domenica 22 ottobre 2023

MA COME "SUL TETTO"?!

Non ho l'abitudine di commentare a caldo la cronaca, sia perché non ne ho i mezzi (dedico a questo blog solo ritagli di tempo, spesso notturni per definizione: controinformo per-diletto ma anche perdi-letto) sia perché lascio che passi la sbronza mediatica per dire qualcosa di mio, se nel frattempo mi viene. D'altronde, ho sempre diffidato dei best-seller, che di solito ho letto "alla scordatina" (Il nome della rosa e Il pendolo di Foucault in spiaggia, il mio top, parecchi anni dopo il loro enorme successo commerciale, e dire che Eco l'avevo studiato con piacere all'università). La vicenda del bus precipitato dal cavalcavia a Mestre non fa eccezione.

Le immagini le avete viste tutti, da subito era chiaro (come poi è stato confermato) che il mezzo non stesse correndo quindi doveva esserci un'altra ragione per cui il guardrail non ne aveva trattenuto la marcia. Finché si è parlato di barriera vetusta o addirittura interrotta, eravamo nella purtroppo ordinaria amministrazione delle cose italiche: la quasi totalità delle infrastrutture fondamentali per un paese moderno abbandonate per non avere le risorse per l'ordinaria manutenzione, se non colpevolmente dimenticate da chi avrebbe dovuto rinnovarle o almeno controllarle. Qualche anno fa a Genova è caduto un ponte, che vogliamo di più? E basta che ci facciamo un giro in città, o andiamo in vacanza in uno dei tanti bellissimi territori italiani a vocazione turistica, per vedere, in ordine sparso e non esaustivo: cespugli grandi come alberi a intralciare la carreggiata, asfalto pericolosamente sconnesso, protezioni a ciglio strada quasi ovunque approssimative o inesistenti, carreggiate mezze chiuse per manutenzione da decenni, stazioni dei treni abbandonate, sponde marittime lacustri e fluviali non governate, alvei irresponsabilmente urbanizzati e/o variamente ostruiti, eccetera eccetera. Senza contare che le autostrade rischiano di diventare antieconomiche e quindi di essere abbandonate dal definitivo tramonto, programmato e in fase di attuazione (all'interno di un piano preciso, al quale non avremo scampo, e di cui abbiamo numerose prove), della automobilità privata, e che tolte quelle il tracciato delle strade è ancora quasi totalmente quello ereditato dall'era prerepubblicana, quando non preunionista, al massimo rimodernate nel secondo dopoguerra e fino a che l'Italia è stata padrona di spendere i suoi soldi come voleva. Ok, spesso male, ma non sempre; e non è una buona idea rinunciare a ridurre quel "male" al minimo strutturale per invece optare per un "vincolo esterno" che ti leghi le mani impedendoti si di sprecare ma anche di agire secondo legge e buona amministrazione. Invece è questo che è stato fatto, in sintesi, con l'Unione Europea, avendo origini ancora anteriori.

No, la questione infrastrutture ci azzecca ma non può bastare. Il bus infatti non solo ha preso fuoco come sotto una gragnuola di molotov, ma è caduto a tetto in giù. Un'auto che cade da un cavalcavia, normalmente tende ad andar giù di punta, con la parte più pesante, proprio come un essere umano di testa. Ecco che si scopre che il mezzo era alimentato a batterie, e che chi lo ha progettato, probabilmente partendo da un modello preesistente per risparmiare (come la totalità delle auto elettriche che tentano in ogni modo di propinarci: pensateci, che ragione c'è che abbiano ancora un cofano motore?), le ha messe sul tetto, dove c'era più spazio, e non nel pianale tra i due assali, dove erano più protette (visto che in caso di incidente sono altamente infiammabili e comunque impossibili da riparare - chi non ci crede chieda alle compagnie assicurative). Ma cosa succede a un qualunque mezzo di locomozione che tu carichi in maniera troppo sbilanciata nella parte superiore? Esatto, perde in stabilità, e il perché lo sappiamo dalle elementari: si alza il baricentro, quindi ha un equilibrio più precario.

Quando ci dicono che bisogna fidarsi de "la Scienza" perché sarebbe neutrale (anche politicamente), e intendono l'ingegneria, la medicina, l'economia, ricordiamoci bene ma proprio bene due cose, peraltro strettamente interdipendenti:

  1. la scienza è la casa del dubbio e chiunque ti dica che lui ha ragione al 100% non è un vero scienziato;
  2. la storia dell'umanità è piena zeppa di scienziati che hanno sbagliato, anzi diciamo che ogni scienziato prima o poi è stato sbugiardato o dai fatti o da un altro scienziato, sia i buoni scienziati (quelli che si propongono in modo da rispettare il punto 1) sia quelli cattivi (che invece, per molte ragioni in primis di utilità personale, si atteggiano a portatori della Verità e pretendono obbedienza).

Erano scienziati quelli del Vajont. Lo erano quelli che per decenni ci hanno fatto costruire le case con l'amianto, o che ci hanno fatto ingerire cibi o assumere farmaci certificandoli per efficaci e innocui per decenni prima che venissero tolti dal commercio perché cancerogeni. Lo erano quelli che ci hanno imposto un modello di consumo fatto di packaging indistruttibile, perché la plastica era progresso. E quelli che sostenevano impunemente che le sigarette facevano bene. E quelli che hanno costruito la bomba atomica e le centrali nucleari (che ora ci ripropineranno non appena ci avranno venduto abbastanza auto elettriche per rendere insufficiente l'approvvigionamento elettrico da altre fonti). Lo sono quelli (anche se gli danno il Nobel, una roba che l'hanno dato pure per la pace a qualcuno che nel mentre bombardava) che ci hanno imposto sieri sperimentali chiamandoli vaccini, e ora insistono nonostante la sperimentazione forzata e a rischio nostro sia stata a dir poco fallimentare (quasi tutti gli ammalati di questa infornata sono multivaccinati, e nessuna indagine seria è stata mai avviata -nonostante le ammissioni - sui danni collaterali e le morti improvvise schizzate statisticamente). E lo sono quelli che non sono nemmeno all'uno per cento della comprensione delle dinamiche del clima e si atteggiano a soloni che hanno capito tutto: che c'è un cambiamento, che esso ha eminentemente cause antropiche, e che agendo su un paio di fronti (casualmente, quelli che sono un affare per i loro ungitori) il cambiamento rientrerà (e mo' pure "el Papa" gli porta l'acqua con le orecchie, complimentoni). E quelli che il ponte sullo Stretto si può fare e reggerà abbastanza lungo e porterà abbastanza benefici da giustificare la spesa e la distruzione dell'area. E quelli che l'Intelligenza Artificiale può solo che aiutarci, eppoi come ogni invenzione dipende da come si usa. Tutta gente che se la propria impresa ha successo gli cambia la vita, e che tanto muore prima o poi come tutti, spesso prima che altri scienziati dimostrino la loro sciaguratezza, quindi che glie frega.

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