domenica 25 agosto 2024

LA GRANDE BUGIA VERDE

Che volete farci, c'è gente che in spiaggia non legge affatto, nell'era degli smartphone direi che la quota veleggia ben oltre il novanta per cento, e gente che legge il libro di moda, preso dalla top10 della libreria al centro commerciale, e siamo al novantanove e passa. Poi c'è chi sotto l'ombrellone si porta questo volume di Porro, pieno zeppo di numeri e di grafici, consistendo in una raccolta di articoli di scienziati di riconosciuta e indiscussa fama mondiale che hanno il torto di non essere d'accordo, e di non esserlo per buone e documentate ragioni, con il verbo ambientalista imperante, e lo pagano con l'esclusione dal mainstream.

La sintassi è esattamente la stessa inaugurata con la cosiddetta pandemia. Potevi aver vinto un Nobel per come avevi lavorato sui virus, se osavi mettere in discussione la Verità rivelata e diffusa h24 dai megafoni del Potere retrocedevi immediatamente allo status di vecchio rincoglionito. Il Nobel almeno li aveva costretti a lasciarti esprimere, prima di sommergerti con la denigrazione (primo step di ogni totalitarismo), molti altri non hanno avuto questa possibilità. Ma ogni corretta analisi delle serie statistiche diceva che dalla distanza giusta non si trattava che di una increspatura di breve periodo delle serie storiche. Niente insomma che giustificasse le misure liberticide (mortalmente lesive delle libertà personali economiche ecc.) che sono state prese. 

Allo stesso modo, ce lo siamo già detto e ridetto, non è che non esistano i problemi ambientali, sono magari diminuiti negli ultimi decenni ma ci sono ancora e non bisogna arrendersi, ma parliamo di lotta all'inquinamento, di ciclo dei rifiuti, e di tutta una serie di tematiche che hanno a che fare con il modello di sviluppo occidentale e di come esso sia semplicemente non esportabile a tutto il mondo (come con la globalizzazione invece si sta facendo). Ridurre la questione alla CO2, come si fa oramai anche en passant nelle chiacchiere da bar o da salottino televisivo, è da criminali irresponsabili. La tesi che esista un cambiamento climatico, che questo sia innescato dall'aumento di CO2, e che questo sia dovuto alle attività umane, da cui il corollario che esista un modo di agire sulle attività umane per ridurre la CO2 e quindi arrestare o far regredire il cambiamento climatico, infatti, non regge alla logica. Se anche voi la pensate così, leggetevi questo libro e avrete dei dati per corroborare la vostra percezione, se invece siete un "climatista" con ancora qualche dubbio (che, ricordiamolo, è l'unica cosa a distinguere un vero scienziato da uno "scientista" prezzolato che agisce per scopi nascosti, o da un sacerdote dell'inquisizione se vogliamo), leggetelo che vi aiuterà a scioglierli. I climatisti convinti li ho dati per persi da un po', e non saranno di certo arrivati fino a qui.

Ad esempio, c'è un grafico che mostra come il livello di CO2 nella storia del pianeta abbia avuto un andamento del tutto indipendente dall'azione antropica, che ha un qualche effetto negli ultimi due secoli, ma a livello di increspatura visto dalla scala giusta, e soprattutto del tutto indipendente dalle fasi di riscaldamento o raffreddamento climatico attraversate dal pianeta anche solo considerando l'era caratterizzata dalla presenza umana. Il che lascia facilmente dedurre che, anche ammesso che l'aumento ci sia e sia significativo, e non è così, le cause vanno cercate altrove, in cose al di fuori dal nostro controllo e ben più potenti delle nostre auto diesel: il sole, il campo magnetico, ad esempio. Ma se anche volessimo ammettere che le soluzioni proposte dai climatisti siano in grado davvero di ridurre la CO2, si scopre che il suo livello, lungi dall'essere alto, è invece pericolosamente basso, vicino alla soglia sotto la quale morirebbero di fame le piante, e appresso a esse tutte le altre specie viventi.

