sabato 14 dicembre 2019

GOD SAVE THE QUEEN

Il primo strappo è prossimo. Ora speriamo che si dilanii...
Degli inglesi ho sempre invidiato poche cose (del resto il cibo è pessimo, il clima pure, l'aspetto fisico c'è molto di meglio, eccetera), ma una di queste è l'inno nazionale: diciamolo francamente, la nostra marcetta non aiuta certo gli atleti a mettersi sugli attenti seri pensando all'amore per la Patria, gli abbiamo fatto la testa tanta per convincerli ma di certo nessuno di loro pensa al testo mentre lo canta, altrimenti gli scoppierebbe da ridere. L'elmo di Scipio, stringiamoci a coorte siam pronti alla morte... ("aaaa cchi?" direbbe Totò "sarai te pronto alla morte, io sono giovane voglio campare ancora quei sessanta settant'anni..."), schiava di Roma, e cito solo brani dell'unica strofa che conosciamo tutti e infatti la ricantiamo al posto del seguito che nessuno conosce. Volete mettere l'inno della Gran Bretagna? Con quello si, che trovi la forza di resistere ai tentativi di invasione di Hitler, altro che della replica moderna dell'espansionismo tedesco che per fotterci hanno chiamato Unione Europea. Pensateci, ai partigiani che cantano l'inno di Mameli invece che Bandiera rossa...: col cavolo, che ci vanno sui monti!
Tra l'altro, ai britannici quando hanno un re maschio gli basta cambiare Queen con King, non ne soffre nemmeno la metrica figurarsi il senso, che è che la sovranità di un popolo è l'unica cosa che ne salva l'identità, e il destino quando occorre. Se poi il simbolo è in carne ed ossa, e viene mantenuto al centro di un teatrino piuttosto caro, significa solo che è reputato molto importante; e poi non è che il nostro teatrino costi meno (in fondo Mattarella vive in un palazzo reale, spesso ce ne dimentichiamo), è solo meno efficace, come scherzando e ridendo ci dimostra persino Cetto Laqualunque in questi giorni al cinema.
Tant'è, ma a prescindere del tipo di rappresentazione ideologica che scegli per incarnarla, e della sua maggiore o minore efficacia, la sovranità di un popolo è quello che gli consente di esercitare, se davvero ce l'ha, la sua prerogativa democratica di scegliere i politici che lo devono governare in base alle politiche che dichiarano di voler applicare, tra cui le più importanti, e di gran lunga perché senza di esse tutte le altre si riducono a presa per i fondelli, sono quelle economiche e finanziarie. L'UE stringi stringi questo è: una serie di trattati sovranazionali architettati con l'unico scopo di disinnescare le prerogative democratiche dei popoli degli Stati che sciaguratamente vi hanno aderito.
Mio papà mi ha insegnato, quando andavo crescendo e volevo andare in discoteca (ai miei tempi, era di pomeriggio...), che quando entro in un locale qualsiasi la prima cosa che devo controllare è dove sono le uscite. Con un occhio, magari senza pensarci, ma farlo. Abbiamo sentito in questi anni fin troppi fatti di cronaca in cui averlo fatto ha aiutato molti, accanto al sempre predominante "fattore C". Ebbene, fosse anche questo il solo motivo, che i trattati a cui si andava aderendo non prevedevano una via d'uscita codificata, la semplice prudenza avrebbe dovuto consigliarci di non entrarci.
Ma pazienza, ci hanno allettato, ci hanno promesso prosperità, ci hanno detto che eravamo troppo piccoli per difenderci da soli nel mondo globalizzato ma invece l'Unione avrebbe potuto salvare il nostro modello di vita e i nostri valori, e gli abbiamo creduto. Ma oggi? Oggi abbiamo visto ad una ad una tutte le promesse sgretolarsi come un intonaco messo male mettendo a nudo le architravi di un sistema costruito a solo vantaggio di una parte degli aderenti e a danno di altri tra cui noi. Abbiamo visto che se proviamo ad eleggere chi ci promette se non di uscire dalla trappola almeno di inceppare i meccanismi che fanno figli e figliastri, fanno di tutto ma proprio di tutto (leggi elettorali, denigrazione mediatica, serpi in seno, eccetera) per vanificare