venerdì 19 settembre 2014

SCAREDHEART

Proprio come le schede dei nostri referendum, vero?
Non mi andava di essere menagramo, per cui mi sono astenuto da alcuni commenti che mi scappavano, sul referendum scozzese, fino all'esito definitivo, che purtroppo conferma le mie previsioni.
Gli indipendentisti stavolta sono riusciti a raccogliere il 45% dei votanti, ma ovviamente non basta, se non a indurre chi le ha fatte a mantenere le promesse di maggiore autonomia grazie a cui ha arginato la marea montante.
Queste le considerazioni, in ordine sparso:
  • la semplicità del quesito, che invidia!...;
  • la composizione del vasto compatto e forte fronte del no, una delle migliori ragioni per votare si;
  • la mancanza di richiami alla sovranità monetaria da parte degli indipendentisti, da un lato conseguenza del fatto che comunque essi vivono in uno Stato che ce l'ha (anche se non la usa certo a vantaggio delle "province" o delle classi medio/basse), dall'altro causa di un difetto di coerenza nel piano complessivo che è certo una delle cause della mancata vittoria;
  • il comportamento dei mass-media, anche in questa occasione (nell'instillare terrore verso gli scenari conseguenti all'eventuale indipendenza) dimostratisi ormai degni del peggior Goebbels (il nazista inventore della propaganda moderna) altra causa della vittoria dei NO.
Volendo però mettere a sistema i ragionamenti, si può senz'altro affermare (come Contropiano) che le cosiddette democrazie occidentali sono già, o ancora (se la crisi continua ancora un po', e non si vede come possa finire), oltre la soglia in cui la percentuale di chi ha qualcosa da perdere, e quindi paura, è maggiore di quella di chi non ce l'ha. Ecco perché era facile prevedere questo risultato, e forse anche il 41 per cento del cicciobello con gli 80 euro tra i dentini, e semmai a sorprendere, e ad essere spiegata dalla gravità della crisi, è l'alta percentuale di SI.
Forse non c'è che da aspettare ancora un po' (magari sperando di sbagliarsi, che questi si inventino qualcosa e questo momento non arrivi mai...), perché siano mature le condizioni per una rivolta, con o senza virgolette.
A proposito, e infatti, ecco che in Italia il comitato per il referendum abrogativo del Fiscal compact e del pareggio di bilancio in Costituzione si trova in serie difficoltà nel raggiungere il quorum di firme (ancora a 500mila, la riforma Renzi la vuole a 800mila...): al fattore paura, lì, si somma il fattore ignoranza, non certo mitigato dal connivente mondo dell'informazione, è solo grazie a ciò che può accadere che un sacco di personaggi in vario grado di malafede (da Tsipras e accoliti, allo stesso Renzi, ora perfino a Draghi) straparlino senza essere linciati di crescita e politiche keynesiane non affiancando a ciò una messa in discussione anche parziale del sistema-Euro.
Ecco allora che forse, come in questo contributo da leggere tutto benissimo spiega Fagan, il tentativo scozzese mostra la traccia di ciò a cui dovrebbe puntare chi volesse davvero trovare una soluzione "da sinistra" ai problemi dell'Europa: il superamento degli Stati-Nazione a favore di comunità più piccole e storicamente e culturalmente coese, federate in entità sovranazionali (per noi, una Unione Euro Mediterranea) a loro volta meno elefantiache e con interessi maggiormente convergenti dell'attuale Unione Europea. Un progetto questo, quindi, da buttare definitivamente alle ortiche della Storia, assieme alla folta stola dei suoi promotori e sostenitori, magari prima che faccia altri danni.

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