- mi ero ripromesso di dirla "in piano" e invece come al solito mi sono compiaciuto nell'arrovogliarmi;
- non capita spesso di scegliere un titolo e dopo due giorni un Papa usa parole talmente simili che sembra quasi rubartelo.
E allora ri-scriviamola, questa analisi. Chi oggi in reazione agli attacchi terroristici reclama guerra commette un imperdonabile errore: lo fa come se non l'avessimo mai usata, questa risposta, come se quelli che spregevolmente chiama "buonisti" avessero spadroneggiato negli ultimi decenni impedendo qualunque risposta dura e qualunque ingerenza armata negli affari altrui. Invece (la Storia puoi anche ignorarla ma lei quella è), la risposta "guerra" è esattamente quella che abbiamo sempre usato. Sempre, per miopia o interesse, dal 1991 ad oggi. E ogni volta il problema terrorismo anzichè diminuire è aumentato. Vogliamo rispondere con le bombe anche stavolta (domanda retorica, lo stanno già facendo)? Aumenterà ancora. E questa spirale si arresterà solo quando una delle parti in causa (che potremmo benissimo essere noi, non vi illudete, anche perchè le radici del male che rappresentiamo affondano ben prima del 1991: leggetevi attentamente, qui, Massimo Fini...), se non entrambe, sarà totalmente rasa al suolo. E' davvero questo, quello che volete? Si? Ebbene, non siete amici miei. E neanche buoni cristiani, a sentire il vostro Capo in terra.
E non si tratta di "porgere l'altra guancia". Si tratta semplicemente della banale considerazione logica che per risolvere un problema bisogna colpirne le cause, e per farlo bisogna saperle individuare (qui Leonardo ci riesce benissimo, in una tirata retorica: l'assurda guerra all'Afghanistan dopo l’11 settembre, una serie di Paesi islamici disastrati dalle fallimentari strategie geopolitche dell'Occidente, la corruzione postcoloniale della classe dirigente di tutto il terzo mondo, l'industria bellica - continuiamo a vendere armi a tutti, approfittando di innumerevoli guerre fraticide e in molti casi provocandole, "la fragilità del benessere di Paesi basati sull’esportazione di idrocarburi, praticamente privi di una classe media che possa creare le premesse per una democratizzazione e laicizzazione della società", "la questione israelo-palestinese", "il malessere delle banlieues", la rinuncia a qualsiasi governo "emerso" dei flussi migratori funzionale alla colpevole incentivazione della clandestinità con relativa compartecipazione della criminalità organizzata), e soprattutto non confonderle con gli effetti. Dare l'altra risposta, ritirarsi dal medio oriente Palestina compresa, costi quel che costi rinunciare al petrolio, o perlomeno qualcosa che gli somigli, sarebbe ancora più che giusto: sarebbe logico.
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