|
le copertine di Andrea Pazienza per
Vecchioni: 1) Montecristo (1981) |
Quando ho letto la lista dei partecipanti e le regole di voto ho pensato subito che forse quest'anno, interrompendo una lunga tradizione di assenza, avrei guardato Sanremo, almeno un giro delle canzoni dei big, e così ho fatto sabato. Mi sono volutamente perso tutto il resto, prima e dopo, e da quello che ho visto su
youtube ho fatto proprio bene:
- Benigni sfrutta ancora residue vestigia del suo vecchio genio ma è decisamente bollito e già si era visto in Pinocchio;
- Luca e Paolo hanno conquistato sul campo il rinnovo del contratto con Mediaset dando vita a un teatrino inqualificabile, quintessenza proprio dello stile Iene o Striscialanotizia, "facciamo finta di fare satira così il nostro padrone può dire di essere democratico e ne approfittiamo per veicolare messaggi falsi come ad esempio descrivere come uno sputtanamento reciproco tra due vecchi amici una vicenda nient'affatto paritaria che vede uno forse coinvolto in una magagna immobiliare del cognato ma l'altro processato per dei reati gravissimi e personali";
- la bionda e la mora di quest'anno corrispondono allo scavo dopo che si è toccato il fondo, una tutta rifatta che si qualifica anche per le proprie scelte sentimentali oltre che artistiche, l'altra che sono anni che imperversa sull'etere ma non si è mai capito davvero cosa diavolo sappia fare.
|
2) interno ed esterno di Robinson (1979) |
Le canzoni invece erano meno peggio del solito, almeno in percentuale, e anche se il pur temperato ricorso al televoto poteva far temere l'ennesima vittoria di un cavallo di scuderia (De Filippi o X-factor poco importa) alla fine anche i risultati sono stati decenti come forse non si vedeva dai tempi degli
Avion travel o giù fino a
Per Elisa di Battiato cantata da Alice (per trovare una vincente più bella bisogna tornare ai tempi di
Volare).
Mi sono sorpreso, e sorprenderò chi mi conosce, nel giudicare
mio vincitore personale Albano Carrisi:
Amanda è libera ha bel testo, melodia non scontata, arrangiamento azzeccato, e addirittura è interpretata con una misura che lo stentoreo interprete pugliese non aveva mai esibito (che devo dire, gli avrà fatto bene l'incontro artistico con Caparezza...), limitandosi per la prima volta ad un solo acuto di modo che per il resto del pezzo le sue doti vocali si apprezzano molto meglio che quando urla tutto il tempo.
Molto molto interessante il ragazzo che ha vinto tra le nuove proposte, incredibile scelta di qualità (ha vinto anche il premio della critica) di cui sentiremo parlare certamente, un tale
Raphael Gualazzi cui si perdona anche il nome col
pi-acca.
|
3) Il grande sogno (1984) e 4) Hollywood Hollywood (1982) |
Ma il motivo per cui mi sono deciso a sporcarmi la fedina penale scrivendo del festivalone è soltanto la
vittoria di Vecchioni, e non tanto perché
Chiamami ancora amore fosse la canzone più bella del festival:
il testo - però trattandosi di Vecchioni non è una novità - forse si, ma la musica era davvero sentitissima, un autoplagio di decine di altri pezzi "recenti" del cantautore milanese. Meno che meno il brano è tra i suoi migliori: il "professore" ha scritto centinaia di canzoni, decine e decine più belle di questa trionfatrice. No, per un motivo molto più personale: quando Vecchioni espresse il meglio della sua produzione discografica, sto parlando degli anni tra il 1973 e il 1985 e in particolare del triennio 76/78, il sottoscritto era un adolescente innamorato della sua musica al punto da scriverne una esegesi completa pezzo per pezzo, che conservo dattiloscritta con tanto di illustrazioni a mano. Nel 1983, quando oramai il cantautorato era stato travolto dal "riflusso" e Vecchioni come tanti altri suoi colleghi per campare suonava anche in minuscoli paesini, ebbi addirittura l'occasione di incontrarlo di persona: cantava in piazza a
Cardeto, un buco alle falde dell'Aspromonte, e il retropalco era casa dei genitori della mia amica Pina, dove io mi aggiravo col manoscritto sperando di avere l'occasione di sottoporlo all'attenzione del Maestro; quando lo ebbi davanti, per fortuna, ebbi il pudore di non rompergli le scatole e a stento lo salutai, contraccambiato gentilmente. Il concerto, bellissimo, lui Mauro Paoluzzi e credo Massimo Luca alle chitarre, oggi si direbbe
unplugged ma è che nella piazza di Cardeto proprio non c'era spazio per un palco più grande, l'ho visto dal balcone del primo piano, praticamente da sopra la testa degli artisti, e ancora lo ricordo tutto. Era appena uscito
Hollywood Hollywood, terzo di una serie di quattro album illustrati da
Andrea Pazienza, tanto per parlare di mostri sacri, oggetti che conservo gelosamente, dell'ultima epoca in cui i discografici sapevano fare il loro mestiere.
Per queste ragioni, parlo di Vecchioni come di un vecchio amico. E posso permettermi di dire che la sua
produzione discografica dopo
Per amore mio (quindi degli ultimi vent'anni) vede capovolgersi il rapporto tra cose tutto sommato prescindibili e capolavori: questi ultimi ripeto negli anni 70 erano almeno il 90% in ogni album, ma anche adesso ad ogni uscita si trova cercando bene un gioiellino. Come
Euridice del 1993,
Conversazione con una triste signora blu del 1995,
La stazione di Zima del 1997,
Ritratto di signora in raso rosa del 1999, o la meravigliosa
Viola d'inverno del 2002. Parlano tutte solo di Amore e di Morte: perché, esiste qualcos'altro nella vita?
2 commenti:
Bello questo tuo articolo!!! Non banale e ben argomentato. Mi piace!
E se te lo dice una vecchia vecchioniana come me....
Solo ai tuoi capolavori ne avrei aggiunto qualcun altro ancora...
ma questi sono punti di vista!
bien à vous
mariagrazia
ma grazie!
beh non potevo fare una lista infinita...
ho visto il tuo blog: continua!
e ho visto quello di Daria ("presente!" , da Ippopotami), molto bello.
Posta un commento