Da un'altra parte, le serie storiche dimostrano che non solo gli eventi estremi del clima non sono affatto aumentati, ma le loro vittime sono nettamente diminuite. Da ciò si deduce che anche volendo credere che esiste un certo cambiamento climatico (non ci sono più le mezze stagioni, signora mia), che è cosa diversa da quello che uno si può ricordare nell'arco della propria vita, gli eventi estremi si "combattono" empiricamente, attrezzandosi. L'umanità ha fatto così il suo percorso. Ora questi epigoni di Malthus vogliono farci smettere di farlo: e non per l'asserita mancanza di risorse, ma perché il loro compito è dirottare le risorse pubbliche e private da dove dovrebbero andare (messa in sicurezza del territorio, manutenzione e rifacimento degli acquedotti, rimboschimento, ristrutturazioni edilizie a fini ambientali ma anche antisismici a finanziamento pubblico, eccetera) a dove le vogliono loro (industrie energivore e fallimentari come le grandi centrali eoliche e solari, auto elettriche enormemente inquinanti e distruttive di interi ecosistemi, eccetera) perché conviene a loro.

Ora, lo so da me che Porro sta su Mediaset e dovrebbe essere il mio Nemico naturale. Ma come i nostri nonni partigiani, quando la guerra è a casa mia non chiedo da dove vengono i miei alleati. I suoi programmi TV continuerò a non vederli, come quelli di chiunque altro. Ma il suo libro me lo sono divorato e mi ha dato conforto. Anche se ho avuto l'impressione che attorno a me qualche bagnante mi guardasse storto, non so perché aveva letto il titolo o anche solo forse perché uno che legge oggi è una bestia rara e strana. Poi mi sono ricordato di quando mi sono portato in spiaggia, attendendo che non fossero più modaioli, Il nome della Rosa e Il pendolo di Foucault, e mi sono detto che ho fatto di peggio...

domenica 18 agosto 2024

RADIO CIXD 71 - GINEVRA DI MARCO

Fateci caso: assieme al nostro mondo, a morire con ciascuno di noi è anche la sua colonna sonora. Le cose che ascoltiamo non sono eterne. Si, forse una congiunzione astrale ha fatto si che il "range di vigenza in voga" della leva cantautoriale fosse tanto straordinariamente lungo da farcene dimenticare, ma arriverà un giorno in cui la competenza sulla discografia di un Branduardi non ce l'avranno manco più i suoi nipoti, e al massimo tutti riconosceranno all'ascolto solo Alla fiera dell'est, in quanto filastrocca per bambini.

Non sto esagerando. Ho provato a far ascoltare la mia musica a mia figlia da piccola, ma forse è stato peggio, perché se non l'avessi fatto forse a un certo punto ne sarebbe stata incuriosita, invece adesso è solo terrorizzata al pensiero che in un qualche viaggio in macchina gliela faccia subire. Preferisce ascoltarsi la roba sua nel cellulare, come tutti, e devo ammettere che è giusto così, è fisiologico, anche se non posso esimermi dal sottolineare che al di là di tutto quella roba è, "oggettivamente", robaccia.

Mio padre era un grande amante della musica in genere, e in particolare di quella spensierata e "divertente" della sua generazione (che si era fatta una guerra, in modalità "bambini sotto le bombe", come rimproverargli che le bombe erano della stessa mano di chi poi gli aveva portato il twist e il rock'n'roll) da cui poi risalì al "liscio" (diventando uno dei più famosi dj di radio e balera della città), e aveva fatto lo stesso con me piccino (i suoi 78 giri e il suo giradischi Lesa del "53 ancora funzionante sono l'unica cosa materiale che mi resta di lui), con lo stesso esito: io mi sono fortemente appassionato alla musica, ma alla "mia". Però, però, dopo tanti anni, lui già malato ed io che lo accompagnavo in auto a Bologna dov'era in cura, sono riuscito a fargli ascoltare in auto prima Sergio Caputo poi Paolo Conte, e se del primo mi "rubò" solo Sabato Italiano del secondo si appassionò a tal punto da procurarsi tutta la discografia. Percepìi la cosa come un trionfo, al punto che sulla sua lapide (oramai 25 anni fa) ci ho fatto mettere un passaggio di "Dal loggione", quello che recita "viva la musica che ti va fin dentro all'anima".