le nostre scelte democratiche (e si, magari c'erano pure difetti d'origine nel progetto grillino, ma era l'unico che c'era in campo no-euro, e ora ci è rimasto solo Salvini, forse) per neutralizzare la nostra volontà e sfiancarci. E soprattutto, abbiamo visto cosa succede a chi, avendo individuato finalmente con chiarezza i propri interessi e avendo votato democraticamente in tal senso, decide liberamente di uscire dall'Unione Europea, senza nemmeno trovarsi come noi al denominatore del rapporto di potere al suo interno, anche perché non aveva accettato le catene più grosse, quelle dell'unione monetaria. Succede che sono anni che li deridiamo perché a voler uscire si dimostrano stupidi, tentiamo di dividerli facendo leva sui loro nazionalismi interni e blaterando che sarebbero i vecchi babbioni che vogliono uscire rubando un futuro radioso ai loro giovani, li imbrachiamo in trattative estenuanti derivanti dalla succitata mancanza di regole prefissate per l'uscita, li sfidiamo a rivotare convinti che nel frattempo si sono "rinsaviti", ed ecco che una cosa decisa da un popolo nel 2016 si realizza solo nel 2020 (e facciamo gli scongiuri, "non dire gatto se non ce l'hai nel sacco": Trapattoni rules).
Ma, e qui c'è il lato positivo della faccenda, la lezione che dovremmo trarne, alla fine la Brexit si realizza perché gli inglesi, e Mussolini lo sapeva per questo tentava di sfotterli con la Perfida Albione, sono un popolo vero, e un popolo vero più cerchi di costringerlo a fare una cosa più anche solo per tigna fa il contrario (la sinistra anche li la votano oramai solo quelli coi soldi e la casa in centro). La loro sovranità è incomprimibile, è Dio che la salva, se lo ripetono ogni volta. E ce lo sbattono in faccia.
I nostri commentatori che prevedevano sciagure sono già serviti, se leggete come i famigerati mercati hanno reagito al plebiscito pro-tories e pro-exit. E non hanno visto ancora niente, perché senza legacci uno Stato sovrano può fare quel che vuole, e si: anche sbagliare, perché un popolo in democrazia ha anche il diritto di sbagliare. Ebbene, visto quello che ha potuto fare e che risultati ne avrà la Gran Bretagna, immaginate che noi potremmo scioglierci da legacci ben più stretti, ed avremmo ben più slancio da prendere. Non dimenticate (voi che avete l'età), e sappiate (voi che non ce l'avete), che prima che ci fregassero col monetarismo e l'Euro (leggete l'ultimo rapporto Censis e inorridite, please) gli inglesi li avevamo superati e i tedeschi li avevamo nel mirino. Non dico che possiamo puntare a tornare ad essere la quarta economia del pianeta, perché nel frattempo sono emersi altri attori, ma possiamo e dobbiamo giocare la nostra partita con le mani libere, le leve dell'economia e della moneta in mano a un governo eletto liberamente da noi perché faccia quello che vogliamo noi, e non perché ci convinca che nel nostro bene dobbiamo fare quello che decidono le banche altrui e nell'interesse altrui, come è da quasi 30 anni ormai.
Pochi giorni fa è stato il 50simo anniversario della madre di tutte le stragi, quella di piazza Fontana. Una bomba in una banca. Nello stesso giorno, bombe in altre banche, alcune con feriti altre fermate in tempo. Poco prima, un governo Moro aveva varato gli ultimi "biglietti di Stato a corso legale" d'Italia, le cinquecento lire, con la collaborazione proprio di quelle banche li, pare. Forse è una ricostruzione a posteriori, forse una coincidenza. Ma con quel boom finiva il Boom e iniziavano la strategia della tensione e gli anni di piombo, la separazione tra Tesoro e Banca d'Italia, il craxismo, e infine tangentopoli e le stragi cosiddette di mafia. Un lungo filo rosso con cui ci hanno indotto a rinunciare ai sogni con la paura. Un filo di cui Maastricht e l'eurozona sono il nodo e il fiocco, il MES la coccarda. Bisogna trovare il coraggio di tagliarlo. Gli inglesi hanno tracciato la via.

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