sabato 16 dicembre 2023

LE BUFALE DEL PADRONE 2 - I FEMMINICIDI

Viviamo un'epoca in cui l''attenzione formale a certi fenomeni è inversamente proporzionale alla concreta attuazione di misure che magari potrebbero davvero attenuarli. Un clamoroso esempio è tutta la manfrina sull'identità di genere e il linguaggio politicamente corretto, e il suo di cui chiamato femminicidio. Se n'è accorto persino un blogger ("de sinistra") molto più seguito di me, che è in atto una smaccata operazione mediatica che ha altri obiettivi rispetto alla soluzione del problema di cui sembra occuparsi, e stiamo parlando di uno che la stessissima cosa non solo per la pandemia non l'ha rilevata, ma ha contribuito ad affermarla perculando i dissidenti.

Provo a metterla in piano. Il concetto di "maschile" è "femminile" si è formato in milioni di anni di evoluzione, a partire da differenze fisiche per finire in categorie sociali passando per caratteristiche neurologiche e psicologiche. Negarlo significa negare l'esistenza del nero e del bianco. Ma ammettere il nero e il bianco non significa dimenticare che nella realtà è difficile trovarli, dato che essa non è che una variegatissima scala di grigi, significa non privarsi della possibilità stessa di indagare sui grigi quindi sulla realtà. Ognuno di noi è un mix di maschio e femmina, e nemmeno lo stesso mix in tutta la vita e in tutte le situazioni, e questo basterebbe ad esaurire ogni discussione oziosa su LGBTQ+ e chissà quante altre belle letterine: ognuno è quello che è, è libero di sceglierlo, e non deve essere discriminato per quello che è. Ma nemmeno deve pretendere di imporre la propria ideologia a chi, ad esempio, vuole ancora mettere il nastro rosa davanti alla porta quando gli nasce una femminuccia. No, non è una battuta: hanno già vietato l'utilizzo del rosa e del celeste nelle immagini sui siti istituzionali.

Ma torniamo in tema. Non sto certo dicendo che non abbiamo il diritto e il dovere di mitigare con la cultura quelle pulsioni che ci vengono da milioni di anni di evoluzione: infatti, ben venga lo sport invece della guerra, urlare ai concerti invece che attorno al palo dove stiamo torturando il prigioniero, il gioco dell'amore e del sesso invece che l'appropriazione brutale della donna per essere certi di perpetuare il proprio patrimonio genetico dopo l'affermazione (sempre per ragioni oggettive: la scarsità di territorio e risorse che trasformano gli umani da cacciatori/raccoglitori/nomadi in allevatori/agricoltori/stanziali) del patriarcato. Sto dicendo che quando i cambiamenti culturali accelerano troppo, è da attendersi che siano in molti i singoli per cui si attiva un conflitto interiore difficile da gestire, con conseguenze imprevedibili. In questi casi, pretendere di imporre quei cambiamenti per legge (fino alla ridicola e inutile declinazione linguistica della cosa) non può che peggiorare le cose. Ignorare o dimenticare ciò, fa si che rinunciamo ad agire sull'unico piano che può dare risultati: l'educazione del singolo alla fortezza e all'equilibrio, l'introiezione del concetto filosofico (basilare in una società individualista) che ciascuno di noi è solo e nessuno di noi possiede nessuno mai, al massimo ci percorre un tratto di strada più o meno lungo assieme. Il pensiero "senza di te non posso vivere, la vita non ha senso" è il padre di ogni violenza, non il "patriarcato" che non solo non c'è più, ma che è proprio per non esserci più che disorienta i più deboli e meno strutturati eticamente di noi.

L'immagine simbolo della rubrica "Le bufale del padrone"

E allora perché si blatera di patriarcato e altre categorie sociologiche a due lire, perché si legifera sulla lingua (una cosa che non ha mai funzionato nella storia: la lingua ha la sua evoluzione i suoi tempi e i suoi meccanismi, e l'imposizione per legge non è tra questi), perché si propone di nuove miracolose lezioni scolastiche apposite (e magari nemmeno tanto): perché costa poco o nulla, ed è tanto facile quanto impossibile da misurare per efficacia. Molto più difficile e costoso attivare meccanismi per cui gli individui con problemi vengano identificati per tempo e aiutati ad impedirgli di fare del male a se stessi e agli altri. Bisognerebbe, infatti, andare ad intaccare un sistema di valori diffuso, fabbricato appositamente per neutralizzare il suffragio popolare rimbecillendo gli elettori, in decenni di azione comunicativa concentrica, prima eminentemente televisiva poi ancora televisiva (non c'è programma in cui tali valori non siano propagati, dai talent ai reality passando per Uomini e donne e affini) ma ulteriormente potenziata tramite gli smartphone. Di questo sistema, le donne sono complici dal momento in cui iniziano ad aderire al modello, e sono ancora preadolescenti purtroppo. Gli islamici si accorgono, di questa nostra contraddizione, ma a noi fa comodo rilevare in cosa è il loro sistema di valori ad essere sessista, non in cosa lo è il nostro.

Così, anziché cominciare a demolire questo sistema di valori aberrante, col tempo e la fatica che ci vuole, si individuano (uso ironicamente il femminile dispregiativo) "soluzionesse" a due lire, e si pompano "statistichesse" da nemmeno 18 all'esame di Statistica all'università. No, non ci sono più femminicidi oggi che nel passato, semmai ce ne sono di meno. E no, non c'è più violenza sulle donne rispetto a decenni o secoli fa, ce n'è molto di meno. Certo, si può e si deve ancora migliorare, ma partendo dalla realtà non dalla sua mistificazione strumentale a chissà quale obiettivo di medio-lungo termine del Potere, e agendo sulla realtà non imbellettandola di fuffa.

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