lunedì 14 febbraio 2011

CRONACHE DI DONNE VERE

Berlusconi è di gran lunga il tag più frequente in questo blog, tanto che qualche amico me ne ha persino fatto una colpa, che ho rintuzzato facendomi scudo dell'emergenza democratica che ho avvertito quest'uomo rappresentasse già nel 1992 quando lessi il profetico La compagnia dei celestini di Stefano Benni, nel mentre però cercando di dare retta a chi mi vuole bene e limitare il più possibile quella che potrebbe sembrare un'ossessione monocorde.
Non è questa però la ragione per cui in questo spazio web non si è quasi parlato del caso Ruby, o come vogliamo chiamare il troiaio in questione: la ragione è che qui non si parla di cose di cui parla Striscia la notizia. Sospetto infatti che il polverone sia stato quantomeno assecondato a scopo di veicolare consenso, e d'altro canto spero proprio che il soggetto finisca nella polvere per uno qualsiasi degli altri reati che ha commesso in carriera, che so almeno per evasione fiscale come Al Capone.
Tuttavia il cancan mediatico un merito ce lo ha avuto, se è stato capace di sollevare una protesta come quella che ieri ha avuto luogo praticamente in tutta Italia (bella la gallery romana di Liberareggio, questi i report di Blitz e de l'Unità) ed anche in numerosi Paesi esteri (qui e qui la fotogallery). Un tale successo e una tale eco non necessitano di controinformazione, quindi non avrei avuto niente da aggiungere se non avessi ricevuto, e come si dice volentieri pubblico, due contributi "da dentro" di due mie amiche diversamente redattrici, con inoltre la particolarità di un filo diretto Italia-Belgio: nel gruppo romano c'era una signora belga, da Bruxelles scrive un'italiana. Buona lettura e grazie a Paola ed Eva.
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MANI
di Paola Caldarola
Roma, 13 febbraio
All’una, cambio in corsa nelle case. Io vado, tu porti i bambini al parco. A dopo.
Appuntamento alla metro, Bianca viene con la mamma, Cristiane con mamma belga e figlia tredicenne, noi no, stavolta me la voglio godere questa manifestazione. Niente bambini. Solo noi.
Un quartiere in movimento, è ora di pranzo, è domenica, che vanno tutti alla manifestazione?
Forse si.
La metro è piena, ci perdiamo, chi scende a colosseo, e fa bene, chi cerca di arrivare dritto dritto a piazzale flaminio. E fa male.
Non è un paese per donne, ma non è un Paese per nessuno, questo.
Alle due e mezzo il fiume umano che scende le strettissime scale della fermata Termini della metro A viene bloccato in un cunicolo. Non scendete più non c’è più spazio.
Non faccio finire la frase.
Esco, di corsa, guadagno il bel sole romano.
Escono tutte, e via, a piedi verso il Pincio.
Da quella meravigliosa terrazza si vede la piazza, è affollatissima, non si vede la fine. Cerco le solite facce delle stanche e tristi manifestazioni a cui, noi zoccolo (ho detto zoccolo. Con la O) duro continuiamo ad andare. Ma non le trovo.  Non le riconosco. Ci sono tutte, le categorie romane di donne e di uomini e dei tanti bambini, in questa domenica di febbraio. E ci si guarda sorridendo.
Scendiamo verso piazzale Flaminio a fatica, molto a fatica, in piazza non ci si entra, sentiamo applausi scroscianti, risate, urla, da quella folla accalcata, ma non possiamo capire perché.
Accodandoci a un folle papà in bicicletta con figli in bicicletta che fende la folla, gentile, ma un po’ spazientita da cotanta (maschile) disorganizzazione, riusciamo ad arrivare in via del Babuino, piena anch’essa, e poi giro… verso via del corso e da lì, Strada banda che incanta con i suoi tamburi ritmati, un coro che canta bella ciao e il cuore lì, ti si apre sempre. Ci avviciniamo all’ingresso della piazza. Parla Susanna Camusso. Non diciamo nulla, ma la ascoltiamo. Anche se con tutti i se e i ma delle mie amiche di sinistra-sinistra. L’ascoltano anche loro. Perché questo non è il momento di ricamare sui nostri distinguo. Ora è il momento del Basta. Basta. E quando le donne dicono "basta" è per davvero.
Ancora flussi di gente che arrivano.
Torniamo a piedi, tutto il centro a piedi e la sensazione è sempre la stessa. Sono contenta. Siamo contenti.
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ANCHE IN BELGIO LE DONNE ITALIANE RISPONDONO ALL’APPELLO
di Eva Donelli
Bruxelles, 13 febbraio
Alcune centinaia di donne italiane (ma anche altrettanti uomini) si sono riunite oggi nella capitale europea per rivendicare maggiore rispetto per la dignità femminile, offesa dal caso Ruby e non solo, e per mostrare il volto di un’altra Italia.
Dalle 12, per circa un'ora, oggi la scalinata del palazzo della Bourse di Bruxelles risuonava dello slogan: “Se non ora quando? Ora!” , gridato, canticchiato, cadenzato sulle note di we will we will rock you dei Queen.
Siamo cittadine non femminucce strumentalizzate”, scandivano gli speakers alternanandosi al microfono dai gradini della Bourse. E ancora: “E' una rivolta della decenza, per salvare la dignità del nostro paese, perché ormai l'Italia ha perso il senso del pazzesco!” “Non siamo moraliste, ma siamo qui per la morale, questo si!”
I media italiani attentano all'immagine della donna”, ha letto una ragazza in francese per coinvologere gli stranieri presenti, “questo è un ostacolo alla parità, le donne non sono considerate persone, lo stereotipo che ci appioppano è anacronistico e ci umila!
Sfilavano i cartelli “Io non sono in vendita”, “La dignità è un diritto fondamentale” e ancora.. “Non mi piace la parola bunga bunga” “ Bandire Berlusconi dal Consiglio europeo”. La presidente dei Verdi europei, presente alla manifestazione ha preso la parola per avanzare tre proposte: una politica delle quote da rispolverare, una storia del femminismo da riscoprire e una maggiore vicinanza e solidarietà con le altre donne che sono private della libertà, “perché la loro libertà è la nostra libertà”.
Quella di oggi però, vuole essere una manifestazione trasversale, senza simboli politici, che si rivolge a tutte le donne, parallela alle altre manifestazioni che hanno acceso le piazze italiane da Roma a Palermo, ci spiega Fabio, uno degli organizzatori, che si dichiara soddisfatto. Fabio dice che ci saranno circa 450 persone, e che sono state raggiunte grazie alla “campagna” organizzata su facebook e con il passaparola. “Il messaggio che vogliamo portare è che è il momento di reagire, il fondo lo abbiamo toccato e stiamo già scavando, ci fanno vergognare del nostro paese, di una società dove le donne hanno scarse possibilità nel mercato del lavoro, i servizi sociali sono insufficenti e non sono garantite le quote rosa nel mondo politico. Allora Se non ora quando?”.

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