Penso invece che la vicenda innescata da questo post sul suo blog, con tutte le levate di scudi che ha causato, e tutti i relativi echi sui social network, sia estremamente istruttiva su come vadano le cose oggi in Italia, in politica e nel mondo dell'informazione. Gli interessati devono però preliminarmente prendersi il disturbo di leggerselo tutto con attenzione, o altrimenti di accettarne questa mia sintesi: la foto è forse la più famosa sui lager, con la famosa scritta sul lavoro che rende liberi fotoshoppata in "p2 macht frei", il pezzo e il titolo parafrasano un meraviglioso e celeberrimo testo di Primo Levi, elencando una serie di argomenti che chiunque si sia detto o dica di sinistra in Italia conosce a memoria (p2 e politica, diritti civili, lavoro, casa, mafia, Costituzione, eccetera).
Altra piccola fatica, prima di procedere, è ripassarci cos'è una metafora: l'accostamento di due termini con l'intento di causare un corto circuito mentale nell'interlocutore, aiutandolo nella comprensione. Se dico che il traffico di Roma è un inferno mi capite subito tutti e cercate di evitarlo, se mi metto a sciorinarvi quantificandoli i dati del traffico sono molto meno efficace. Per cui se devo dire che ci sono una serie di cose a cui siamo ormai purtroppo assuefatti che però costituiscono per il nostro Paese un male assoluto, cosa faccio, da bravo comunicatore? li affianco con maestria sia in un testo che in una immagine a un concetto che universalmente è percepito come il male assoluto: in questo caso, il cosiddetto Olocausto. Dov'è il problema? Se avessi detto ad esempio "figa macht frei", anche se magari scherzando, si poteva forse dire che stavo dissacrando qualcosa per sminuirlo o anche solo fare una battuta volgare. L'accostamento fatto da Grillo, invece, nel suo servire a rendere l'idea di drammaticità dei problemi che elenca, dall'altro lato conferma eccome la sacralità del concetto che utilizza, altro che offenderlo. Come ha dichiarato Grillo stesso, lui nutre enorme rispetto per Levi e le letture del post uscite dappertutto non sono che superficiali e strumentali attacchi di chi ormai ogni giorno non fa che tentare di rubare anche un solo elettore all'unico vero schieramento antagonista che ha la potenzialità di sconfiggerlo.
Ora, finché questi attacchi provengono direttamente dalla parte politica rivale, il fronte unico che va dal PD a Forza Italia, o dalla stampa a suo libro paga, fa schifo ma è comprensibile. Quelli che capisco meno sono gli amici o comunque tutti quelli che, non avendo ancora capito che Grillo e il suo movimento sono l'ultimo argine tra loro e la schiavitù, passano il tempo a dare eco a questi attacchi o a confezionarne di simili su Twitter Facebook eccetera. A loro scrivo questa lettera (molto) aperta.
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Amico mio,
sicuramente tu attaccando Grillo quasi a ogni tuo intervento su FB credi di svolgere il tuo dovere civico nella difesa della democrazia contro il qualunquismo e la nuova destra.
Quando ti ritrovi a fare il coro all'indignazione strumentale di chi vede Grillo come l'unico nemico e quindi non perde occasione per attaccarlo, però, fermati un attimo e considera, con quel vecchio espediente logico che una volta insegnavano a scuola, cui prodest, a chi conviene che Grillo esca di scena. Grillo attacca, forse a volte maldestramente, sicuramente con uno stile che non è il "nostro", fondamentalmente due nostri nemici di sempre: una classe politica selezionata perversamente, corrotta e intrinsecamente antidemocratica, e l'impossibilità conclamata di scegliere di condurre politiche monetarie espansive per risolvere una crisi essenzialmente di domanda interna. Due battaglie che doveva svolgere la sinistra, ma che la sinistra ha in parte scelto di abbandonare, in parte si è talmente allontanata dalla sua gente che non è più in grado di raggiungere qualunque massa critica (questi ad esempio sono meglio di Tsipras, ma hanno ancora meno speranza di incidere) per poterle ancora combattere. Sconfitto lui, avranno campo libero a precarizzare il lavoro fino a cinesizzarci, e completare il progetto autoritario che, incidentalmente, era scritto per l'Italia proprio nel Piano di Rinascita di un certo Gelli. Sono le cose che sta facendo Renzi in questi giorni, anche in questo momento. Pensi di fermarlo con un'altra lista al 3 per cento? O pensi che quel 25% di proletari, si di proletari, che hanno già capito chi li può difendere davvero, più quegli altri tra l'oltre 30% di indecisi e schifati che alla fine magari decideranno di votarlo (come l'altra volta, decidendo il giorno stesso del voto), puoi spostarli tutti con Tsipras coi tuoi sofismi sulla democraticità del leader e delle sue uscite? Impossibile. Ma il contrario no: magari il vostro voto può fare la differenza tra un M5S dietro al PD di due punti e uno avanti di uno. Per l'Italia, per l'Europa, due scenari drammaticamente diversi, che aprono due futuri alternativi: uno in cui i nostri figli avranno di nuovo diritto a un lavoro e se no a un reddito minimo garantito, l'altro in cui se gli va bene saranno precari tutta la vita, uno in cui la politica diventi un servizio civile temporaneo con cui è impossibile arricchirsi significativamente, l'altro in cui resta l'unico sistema di promozione sociale e arricchimento vitalizio, se sei abbastanza zoccola e/o traffichino.
