Una delle poche digressioni dal terreno politico/economico che ricorrentemente trovate su queste pagine è costituita da articoli di quel particolare tipo che in gergo si chiama "coccodrillo" perché l'autore nel piangere qualcuno lucra seguito (ci "mangia") dall'averlo fatto.
Uno dei vantaggi della completa amatorialità è però che, a differenza di chi lo fa a pagamento, si può piangere chi si vuole, e quindi alla fine lo fai solo per quelli che secondo te se lo meritano. Oppure, come in questo caso, e come avevo fatto per Jannacci, che non aspetti che uno muoia per celebrarne la straordinaria carriera.
L'uomo è Jerry Lewis, per toglierci dall'imbarazzo diciamo uno dei cinque più grandi comici della storia, l'occasione è il suo novantesimo (sic!) compleanno, celebrato nei giorni scorsi su tutto il mainstream. Per questa ragione, tutti avrete sentito o letto che, a parte la evidente singolarissima e rivoluzionaria mimica, l'uomo è quello che ha inventato Telethon (pare per espiare il successo raggiunto imitando i movimenti di un ragazzo distrofico) e quindi tutte le altre maratone televisive di beneficenza di cui è prototipo, e che ha pensato per primo al video assist per il regista, fondamentale quando questi dirige se stesso. Ma a prescindere da ciò, tutti siete stati bambini, e quindi, per via della molla comica dell'identificazione, vi siete scompisciati a vedere in azione questo vostro coetaneo alquanto cresciutello.
E' a questi bambini che penso, quindi, quando mando col pensiero gli auguri di buon compleanno al Picchiatello, lasciandovi in visione due spezzoni, uno celeberrimo, e l'altro meno, ma ancora più esplicante dell'incredibile concentrato di tecnica (qui ci sono assieme la fisicità dei clown, il pionerismo del nonsense, lo slow burn di Laurel, e tanto altro) di cui è pieno il suo apparentemente semplice cinema. Sperando che finalmente Hollywood si decida a celebrarlo come merita, magari con un biopic nelle sale per una volta col de cuius ancora in vita, interpretato finché ce la fa dall'unico che può avvicinarsi in parte a definirsi suo erede, quel Jim Carrey che pur con molte eccezioni troppo spesso ha sprecato il suo talento.
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