Coi miei cugini più grandi, che come spesso capita in questi casi erano per me modelli da emulare, la distanza era minore, ma pur sempre presente. Ad esempio, per Pasbas, che si fa chiamare così per via dello strumento che suona, non ha segreti tutta una produzione blues di anni in cui io ero un bambino, e per la quale, pur apprezzandone l'ascolto, non ho nemmeno una piccola frazione della sua competenza o della mia stessa competenza per la musica d'autore e pop-rock.
Chiacchierando con lui a proposito di Tenco, che io conosco ma non bene come i suoi "successori", mi è subito venuto in mente l'album di cover che gli ha dedicato Ginevra Di Marco, pubblicato grazie a un crowdfunding cui mi onoro di aver contribuito (qui il post dei tempi, in piena pandemia). E ho deciso di rendergli un "servizio", a lui e a chi tra voi vuole approfittarne: fare un'antologia di brani interpretati da questa cantante così sopra le mode. Così, peraltro, riciccio la rubrica Radiocontroinformoperdiletto, che latita da un po', e spero che Ginevra stessa, che ho visto in tournée direi una decina di volte - un paio epiche - e che non risulta (nemmeno sul sito ufficiale) sia in giro al momento, sia alle prese con un nuovo lavoro in studio, che chissà dove ci potrebbe portare. Come sentirete, infatti, la cosa più difficile nel suo caso è inquadrarla in un genere, avendo spaziato dal post punk a Tenco, dalla musica popolare tradizionale alla sperimentazione, passando per imprese come portare sul palco nientemeno che Margherita Hack (ed io c'ero).

A questo link trovate quella testimonianza assieme a tutte le altre volte che ho parlato di lei. Appresso, invece (così magari la aiutiamo a travalicare la finestra temporale di cui sopra, verso i settantenni da un lato, verso i teenager dall'altro), un'antologia poco ragionata dei tanti brani che dimostrano i tanti talenti di questa artista straordinaria. Cronologia discografia collaborazioni eccetera leggeteveli su Wikipedia, io vado a braccio.

Canto di accoglienza
Dopo essersi fatta conoscere e amare conquistandosi uno spazio sempre maggiore al fianco di uno con la personalità di Giovanni Lindo Ferretti, esce col suo primo album solista, e questo è il primo brano del disco: boom! Una preghiera laica così bella che qualcuno (ahem...) l'ha scelta per accompagnare l'ingresso della sposa alla celebrazione. Lasciati avvicinaare...
Gracias a la vida
Vedere Ginevra dal vivo è sempre una sorpresa. Può capitare che riprenda una vecchia canzone dei CSI, oppure che reinterpreti un classico come questo di Violeta Parra.
La malcontenta
Nel suo percorso accidentato, a un certo punto è approdata alle canzoni tradizionali popolari, specie toscane. Cose, come questa, che non hanno mai perso la loro attualità, anzi danno lezioni su come si tratta un tema tragico senza invischiarsi nella retorica, e quindi con maggiore efficacia. 
Il crack delle banche
A proposito di attualità, questo è un brano di fine 800, scritto all'epoca della prima famosa truffa ai risparmiatori italiani, ma sembra scritto oggi. Inutile sottolineare l'interpretazione della nostra...
Come bambino
Quando si sciolsero i CSI e ne nacquero i PGR, Ginevra c'era. Questa canzone se l'è portata appresso nel suo repertorio, e l'ha usata tra l'altro come punto cruciale dei concerti con Margherita Hack, con cui intonava "sto sdraiata sui campi nelle ore più belle a pancia in su a rimirar le stelle".
Te recuerdo Amanda
A un certo punto decide di fare un disco col repertorio di Mercedes Sosa. E queste canzoni immortali, che magari dal titolo vi sembra di non conoscere invece si, sembrano scritte per lei, tanto le vengono bene.
Todo cambia
Vedi sopra.
Malarazza
Di palo in frasca, nel suo percorso non poteva non incrociare Modugno. Questa canzone l'hanno cantata in moltissimi, con questo titolo o con Un servu e un cristu, ma io preferisco con distacco la versione di Ginevra.
Amara terra mia
Qui era più difficile: la versione di Modugno, sigla finale di uno sceneggiato TV, di questo brano tradizionale riscritto dallo stesso con lo zampino di Giovanna Marini ed Enrica Bonaccorti, è già struggente. Ma Ginevra ci aggiunge qualcosa, se era possibile, fin dall'attacco.
Khorakhanè (a forza di essere vento)
L'album scritto a quattro mani da De Andrè e Fossati è pieno di capolavori, tra cui questa canzone che fa capire meglio di mille trattati la cultura nomade. La versione di Ginevra è, tanto per cambiare, semplicemente strepitosa.
Ederlezi
Poteva mancare la musica balcanica? No, ed ecco la splendida versione di Ginevra di un famoso (si, l'avete sentito) brano di Goran Bregovic.

