E' una livella, diceva un principe vero che ci teneva pure e tanto ad esserlo. Per cui, da questo punto di vista, si fatica persino a comprendere perché poi uno dovrebbe affannarsi ad accumulare ricchezze, figurarsi a improntare alle proprie idee, nobili o abiette che siano, una società che prima o poi farà a meno di te e se ne farà presto una ragione, e comunque non sarà affar tuo e tu non saprai mai cosa è successo dopo...
E però, a pensarci bene, è esattamente per questa ragione che uno tenta di accumulare soldi e beni per i posteri, un altro di salvare vite in ospedale, uno di immaginare il futuro appassionandosi alla fantascienza, uno si identifica con la propria squadra di calcio che c'era prima che nascesse e sempre ci sarà, uno legge mille libri vivendo mille vite, uno crede a un qualsiasi dio e a un qualsiasi oltretomba, uno concepisce e fa di tutto perché venga applicato un piano di rinascita democratica: perché abbiamo mangiato la mela, abbiamo la disgrazia di sapere che moriremo, e dal momento che lo capiamo la nostra mente per non impazzire non fa che cercare modi di vivere oltre i limiti della propria vita, orizzontalmente o verticalmente che sia.
Poi magari è pure una bella soddisfazione, per quanto magra, vedere che i propri piani sono stati realizzati in gran parte da chi noi avevamo designato alla bisogna, e per il restante da chi fino a ieri gli si opponeva (scorrete questa disanima di Travaglio del 2010, e aggiungete a matita quello che ha fatto e sta facendo Renzi per completare l'opera di Berlusconi). E d'altronde anche questo avevamo previsto nel piano: un bipolarismo apparente, perché solo una buona parvenza di democrazia può scongiurare il pericolo che la gente si metta in testa di realizzare una democrazia vera.
Insomma, il premiato poeta aretino Licio Gelli, con tutto il suo comodo, è morto, ma il suo lascito ideologico e pratico è vivo e lotta assieme a noi. O forse contro?
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