Pensa a questo, quando ti viene in mente di segnalare la nuova cavolata del "guru a 5 stelle", pensa davvero a che mondo vuoi lasciare ai tuoi figli, pensa al destino che gli hanno preparato e chi è che (purtroppo ormai da solo, ma non per colpa sua) vi si oppone ancora con possibilità di successo. Cerco di aiutarti: ti ricordi di quando la tua mente era così libera da consentirti di incavolarti contro chi usava strumentalmente la Shoah per giustificare le proprie posizioni politiche indifendibili, magari attaccare e uccidere palestinesi inermi nei campi, e in genere ne faceva l'uso distorto di sacralizzarla come fosse davvero il più grave (anzi l'unico) eccidio di massa della Storia (e non, ad esempio, quello degli indios da parte degli spagnoli o quello dei pellerossa da parte degli statunitensi)? Ecco, è triste vederti ora utilizzare le stesse categorie di pensiero ("sacrilegio, ha nominato il nome dell'Olocausto invano") di quelli che ieri avresti liquidato con ironia, solo perché secondo te ti giustifica nel (e dovrebbe indurre altri a) non appoggiare l'unica forza politica rimasta a fare i tuoi interessi.
Se non basta, prendo uno spunto dalla cronaca. Pochi giorni fa è morto Saverio Strati, un calabrese di altri tempi da decenni trapiantato in Toscana, che negli anni 70 e 80 era nella formazione culturale standard di molti studenti specie meridionali. A me rimase impresso specialmente Tibi e Tascia, un suo romanzo giovanile che racconta l'emigrazione attraverso gli occhi e le vicende di due bambini della ionica reggina. A noi adolescenti a cavallo tra i 70 e gli 80 sembrava una cosa del nostro passato purtroppo ancora recente, da non dimenticare perché chi dimentica la storia è condannato a ripeterla; non potevamo sapere, allora, che stavano già preparando un futuro di marginalizzazione e emigrazione anche per i nostri discendenti, grazie ancora a una moneta forte applicata a un'area monetaria non ottimale che di fatto condanna le sottoaree più deboli alla disoccupazione e alla depressione. Quello che fu l'unità d'Italia è questa Unione europea, un progetto di colonizzazione volto a rapinare il tesoro (l'oro dei Borboni fu incamerato dai piemontesi, vedrete tra qualche anno che fine avrà fatto l'Italia, ad oggi terza, nella classifica delle riserve auree - ai privati lo stanno già rastrellando i compro oro, poi passeranno alle case, coi beni pubblici ci hanno pensato le privatizzazioni, che ora Renzi completerà) e salvare il "centro" abbandonando le periferie. Quando eravamo meridionalisti queste erano cose che sapevamo, non ce le dimentichiamo oggi che il Sud siamo tutti noi.
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I BUONI VINCONO SEMPRE (QUASI MAI)
(di Gino Cugliandro, liberamente ispirato a Tibi e Tascia di Saverio Strati, testo depositato alla SIAE, sia mai vi viene voglia di musicarla...)
Giovani e scalzi in piazza giocano a imitare la vita:
“tu fai la mamma ed io il papà e vado a lavorare,
tu fai il giudice e il carabiniere”
“non voglio, quello l’ho già fatto ieri,
perché la parte del cattivo tocca sempre a me?”
Giovani e scalzi in piazza giocano a tirare nocciole:
“lei vince sempre e non è giusto, toccherà anche a noi?”
“a voi non tocca né toccherà mai
perché c’è anche nella vita, sai,
chi ha vinto quasi sempre tutto e chi non vince mai”.
E i figli come funghi crescono,
e andando a piedi non ingrassano.
Siamo noiMangiano sempre pane e olio, e l’olio quando c’è,
quelli buoni,
i cattivi
non andranno poi
in paradiso
come tocca a noi.
ma non importa, perché il resto sanno solo che c’è;
“ma a Natale e a Capodanno noi
mangiamo pasta con la carne e poi
possiamo stare fino a tardi in piazza tra di noi”.
Ed il palazzo dei baroni sulla piazza centrale
ha sempre avuto per quei quattro un che di irreale:
“se riesco a entrarci cosa vincerò?”
“vengo con te” “anch’io” “io no”
“perché non vieni?” “ci ho paura, ma anch’io verrò”
E le bambine ricche ridono
e sanno tutto e non capiscono
che siamo noiPrendono Tibi come servo e adesso se ne andrà,
quelli buoni,
i cattivi
non andranno poi
in paradiso
come tocca a noi.
vedrà la notte uguale al giorno nella grande città;
il paradiso lui ora ce l’ha già
e ancora tempo non dovrà aspettare
perché finché resta così qua non si può campare.
E son passati oltre cent’anni ma
qui vince ancora solo chi se ne va.
Siamo noi
quelli buoni…
Siamo noi
quelli buoni…
1 commento:
ecco un pezzo più lungo, e più bello, del mio, sullo stesso argomento: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2014/04/a-proposito-del-post-di-grillo-mentre-i.html
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