Montesole
Questo è l'unico brano che ho scelto di mettervi non nella versione di Ginevra, che pure esiste, ma in quella originale dei PGR, in cui la sua voce fa da contraltare a quella cupa di Giovanni Lindo Ferretti, ipnotizzandoci con il mantra "l'amore non cantarlo, è un canto di per se: più lo si invoca, meno ce n'è".
La leggera
Torniamo sul folk, e balliamo un po' sulle note di questo brano tradizionale che ironizza sugli scioperi e la voglia di lavorare.
Il grillo e la formica
Qui invece torniamo al live con Margherita Hack, che si scatena (compatibilmente con la sua veneranda età) sulle note di questa canzoncina tradizionale della sua toscana.
Quello che conta
E finiamo in alto, con un brano firmato nientepopodimeno che da Salce e Morricone, a suo tempo cantato da Tenco, inserito nel per ora ultimo album di Ginevra Di Marco. 

martedì 13 agosto 2024

BEVENDOSELA UN PO

Atleti costretti a nuotare in una cloaca, e in fila indiana
per evitare la corrente. Che vomito...
No, non mi sono scordato l'apostrofo, è che la vicenda gare di nuoto di fondo e triathlon nella Senna mi ha fatto tornare in mente un trauma infantile, in qualche modo "padano". Mio padre lavorò a Milano un paio d'anni, e nell'estate di mezzo io mia sorella e mia mamma passammo un mese di vacanza a Monza, dove aveva casa. Avevo otto anni, e già ero fissato di topografia; così, con una cartina in mano, costrinsi le malcapitate a seguirmi nel rintracciare un fiume, un vero fiume, che a Reggio non ce n'è e noi non ne avevamo mai visto uno. Era il Lambro, e lo trovai. Ma era praticamente una fogna, una melma marrone con abbondante schiuma bianca. Non so come sia adesso, ma sono quasi sicuro che stia messo meglio: la favola che l'inquinamento negli ultimi decenni sia peggiorato è appunto una favola, basta avere memoria per ricordarselo, o fidarsi di chi ce l'ha. Questo non significa che si possa abbassare la guardia, ma che si possa e debba continuare a combatterlo senza strumentalizzarlo per fare lotta di classe a rovescio quello si.

La vicenda delle Olimpiadi in cronaca è questa: l'ecologismo modaiolo ha costretto gli atleti ad agosto senza aria condizionata e con pasti improbabili, mentre si spendevano milioni invano per fare scendere il livello di inquinamento di un fiume che passa in mezzo a milioni di abitanti di quello zero virgola sotto una pur arbitraria soglia per potere cantare vittoria e far nuotare i poveretti, coi tanti che si sono vomitati l'anima costretti a dichiarare che avevano altri problemi. Uno schifo, ma non il peggiore di Parigi 2024.

Il peggiore è avere escluso gli atleti russi dall'atletica, e in altre discipline avere costretto chi volesse gareggiare a prendere le distanze dal loro presidente e farlo senza bandiera, novelli Galilei. La cosa, en passant, toglie valore a ogni trionfalismo sul numero di medaglie, pur se maggiore delle altre edizioni monche per boicottaggio (africano a Montreal 1976, atlantico a Mosca 1980, del blocco comunista a Los Angeles 1984), e non ditemi che avete sentito un giornalista uno che lo rimarcasse perché non ci credo.

