lunedì 8 gennaio 2024

LE BUFALE DEL PADRONE 3 - I MIGRANTI

Ellis Island, la Lampedusa dei nostri avi.
La retorica dell'accoglienza, come tutte le retoriche, consente di dividere chi la utilizza in due categorie: quelli che lo fanno strumentalmente ai propri fini, e la propagandano con ogni mezzo per diffonderla, e quelli che con la miglior buona fede la fanno propria del tutto inconsapevoli di quei fini, di cui però così si trovano ad essere complici. Ovviamente, la seconda categoria è enormemente più numerosa della prima, ed ovviamente non è in discussione la bontà dei sentimenti di solidarietà, la necessarietà del salvataggio di ogni singola vita, e nemmeno la considerazione umana delle ragioni a migrare, peraltro a rischio della pelle, di ogni singolo individuo, dettata o meno che sia dall'empatia. Quello che mi preme è solo sottolineare che senza comprendere quei fini, e combatterli in ogni modo, ogni battaglia sul fronte dell'accoglienza è destinata a far parte di una guerra persa.

Utilizzo per spiegarmi un esempio tratto proprio da quella stessa retorica: l'argomento "fino a ieri i migranti eravamo noi". Gli USA o l'Argentina dei primi del Novecento, ma anche la Germania o il Belgio del dopoguerra, chiedevano esplicitamente all'Italia di fornire manodopera (di bassissimo livello), come anche il Nord del triangolo industriale alle Regioni del sud Italia. C'era insomma una specifica domanda, motivata da esigenze di crescita industriale che necessitavano di forza lavoro a basso prezzo. Nonostante sapesse ciò, chi partiva andava incontro ad accoglienza diciamo così discutibile, povertà, lavoro durissimo, e razzismo. Anche chi parte oggi, nonostante le apparenze, non parte al buio, ma le esigenze cui risponde sono così inconfessabili che il sistema appalta il loro soddisfacimento alla criminalità organizzata, e questa per propagarle e poi agire si avvale di referenti della stessa pasta dall'altra parte del mare. Stante tutto ciò, come può non essere un incubo finire, se si sopravvive, in un centro di accoglienza come i nostri?

Ci vorrebbe il coraggio politico di imporre in UE un cambiamento di paradigma di 180 gradi: avere lo stomaco di ammettere il nesso (ad esempio) tra cercare di risparmiare al mercato e avere bisogno di quasi-schiavi nella filiera, raccogliere le esigenze, organizzare partenze comode e legali per soddisfarle in via diretta per tutta l'Europa (senza bisogno di quella testa di ponte naturale che è la nostra penisola protesa nel Mediterraneo), e dopo ci si potrebbe limitare ad affrontare il mix di problemi che comunque ci sarebbe. Se nonostante questo ci fosse ancora qualcuno che si avventura su un barcone verso Lampedusa, lo si salvi, rifocilli, faccia riposare, e riaccompagni indietro, a disincentivare eventuali resistenze del racket a mollare l'affare.

Per intenderci, funzionerebbe come la legalizzazione delle droghe: checché se ne possa pensare, diminuirebbe i consumatori, perché togliere la redditività all'affare lo toglierebbe alle mafie, che hanno tutto l'interesse a che il mercato cresca e fanno di tutto per farlo crescere. Ma perché allora i governi non lo fanno, non legalizzano le droghe o il flusso dei migranti? Forse perché i centri di potere che li esprimono hanno le radici ben piantate in quella criminalità che si alimenta dell'illegalità? Leggetevi Cardini, che la racconta meglio di me...

Ecco che la retorica dell'accoglienza a qualsiasi costo sennò sei inumano, è di fatto alleata della retorica dell'aiutiamoli a casa loro, o del ci rubano il lavoro (ecco perché quando ho trattato quel tema ho usato categorie di pensiero marxiane). Solo un piano razionale e coerente che consenta a chi non vuole di non emigrare, perché lavora e mangia anche dove è nato e ama restare, e a chi vuole di emigrare comodamente e senza rischiare la vita, si distacca da questa dialettica. Certo, per poterlo attuare anzi solo pensare occorrerebbe mandare all'aria l'UE e la sua politica monetaria costituzionalmente restrittiva, ma questo è un altro discorso, un'altra "bufala del Padrone" di cui parleremo.

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