giovedì 30 dicembre 2010

ALL'OMBRA DELL'ALBERO

Non volevo scrivere ancora di Giancarlo Fornari, anche perché ho la sua voce dentro che mi invita a guardare avanti e mi sgrida perché non ho ancora pronto quel pezzo sulla moneta che dovevo pubblicare entro l'anno, ma rientrato in ufficio ho trovato la casella di posta piena di messaggi incrociati tra tutti coloro che hanno avuto il privilegio di lavorare con lui in quella stagione pionieristica per la comunicazione pubblica che aveva in lui uno dei suoi artefici principali. Non ne riporto il contenuto, anche perché è facilmente immaginabile, ma noto che si tratta di un caso rarissimo in cui un dirigente viene ricordato con affetto da "sottoposti" oggi così distanti per territorio e/o scelta professionale. Al saluto di Paolo Tenaglia era allegato il bellissimo video di Peter Gabriel che trovate in fondo, scelta azzeccatissima. Prima, l'ultimo saluto a Giancarlo lo lascio alle significative e toccanti parole di lui stesso, pubblicate quando stava benissimo (lo preciso solo perché ciò evita di equivocarne il senso) sul sito di Liberauscita:

Preghiera per l’Uomo-Albero
(Se e quando io non sarò più io)
di Giancarlo Fornari

Grazie per avermi dato
una seconda giovinezza
grazie per amarmi
grazie per leggere, giocare e parlare con me
di tutto ciò che ti interessa
e mi interessa
grazie per correre con me
per camminare con me
nell’ombra dei boschi o sulle colline
colorate di ginestre
grazie per abbracciarmi
per fare l’amore con me
con il corpo e con il cuore
per salire in alto con me
come su un aliante
sollevati da una corrente calda
sempre più in su
fino a stancarci.
E grazie per quando
io più vecchio di te
non potrò più correre
io indebolito
non potrò più seguirti
io più stanco
faticherò ad amarti
grazie di essere con me
di sostenermi
di lasciarmi appoggiare
perché so che per te
la vita con me non è solo sesso
non è solo correre e giocare
la vita è anche solo un sorriso
una parola una carezza
e queste sarò sempre in grado di dartele
anche da vecchio.
Ma se e quando io non sarò più io
quando la vecchiaia o un male oscuro
mi strapperanno da me
quando qualcosa di misterioso e inesplorabile
mi dividerà in due
(la mia anima la mia mente e il mio cuore
proiettati per sempre negli spazi
il mio corpo immobile
su una sedia a rotelle)
quando ridotto ad albero
non potrò neanche sorriderti
perché non capirò più
cosa sei tu
e cosa sono io
allora, amore
dovremo separarci.
Io non ti ringrazio
per quello che farai
per quell’Uomo-Albero
Uomo-Sasso
Uomo-Carne
Corpo grossolano
Pura materia
senza luce dell’anima
senza cuore
senza sorriso
che porterà il mio nome
ma non sarò più io.
Io, amor mio, mentre tu ti sacrifichi
per quella cosa inerte
io sarò altrove
sarò a passeggiare tra le nuvole
sarò sulla cima dell’Epomeo
a veder sorgere il sole
sarò sopra lo Sciliar
a giocare con un deltaplano,
sarò a meditare
in una grotta delle Egadi.
Io, amor mio,
sarò nei libri che ho letto e in quelli che ho scritto
sarò nella memoria
delle persone che mi hanno incontrato
e mi hanno voluto bene
sarò negli occhi delle mie figlie
sarò nel tuo cuore
sarò dovunque
tranne che là
in quella controfigura umana
in cui non mi riconosco
e che non avrà più niente
a che vedere con me.
Perciò ti prego, amore mio,
parlo seriamente
non voglio sacrifici
specie se inutili.
Quando vedrai che non sono più io
conservami solo
nella tua memoria,
non conservarmi
a fini statistici.
Non aiutarmi a sopravvivere
privato di tutto ciò che mi rende umano
anche se ti diranno che un Dio lo vuole.
Ma se un Dio ha potuto volermi fare questo
e se è lo stesso Iddio
che ha voluto e accuratamente programmato
la Shoah
che organizza i massacri
le pestilenze e i flagelli
che funestano questo mondo
solo “per metterci alla prova”
e “realizzare il suo disegno provvidenziale”
non è un Dio buono
e probabilmente non è neppure un Dio
ma solo la proiezione
delle loro povere menti
e tu non devi ascoltarlo.
Ascolta, ti prego, solo il tuo cuore e il mio.
Trova in te la forza di aiutarmi.
Prendimi con te
per un ultimo viaggio
verso un Paese buono
dove capiscono che gli Uomini-albero
gli Uomini-sasso
anche se non possono esprimerlo
vogliono morire
non vogliono essere obbligati a vivere
una vita di sasso e di albero
senza alcuna offesa
per queste rispettabili
Entità dell’universo.
E tu, amor mio, non portare il mio lutto
non essere triste a causa mia
sappi che ci ritroveremo
un giorno o l’altro
una vita o l’altra
forse trasformati in due farfalle
o magari in due rondini
voleremo insieme
su su per i cieli
e avremo dei piccoli sempre affamati
da nutrire di insetti
e la notte ci ameremo al buio
nel nostro nido di paglia
con il cuore e con il corpo
fino a stancarci.
Amore se mi vuoi bene
uccidimi.

Mettete a confronto queste parole con la miseria di chi sceglie di istituire la "giornata nazionale per gli stati vegetativi" nella ricorrenza del giorno in cui la volontà di Eluana Englaro per se stessa è stata dopo 17 anni finalmente rispettata (qui l'appello di Micromega a farne invece la Giornata nazionale della libera scelta sulla propria vita), e avrete una vaga idea della siderale distanza tra la statura del gigante che ci ha lasciati e quella dei nani (qualcuno anche suo coetaneo) cui un'apparente buona salute invece ancora consente di imperversare e affliggerci.
E ora la parola a Peter Gabriel che è meglio...

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