Le olimpiadi antiche fermavano le guerre, quelle moderne si sono fermate con le guerre o hanno costituito un modo altro di combatterle, e quest'è. Ma mi sarebbe bastata una voce sola che in Rai avesse potuto o voluto ricordare che le Olimpiadi dovrebbero essere patrimonio dell'umanità e non del mondo occidentale, quindi non è giusto che vi si possa dichiarare che uno è aggressore (quando invece è forse l'ultima speranza per l'Europa in un mondo multipolare) e quindi da escludere e uno aggredito. Anche perché magari poi capita che l'aggredito ammetta di avere provocato a lungo per ottenere che l'altro aggredisse (è così, ma il TG non ve l'ha detto). E anche perché se fosse ammissibile questo paradigma allora bisognerebbe applicarlo sempre, e assimilare gli attentati di Hamas a ottobre scorso alla provocazione lunga otto anni dell'Ucraina nelle regioni russofone e la sproporzionata (e criminale) reazione israeliana all'aggressione russa del 2022, escludendo Israele dai giochi. Cosa che peraltro avrebbe influito meno sul medagliere....

...intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film
La questione ci ricorda che è tanto che non parliamo di quello che succede in Palestina. E noi approfittiamo di Pasbas, che ci ha mandato il video di un incontro che ha contribuito ad organizzare e ha moderato il 2 agosto scorso ad Anzio, alla Festa di liberazione. Alla tavola rotonda hanno partecipato:

  • Giuditta Brattini, da vent'anni volontaria a Gaza, che ha parlato delle associazioni e ONG umanitarie lì presenti, del ruolo attuale delle istituzioni umanitarie internazionali, e del movimento BDS (associazione per boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele);
  • Michela Arricale, che passando anch'essa per l'argomento BDS ha parlato in genere del sostegno internazionale alla causa palestinese (scuole, università, società civile, portuali e personale degli aeroporti), del disconoscimento di Israele come approccio per la nascita di una entità palestinese riconosciuta e autodeterminata, della funzione e dell'efficacia di organismi come il Consiglio di Sicurezza dell'ONU e la Corte Internazionale di Giustizia;
  • Diana Carminati, che ha parlato dei progetti a cui ha lavorato a Gaza e dei relativi obiettivi, reso la sua testimonianza sulle elezioni del 2006 a Gaza, e presentato il suo libro "Come si liquida un popolo”;
  • lo stesso Pasquale Morabito, che ha spiegato in cosa consistono le "dottrine" israeliane Dahiya (usare una forza volutamente sproporzionata) e Hannibal (evitare in ogni modo la cattura e il rapimento di soldati  israeliani, ma invece colpire obiettivi civili israeliani anche col proprio esercito regolare, come quando i carrarmati IDF hanno bombardato una casa in un kibbutz).

Tutti, inoltre, hanno parlato di economia di guerra in Israele, del ruolo dei media occidentali nella diffusione di falsa informazione, e della definizione del termine "terrorismo" - in realtà e propaganda.

Il video è lungo, ma merita la visione: non sono rimaste molte le fonti di acqua pulita, quella che ci danno da bere con l'informazione ufficiale è peggio di quella della Senna.

venerdì 2 agosto 2024

CENTRALISMO INDIFFERENZIATO

Io la vedo così: essere stato ambientalista militante nei primi anni 80, mi da ancora più credito quando critico l'ambientalismo modaiolo di oggi, che non è dimostrato che il cambiamento climatico sia riscaldamento globale, principalmente a causa antropica, o che si traduca in eccesso di co2, mentre è dimostrato che i rimedi proposti siano controproducenti (le auto elettriche), miranti ad altro (l'agenda 2030) o vigliaccamente classisti per censo (pro ricchi).

