Scusi, per caso lei è di Reggio Calabria? Questa è la traduzione precisa della formula dialettale del titolo, usata quasi ritualmente da noi reggini quando ci incontriamo lontano dalla città natìa e ci riconosciamo quasi dall'odore. Il reggino a sentirlo parlare non viene riconosciuto come calabrese, ma spesso come siciliano o forse salentino. Questo perchè la Calabria è molto più grande di quanto sembri nelle cartine, dal punto di vista geopolitico: tutta montagne, senza strade fino a 150 anni fa, le proprie città erano separate da giorni di cammino, e quindi la lingua e le tradizioni culturali e alimentari si sono sviluppate molto separamente ad esempio con Catanzaro. Invece Messina è stata sempre lì, a un'ora di traghettazione, e infatti quasi stesse facce, stessa lingua, stessi cibi tra Buddhaci e Piscistoccari (messinesi e reggini nelle rispettive più tipiche ingiurie, non a caso ittiche). Stessi pregi e difetti.
Reggio, come e forse peggio di tante altre città del Sud Italia, offre poche prospettive a un giovane in cerca di lavoro, e se possibile qualche decennio fa ne offriva ancora meno. Per cui quasi tutti a un certo punto vanno via, e molti fanno di tutto per ritornare, altri come me quando tornano semplicemente non si trovano più e rivanno via. Ma tutti i transfughi, volontari o meno, definitivi o meno, di prima generazione e talvolta delle successive, vengono calamitati dalle notizie provenienti da quel lembo di terra che chiude a sud lo stivale, come e forse più che da quelle inerenti il posto in cui vivono e magari sono integrati perfettamente.
Dicevo forse peggio, due soli esempi: Reggio è l'ultimo capoluogo di provincia italiano ad avere il gas di città (la stanno tubando in questi anni, e ancora quasi tutti usano le bombole...), ed è praticamente senza acqua potabile nelle case (nonostante il lentissimo switch ad un secondo acquedotto, l'erogazione è in molte zone della città problematica per quantità e quasi dappertutto imbarazzante per qualità: l'acqua è salata, e la gente fa la fila coi bidoncini e le bottiglie alle fonti per prendere quella per bere e cucinare). Non stiamo parlando di un centro dell'arida Sicilia, stiamo parlando di una città che ha una montagna di duemila metri a ridosso, che pullula di sorgenti di acqua buonissima! Una montagna dove piove, nevica, c'è persino una (ovviamente poco sfruttata) stazione sciistica.
Ma la gestione dell'esistente è così approssimativa che una pioggia più seria delle altre provoca sempre problemi seri: in questi giorni è stata chiusa tra Bagnara e Scilla prima l'unica autostrada, poi anche l'altra sola arteria di comunicazione del versante tirrenico, la vetusta statale 18, per frane. Così, per arrivare da Rosarno a Reggio o Villa San Giovanni (50 km circa), bisognava un attimino andare a Gioiosa Jonica attraverso la Limina e percorrere oltre 100 km della pericolosissima e trafficatissima statale 106 (per il versante jonico, è l'unica via di comunicazione). Colpa di chi ha previsto di rifare l'A3 larga come prima sullo stesso tracciato di quella di prima, causando decenni di disagi a milioni di persone da Salerno in giù. Ma colpa anche di chi continua a votare per chi dimostra chiaramente di fregarsene degli interessi della collettività, solo magari perchè ha avuto o spera di avere vantaggi per i propri interessi personali.
Non è un caso che il nome Italia venga proprio da queste terre, forse: qui i difetti dell'italica gente ce li abbiamo tutti, e tutti esaltati come in caricatura.
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