domenica 29 dicembre 2019

SIAMO DEI

Prometeo che ruba il fuoco a Giove e ne viene
punito: cattolicuzzi, vi ricorda qualcun altro?
Una delle canzoni più "avanti" di Lucio Dalla, Siamo dei del 1980, era così avanti che presto lo stesso autore, che nascondeva le sue preferenze sessuali meglio della sua religiosità, le restò indietro e smise di eseguirla. In essa due personaggi, entrambi interpretati da Lucio grazie a un lieve ma riconoscibilissimo cambiamento di vocalità, inscenano un battibecco tra Uomo e Dio, con quest'ultimo che alla fine soccombe alla dialettica dissacrante (perlappunto) del primo.
Il brano lo potete sentire in fondo, ma questa non è la decima recensione di radiocontroinformoperdiletto, qui non si parla di musica, è solo il pretesto per introdurre, ad accompagnarvi nel passaggio tra un anno e l'altro (che tutti crediamo fatidico, tutti essendo del tutto irragionevoli) raccomandandovi la lettura di due post altrui che parlano, in modo completamente diverso, entrambi di Dio. Aiutandoci ad esemplificare quella difficile strettoia che resta tra il precipitare verso l'acritica assunzione di verità stabilite da altri, quasi sempre con fini tutt'altro che nobili, e il ricadere nel peccato opposto, l'arroganza di divinità conferita a noi stessi e alle possibilità a noi schiuse dalla tecnologia. Che poi è esattamente quella in cui gli artisti riescono talvolta ad infilarsi e passare in agilità, come appunto Dalla nel brano succitato.
Il primo post è il mirabile Regalo di Natale (con ammennicoli vari...), in cui Carlo Bertani riesce a riassumere in pochi capoversi la storia del cattolicesimo, racchiudendo sia la critica ad una festa posticcia e rubata ad altri culti (quale è quella che abbiamo appena festeggiato, abboffandoci e riempiendo talmente di regali i pargoli da fare loro perdere del tutto la capacità di apprezzarli), sia il rimpianto per quello che comunque a un certo punto era arrivata a significare, lei e tutta la religione di cui era la bandiera. E senza contraddizione, leggere per credere. Perché non c'è contraddizione tra dichiararsi atei e mantenere una propria spiritualità e dimensione religiosa, come pure tra saper discernere nella vicenda di Cristo tra episodi verosimili storicamente e mito e saper riconoscere la validità del messaggio cristiano (e quali e dove siano i suoi veri nemici).
Il secondo è l'agghiacciante Correggendo Dio, con cui Stefano Re ci aggiorna sugli sviluppi della ingegneria genetica applicata su piante, animali e esseri umani, ribadendo l'urgenza di disciplinare, e rigidamente quanto efficacemente, un campo che altrimenti resta sottoposto alle soli leggi del mercato, vale a dire all'arbitrio di "chi può". E, si noti bene, lo fa dichiaratamente da ateo. Il problema sorge sempre dove la tecnica corre troppo più veloce della comprensione teorica. Sappiamo, ad esempio, che esistono tecnologie in grado di influenzare il meteo, e che sono talmente a buon mercato che è praticamente impossibile sapere davvero quanto e da quanto tempo si stiano utilizzando. Ma sappiamo anche che il complesso di variabili in gioco nella circolazione atmosferica è talmente enorme che nemmeno i calcolatori di oggi, milioni di volte più potenti di quelli di decenni fa (e quindi probabilmente nemmeno quelli di domani, altri milioni di volte più potenti), sono in grado di elaborarli in modo da darci previsioni del tempo decenti oltre il brevissimo termine. Di conseguenza, possiamo star certi che anche il governo più illuminato, mosso dal più integerrimo e adamantino degli intenti, se decidesse di attuare interventi per far piovere di più o di meno, non ha la minima idea, e se dice di averla mente, di come andrà a finire nel medio o lungo termine, se ciò alla fine provocherà siccità o alluvioni. Bene, con la genetica la faccenda è ancora molto ma molto più complessa e pericolosa. Un esempio? Chi non sarebbe d'accordo ad eliminare da oggi a domani le zanzare? A che servono quei maledettissimi insetti, se non a toglierci il sonno nelle notti d'estate? Bene, siamo tutti d'accordo, un plauso al genetista che ha trovato il modo di sterilizzarle, via: estinte. Ma magari, nel giro di pochi anni, l'effetto farfalla porta carestie talmente grandi che innestano una serie di conflitti che al confronto quelli di oggi sembrano scaramucce. Esagero? Forse. Ma resto d'accordo con chi sostiene che ci sono cose che non si possono lasciare al mercato.
Buona fine e buon principio a tutti i miei (pochi) restanti lettori.

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