sofia, da qui si affacciava il Sultano |
Nessun commento:
Posta un commento