Allo stesso modo, essere stato fautore dell'istituto dei referendum popolari quando ancora non potevo nemmeno votare (posso produrre un video che mi vede impegnato nella campagna per la legalizzazione dell'aborto - che non significa "a favore dell'aborto" semmai il contrario, non bisogna mai dimenticarlo - sul pullman di una gita al liceo, volendo), e averlo appoggiato fino a quando i radicali stessi lo sputtanarono inflazionandolo, mi autorizza in qualche modo ad esprimere le mie perplessità su quelli in cronaca senza passare per antidemocratico o comunque contrario agli istituti di democrazia diretta.

Ora, in questi giorni è capitato a tutti noi che un amico o un conoscente ci passasse un link per la firma (elettronica, i tempi cambiano...) per il referendum abrogativo della legge istitutiva dell'autonomia differenziata. Magari, chi ce l'ha mandato conosce bene il nostro fervore meridionalista o comunque la nostra annosa avversione al razzismo più o meno dissimulato della Lega di Bossi e Miglio. E devo dire che viene d'istinto di seguire il link e firmare, superando l'avversione (sicuramente dovuta all'anzianitudine) dovuta all'ennesimo utilizzo dell'identità digitale che ci è richiesto.

Infatti, non è quello che mi ha fermato. Forse però è quello che facendomi perdere qualche minuto mi ha spinto a riflettere. Ad esempio, da buon dietrologo d'antan, chiedendomi: chi c'è dietro sto referendum? chi lo promuove, e perché? La risposta era semplice: il partito-bestemmia (mica pensavate che PD significasse partito democratico...). Ora, si può legittimamente ritenere, io più volte l'ho fatto su questo blog pubblicamente, che quando una battaglia è giusta è giusta anche se comporta compagni di percorso che non vorresti con te a merenda, sennò financo la Resistenza non ci sarebbe stata e il problema dell'Italia disunita sarebbe stato risolto dagli Alleati ab origine. Ma altrettanto legittimamente si può ritenere che quando una campagna referendaria è sponsorizzata dal principale partito dell'opposizione, la sua funzione strumentale antigovernativa, per carità legittima, sia preponderante rispetto alla funzione propria della battaglia referendaria stessa.

Come districarsi da questo dilemma, a parte come si diceva una volta "lasciare libertà di coscienza" ai singoli? In questo caso è piuttosto semplice, direi: basta ripassarsi a memoria cosa ha fatto il centrosinistra negli ultimi decenni per favorire la deriva "devoluzionaria" a base regionale. Cioè tanto. Abbastanza per garantirci che, una volta raccolte le firme, e una volta vinto il referendum e abrogata l'autonomia differenziata salviniana, e una volta fatto cadere il governo e rimpiazzato FdI a palazzo Chigi, approverà qualcosa che chiamerà in un altro modo, ma somiglierà terribilmente al federalismo sotto mentite spoglie che ci affanniamo ad arginare. Perché il regionalismo è nato proprio nell'alveo di pensiero della sinistra italiana, e tutti i suoi nefasti potenziamenti nei decenni sono stati attuati col beneplacito, quando non con la regia, della sinistra. Per cui quello che sorprende, semmai, è che gli eredi dei fascisti diano spago ai berlusconiani e ai leghisti 2.0, anziché - come dovrebbero - fare abolire le regioni e riorganizzare gli enti locali attorno alla figura del Prefetto. Magari salvando il livello comunale per le questioni di quel respiro, ma senza rinunciare al centralismo per quanto riguarda la sfera finanziaria.

Si, è l'esatto opposto di quanto è stato fatto negli ultimi 50 e rotti anni. In cui tutto questo delegare non ha fatto altro che far uscire di controllo la spesa pubblica e impedire persino un suo reale monitoraggio, oltre che incentivare la corruzione a ogni livello. Quindi non ho alcuna speranza che qualcuno inverta la tendenza. Non i nipotini dei fascisti al governo, ma nemmeno i nipotini dei comunisti che usano la leva referendaria per arrivare sia mai a rimpiazzarli. Questo vecchio comunista morirà (e dire che a occhio e croce ancora una decina o ventina d'anni potrei campare...) senza vedere lo Stato ripotenziarsi, da un lato a danno delle nefaste regioni, dall'altro a spese della ancora più nefasta Unione Europea. Qualunque cosa votiate al referendum.

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