La cosa più inspiegabile perciò non è il prevedibile accanimento strumentale contro la star, bensì la contraddittorietà delle argomentazioni con cui è stata accompagnata la decisione: da un lato dichiarano non condivisibile la sentenza di assoluzione del tribunale indipendente adito dalle istituzioni tennistiche, poi però si affrettano a precisare che nessuna altra perdita di trofei e punti oltre ai 500 già patteggiati dagli avvocati di Sinner (forse l'unico errore tattico commesso: se sei innocente non patteggi, costi quel che costi) è prevista, ma allora se dovessero vincere il ricorso, e la condanna fosse quella prevista per i casi di doping da negligenza (se c'è intenzione le pene sono molto più dure) che va da uno a due anni di stop, avremmo una sentenza che contraddice le richieste stesse del ricorrente (in caso di stop retroattivo, che però pare sia escluso - pare...) oppure (in caso di stop a partire dalla sentenza) un numero uno fermo fino a uscire delle classifiche per una dose non solo non assunta volontariamente ma talmente infinitesima da non essere in grado di dopare niente e nessuno?
Insomma, non posso che ribadire che delle istituzioni sportive serie e sane dovrebbero approfittare della eco di questa vicenda per una riforma copernicana di tutto l'apparato. I due pesi e due misure, da tanti invocati come vulnus in favore di Sinner, dovevano essere il grimaldello per applicare quelli usati per Sinner a tutti gli altri da ora in poi, non per una recrudescenza inquisitoria malriposta e assurda, che comunque vada avrà effetti aberranti. Anche solo fosse favorire gli avversari del nostro campione se stavolta non gli dovesse reggere la capoccia. Ma io temo di peggio.
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