giovedì 28 novembre 2013

DECADANCE

Il saldo primario (al netto degli interessi passivi sul debito) in Italia è positivo
dal 1991
(fatta eccezione per i momenti "top" dei governi Berlusconi, in cui comunque
ha sempre registrato cali. Siamo il Paese europeo più "virtuoso", altro che chiacchiere!
Detesto essere autorefenziale ma quando ce vò ce vò: era il 20 luglio, le intese erano larghissime la decadenza del pregiudicato ancora oltre l'orizzonte, e in questo post scrivevo:
...il mandato a Letta dei suoi padroni europei è di mettere le cose in maniera che a quello che resta dell'opinione pubblica sembri inevitabile, più prima che poi, che le ultime ricchezze in mano pubblica italiana passino ai privati. Quello che non vi diranno mai, ma lo sanno benissimo e quando ve ne accorgerete sarà tardi, è che vendute Eni, Enel, CDP (se non la vendono la rovinano - nota odierna) e Finmeccanica, il debito pubblico continuerà a crescere lo stesso...
Come si vede, si tratta di una serie di previsioni purtroppo già dettagliatamente avveratesi, più un'ultima asserzione sul debito ancora da verificare ma su cui però potete giocarvi i cabbasisi...
La ragione in breve è che quello che sentite nominare di continuo, perché poi è quello che interessa alle famigerate agenzie di rating, non è il debito pubblico in quanto ammontare in assoluto ma in rapporto al Prodotto Interno Lordo, e quindi qualunque misura abbia come effetto di fare diminuire quest'ultimo (aumentando le tasse o diminuendo la spesa pubblica, cioè tutte le misure adottate in questi anni, dette appunto "recessive") fa aritmeticamente aumentare il primo. Ma se non volete accontentarvi di spiegazioni abbozzate e didascaliche, vi consiglio vivamente di studiarvi attentamente questo post che ho scovato sul blog OneEuro: ci sono una marea di dati in grafici e tabelle, a dimostrare che ci stanno mentendo da anni: l'epoca in cui vivevamo "al di sopra dei nostri mezzi" è passata da un pezzo, da anni siamo in testa alla classifica (se non ci fosse stato il Caimano, con enorme distacco) dei Paesi europei più virtuosi, e un governo che si rispetti e non ci tradisca dovrebbe agire in direzione diametralmente opposta all'attuale innanzitutto nei rapporti con l'Europa.
Fate molta attenzione, amici di sinistra: la faccenda sta passando oramai nel famigerato "senso comune", con tutto quello che comporta nel bene o nel male. Questo significa che, delle due l'una: o l'Europa nei prossimi mesi cambia radicalmente politica monetaria e si mette a perseguire al piena occupazione, o le prossime elezioni saranno vinte da qualcuno che cavalca il sentimento antieuropeo. E il più attrezzato è ancora Lui, il Decaduto. Che può addirittura candidarsi alle europee, pare, o comunque tenere le fila del suo movimento da extraparlamentare, come Grillo e Renzi peraltro (ipse dixit: era impossibile non vederlo ieri, il suo discorso eversivo è stato trasmesso praticamente a reti unificate e ridondato fino a notte). E vincere. L'unica nostra speranza, l'unica, è puntare sull'unica politica che Berlusconi non calza e non può né vuole fingere di calzare: l'onestà, la lotta alla corruzione, l'appoggio incondizionato all'azione della magistratura, l'abolizione de iure della figura del politico di carriera tramite la limitazione temporale della candidabilità e il monitoraggio permanente dei patrimoni di chiunque "scenda in campo". Tutte cose che il PD non può e non vuole fare, perché nel settore si distingue da Forza Italia solo per ipocrisia, tanti e tali gli impicci in cui sono coinvolti gli eredi dei compagni.
Ipocrisia. Dicono solo bugie, una dietro l'altra. Con la scusa di combattere il Maligno, recitato magistralmente dal'uomo di Arcore, hanno eseguito in questi due decenni il mandato di impoverirci, depredare un patrimonio pubblico costruito coi sacrifici di generazioni, distruggere il tessuto industriale, cinesizzarci. Il PD è il Nemico, e Renzi proprio perché può portarlo alla vittoria il Nemico numero 1; bisogna invece riempire il Parlamento di gente come Paola Taverna, come forse qualcuno a sinistra comincia a rendersi conto.

 

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