venerdì 6 ottobre 2023

PIPPI E I PIPPONI

Ditemi se non sono identici....
Se è vero che il tennis è uno degli argomenti ricorrenti in questo blog, anche se non tra i più frequenti, quando dedicargli un post se non in occasione del miglior piazzamento all-time nella classifica ATP di un giocatore italiano? Tanto lo sapete già, visto che sono queste le rare occasioni in cui uno sport diverso dal calcio diventa mainstream in Italia, che Yannik Sinner è diventato numero 4 al mondo eguagliando il record di Panatta del 1976: ne ha scritto praticamente ogni testata, l'ho visto persino su Il Sole 24 Ore...

Se la cosa vi ha interessato un minimo, e avete seguito qualche link anziché fermarvi ai titoli, sapete però già che Panatta prese quella posizione che era più grandicello del 22enne altoatesino oggi, e la mantenne giusto una manciata di settimane, ragion per cui, come lo stesso Adriano si affretta a prevedere (in un gustosissimo video sfoggia la sua consueta ironia), è altamente probabile che Sinner superi Panatta almeno quanto a durata a quel livello, se non in classifica proprio. Raggiungendo o superando anche quel Pietrangeli che è stato numero 3 per due anni vincendo anche due titoli dello slam a Parigi (come egli stesso sottolinea con la consueta rosica, "dimenticando" che ai tempi la classifica la faceva a manina un giornalista, e ne erano esclusi i professionisti, che fino al '69 giocavano in un circuito loro: un po' come se oggi togliessimo di mezzo diciamo i primi dieci, e il tredicesimo si sentisse in diritto di ricordare per decenni che lui è stato il numero 3 e ha vinto un paio di major ma omettendo che lo ha fatto senza i più forti avversari).

Con ciò non voglio togliere nulla ai due vecchi campioni di cui sopra: Pietrangeli già quando ho iniziato io era una "vecchia gloria" di cui ricordare le imprese e ammirare lo stile nei rari filmati di repertorio in bianco e nero che mamma Rai ogni tanto mandava in onda, magari per commentarne le gesta come CT della nazionale che vinceva la sua prima e unica coppa Davis; Panatta invece è una delle ragioni per cui noi ragazzini di allora abbiamo cominciato a giocare (la Rai non mancava mai di mandare il diretta le sue imprese, e noi lo ammiravamo - talmente bello era il suo stile di gioco - anche nei suoi ricorrenti clamorosi fiaschi) e io ancora a sessant'anni continuo, con impugnatura, serve-and-volley, slice, e panza, mutuati dall'Adriano nazionale (e un po' più di voglia di allenarmi di lui, ma è facile: lui non ne ha avuta quasi mai, e quando l'ha avuta ha vinto, e se ne avesse avuta abbastanza sarebbe stato forse numero 1 al mondo e a lungo). Ma Sinner è un'altra cosa. Sinner è:

  1. potentissimo - nonostante l'aspetto mingherlino, a dimostrare una volta in più che nel tennis la potenza è questione di leve e coordinazione, in altre parole di tecnica di esecuzione dei colpi;
  2. durissimo - il che non significa che non sia anche fragilissimo (avete presente il vetro? o il guscio d'uovo?): il suo atteggiamento serissimo in campo in contrasto con il carattere scherzoso e gioviale fuori dimostra che la sua solidità è frutto di lavoro e applicazione continui, quindi difficilissimi da mantenere sempre, e allora necessariamente talvolta gli capita una giornata storta o un momento topico che gli fa girare contro un match;
  3. giovanissimo - quindi se è fortunato (a non farsi mai male sul serio), bravo (a lavorare sul fisico), e ne ha voglia (il che non è detto, si può sempre fare la "fine" di Borg), lo vedremo ai vertici per almeno i prossimi dieci anni;
  4. tedeschissimo - per mentalità maturità serietà e quindi precocità.

Il combinato disposto di quanto sopra (e specie degli ultimi due punti) fa si che abbia ancora moltissimo margine per crescere, arrivando (anche presto) magari a vincere un Master, alcuni titoli dello Slam, e perché no anche quella coppa Davis per la quale è stato al centro delle polemiche nelle ultime settimane (tipico vezzo italico: Alcaraz, il ragazzo spagnolo ancora più forte e precoce di lui che ha battuto in semifinale a Pechino, ha dato forfait a settembre come lui e per le stesse sue ragioni, senza ricevere in patria nemmeno una piccola frazione delle critiche indirizzate qui al Nostro, e dire che la Spagna a differenza dell'Italia ha pagato l'assenza del suo campione con l'eliminazione, da finali che per giunta si giocano li quindi anche con remissione di denaro). E intanto ha vinto il torneo di Pechino battendo in finale uno con cui aveva perso sei volte su sei, dimostrando l'intelligenza di saper adattare il suo gioco quando serve: una trentina di discese a rete, quasi tutte vincenti, e senza avere la manina di Panatta. Niente male per un ragazzino che da piccolo sognava forse di essere il nuovo Alberto Tomba, vincendo come lui il trofeo Topolino di sci prima di optare per il tennis - perché, ha dichiarato, nello sci ogni piccolo errore significa gara persa mentre nel tennis si può sempre rimediare. E invece alla fine rischia di esserlo per un'altra ragione: portare un paio di generazioni sui campi da tennis, così come Tomba-la-bomba le portò sulle piste da sci, con tutto quello che ne consegue nell'indotto oltre che sul piano sportivo. Anche se per quest'ultimo poi ci vuole di base il talento, infatti, più si allarga la base più è probabile che se c'è emerga. E se no, pazienza: avremo comunque per alcuni decenni moltissimi nuovi pipponi che giocano a tennis avendo iniziato per emulare il roscio coi dentoni che proprio come Pippi Calzelunghe non si sa, secco com'è, dove la pigli tutta quella forza.

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