sabato 16 novembre 2013

IL TUNNEL IN FONDO AL TUNNEL

"Vedi se vedi la fine, la vedi?" - Bugs Bunny
No, non è un errore di stampa. Lettino può fregare i gonzi, sempre meno speriamo, che si bevono le fole sulla ripresa prossima ventura che racconta al monoblocco informativo che è ormai l'ex duopolio rainvest: se prova a farsi bello con quelli che contano (e sanno contare) quelli subito lo bacchettano sulle dita. Dunque, signori e signori, l'Italia non ce l'ha fatta ("da sola", poi! da sòla, forse...) e non ce la può umanamente fare. E questo governo è lì apposta a dire bugie, perché se sapessero la verità gli italiani forse farebbero qualcosa di peggio che votare 5 stelle, ammesso che ne siano ancora capaci.
In mezzo a una serie interminabile di menzogne, di cui qui Grillo elenca solo quelle relative all'appunto finto tentativo di accordo di governo targato Bersani ormai smascherato con tanto di confessioni (eppure ancora alcuni amici, mica solo Michele Serra poraccio, credendo a questa narrazione fasulla danno a Grillo la colpa del governissimo), la più grave è quella che occulta il fatto storico che i due pilastri di questo governo, quando erano ancora in teoria nemici giurati, hanno approvato in un attimo una riforma della Costituzione che vi ha inserito l'obbligo del pareggio di bilancio, la qual cosa unita alla ratifica altrettanto rapida e mai pubblicamente discussa degli accordi europei che ci costringono a rientrare entro vent'anni sotto un rapporto debito/PIL del 60%, significa che ogni anno da qui a quando un cinquenne di adesso si laurea il bilancio dello Stato italiano al netto degli interessi deve essere in attivo di tutta la quota enorme che il peso degli interessi ci pone: spannometricamente qualche decina di miliardi di euro l'anno. Un giogo tale da schiantare definitivamente il nostro già moribondo tessuto produttivo in pochi anni, nei quali peraltro data la natura frazionistica del numero il rapporto di cui sopra non accennerà nemmeno, a calare.
Che la coperta sia corta, praticamente uno spolverino, viene reso evidente ogni giorno: se ti tolgo l'IMU devo mettere altre tasse dai nomi fantasiosi che alla fine incassino uguale se non di più, se aumento l'IVA i consumi già depressi diminuiscono quel tanto da azzerare se non peggio l'aumento di gettito atteso. Eccetera eccetera. E, ripeto, non è che l'inizio. Anche perché in tutto questo cercare di raschiare il fondo del barile della gente comune non solo non mettono in discussione boiate costosissime e inutili come la TAV in Val di Susa o costosissime e dannose come gli F35 e le missioni cosiddette di pace, ma trovano pure il modo di ricicciare l'autostrada Orte/Venezia: fedeli al principio "grandi opere grandi tangenti", molleranno l'osso solo il giorno del giudizio. A sera inoltrata...
Che l'uscita dalla, o la rimessa in discussione così com'è della, area Euro sia l'unico piccolo spiraglio di speranza è ormai pacifico a chiunque non abbia le fette di prosciutto sugli occhi. Ma di questo ne riparliamo, oggi qui nel tunnel si vede nero, perché uscendo da quello non è che si va all'aria aperta, no: si entra in un altro tunnel. Più grande e difficile da demolire.
A mo' di esempio prendo due proposte di questi giorni, una governativa e una dell'opposizione, la prima con le solite coperture di fantasia la seconda con finalmente la messa in discussione delle spesone tangentare di cui sopra, ma con una caratteristica comune: non tengono conto dell'italiano medio. Parlo della proposta di portare la no tax area a 12mila euro e di quella di istituire il reddito minimo di cittadinanza a 600 euro. Belle cose, la prima più facile la seconda rivoluzionaria e enormemente più utile, in teoria. Peccato che ogni anno di questi tempi escano fuori le statistiche sui redditi dichiarati medi per categoria, da cui salta fuori che il nuovo gradone di esenzione praticamente lascerebbe fuori quasi tutti i non dipendenti dal pagamento di imposte sul reddito. Che poi sarebbe pure una cosa intelligente, abbandonare la pretesa di poter tassare i redditi a chi non puoi intercettarli alla fonte, se però si applicasse a questi soggetti una specie di "tariffa per attività", forfettaria ma ponderata con le associazioni di categoria come una sorta di studio di settore strong, della serie: vuoi fare il gioielliere in tale zona? dammi questa cifra e accomodati - cosa che taglierebbe la testa al toro di contabilità e fatture. Stiamo parlando di gente che già oggi accompagna i figli in SUV al nido gratuito scippato al ben più povero figlio dell'impiegato postale. Ecco, immaginate ora il macchinone di prima parcheggiato magari dietro l'angolo per andare a riscuotere pure i 600 euro, e magari vi viene voglia di emulare l'autore di questo articolo su Mentecritica...
Insomma non se ne esce, non così: nessuna misura di politica economica o fiscale o monetaria può funzionare senza un cambiamento profondo di natura culturale, e questo non può instaurarsi se non dopo almeno un paio di decenni di applicazione rigida di norme intelligentemente pensate alla bisogna. Se pensate sia impossibile, voltatevi indietro e vedrete come il processo inverso è stato possibilissimo: in trent'anni siamo passati dall'essere così maturi politicamente da discutere un Berlinguer ad essere così imbecilli da sperare in un Renzi dopo aver creduto in un piazzista da piano bar (coi mezzi, televisivi e politici, per attuare il processo che i suoi mentori avevano pianificato) e qualcuno addirittura crederci ancora.

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