giovedì 3 gennaio 2013

CELENTANATE

E' questo il punto più basso della parabola personale, quindi non solo
artistica, di Beppe Grillo: se non è riuscito a farlo recitare decentemente
Comencini, vuol dire che il cinema non era proprio cosa sua....
Pare che Adriano Celentano il 6 gennaio compia 75 anni, l'ho scoperto in un giretto per la Rete durante il quale poco dopo mi imbatto in questa notizia che mi ha fatto pensare ad una sua vecchia canzone, Un albero di 30 piani, anche se per contrapposizione, visto che il molleggiato nella sua versione protoecologista stigmatizzava la costruzione di un mostro di cemento mentre oggi si parla di grattacieli fatti di orti per la produzione di frutta e verdura a grande produttività da distribuire a chilometri zero.
Bisogna dare atto a Celentano di essere stato spesso almeno vent'anni avanti, ad esempio con la famosissima Il ragazzo della via Gluck per l'ambientalismo, con Svalutation per la critica alla politica monetaria, persino - passando dal testo alla musica - con Prisencolinensinenciusol per avere inventato il rap: Rapper's delight è un capostipite fasullo, basta ascoltare bene.
Ma pure nella sua versione tardotelevisiva, tutta pause e sonoiogesucristo, anche se lo si trova insopportabile, non si può negare un suo qual certo talento naturale: chissà, avesse avuto un Casaleggio alle spalle, se avrebbe limitato il suo ondivaghismo e partorito un progetto politico coerente capace di cambiare l'Italia trent'anni fa.
Pure Beppe Grillo faceva il pieno di share in prima serata, dove fu catapultato dal patrocinio di Pippo Baudo non di Che Guevara, e quando l'ostracismo subito per una battuta sui socialisti ladri lo spinse al teatro (dopo un tentativo patetico al cinema, e guarda caso faceva uno che faceva Gesù) uno dei suoi primi pezzi forti (accanto all'aerosol dalla marmitta di una Fiat a idrogeno) fu la distruzione sul palco di un computer: passerà presto dalla demonizzazione alla santificazione, della serie la coerenza non è una virtù.
Eh si, non lo è, altrimenti il vostro blogger non si troverebbe, dopo decenni di adesione al centrosinistra nelle sue varie vesti, una volta arresosi all'evidenza che esso non è che sedicente tale, ad ospitare bene in vista il banner di un movimento non posizionabile nel tradizionale continuum destra/sinistra. La coerenza la riservo a cose più intime, come ad esempio non iscrivermi a nessun partito anche stavolta che rifiuta quell'etichetta: come Woody Allen (che a sua volta citava George Bernard Shaw o Oscar Wilde, vado a caso ma gli aforismi avendoli scritti quasi tutti loro forse ci piglio) non vorrei essere socio di un club che mi ammetta tra i suoi soci. Ma il banner si, e una campagna elettorale convinta a costo di fracassarvi le scatole pure. E pure oggi eccovi una serie di spunti di discussione e approfondimento:
  • Marco Stugi, ovvero come e perché l'Agenda Monti è criminale, e il killer è quel Fiscal compact che è l'anima centrale del programma del PD, la ragione per cui in esso ogni promessa di crescita e attenzione alle classi subalterne è menzognera;
  • Baranes, ovvero cosa sono e quanto pesano i derivati, e come e perché ogni speranza di salvezza passa da una pesantissima ri-regimentazione del sistema finanziario internazionale, decisa in sede politica e imposta poliziescamente;
  • Bagnai, ovvero come e perché l'abbandono concordato dell'Euro in favore di un sistema monetario più flessibile potrebbe essere più europeista delle attuali strategie sedicenti tali ma in realtà miranti solo all'arricchimento dei pochi a danno dei molti (Martini su Mentecritica dice le stesse cose in altri termini);
  • Perazzoli, ovvero come e perché, prima ancora di cambiare politica monetaria in senso keynesiano, è indispensabile una fase di "mani libere alla magistratura" che derattizzi il sistema a fondo;
  • Ingroia, ovvero il tentativo estremo di agganciarsi a Grillo di un valoroso magistrato che avrebbe fatto molto meglio a restare fuori dalla contesa politica e magari aspettare che un Grillo presidente del consiglio lo chiamasse al dicastero della Giustizia per contribuire alla derattizzazione di cui sopra (chissà, magari è ancora possibile: gli arancioni non arriveranno al quorum...);
  • Jacopo Fo, che facendoci sorridere ci introduce al mondo della decrescita ripetendo in prosa l'elegia dei calzini spaiati che così mirabilmente Capossela fece in musica qualche anno fa;
  • Morales, ovvero quando ci accorgeremo che l'unica via d'uscita è invertire la marcia delle privatizzazioni iniziata improvvidamente proprio dal centrosinistra vent'anni fa?

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