domenica 7 giugno 2009

USAIN BOLT, IL POLIZIOTTO CON LA PANCETTA E LO STATALE FANNULLONE, OVVERO COME TI FREGO PERSINO IL RECORDMAN

Pochi giorni fa ho pubblicato una lettera che un tale Giufà, pseudonimo scelto significativamente, aveva indirizzato al direttore di Contrappunti. Ora Giufà ci ha preso gusto, per cui pubblico direttamente un suo contributo, e non è detto che sia l'ultima volta. Ovviamente, non è detto che sottoscriverei tutto ciò che dice. Ma se lo pubblico, vuol dire che anche se non lo condivido del tutto, mi piace.

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In una delle sue famose favole Fedro parla di un asino,che dopo aver trovato una lira su un prato, provò a suonare lo strumento: il risultato fu ovviamente terribile.
L'asino allora esclamò: Che bella cosa, per Giove!
ma è capitata male, perché non conosco quest’arte.
Se l'avesse trovata uno più esperto, si
che avrebbe dilettato le orecchie con melodie divine!

Gli assiomi sono principi che vengono assunti come veri perché ritenuti di tutta evidenza da tutti. Alcuni esempi:
  1. Usain Bolt è l'attuale campione olimpico che detiene i record mondiali sulla distanza dei 100 metri piani, 200 metri piani e della staffetta 4x100m; si deduce che è quindi l’uomo più veloce del mondo e quindi è il più efficiente nella corsa veloce, in quanto almeno al momento è insuperabile dai suoi consimili.
  2. Il poliziotto italiano panciuto, ingrassato dietro una scrivania ricolma di scartoffie, probabilmente morirebbe di infarto nel rincorrere un ladro (gli mancherebbe le physique du rôle – come ad Aldo Fabrizi nella mitica rincorsa a Totò in Guardie e ladri).
  3. Il dipendente statale, dal canto suo, se stesse sempre in giacca e cravatta darebbe una certa immagine della Pubblica amministrazione, e se lavorasse anche la sera sino a tardi sarebbe certamente più produttivo e meno fannullone.
Infarcire un discorso di assiomi, insegnano i guru della comunicazione, fa si che una certa percentuale di chi ascolta sia portata per natura ad assumere per vero anche il resto del messaggio. Nelle comunicazioni di massa è la strategia principe, per via della vastità e della indifferenziazione dell’uditorio e della conseguente importanza a ragionare sui numeri e non sulle persone singole. Per cui i leader politici dell’era Berlusconi non possono prescindere dal loro uso, e la TV di regime è piena di imbonitori lanciati in vacue discussioni infarcite di vituperi modaioli contro tutte le categorie pubbliche, che in realtà nascondono l’intento di continuare fino all’esclusiva la penetrazione dei privati nei servizi pubblici (infatti praticata con vero spirito bypartisan da quasi venti anni).
Proviamo perciò ad usare la logica deduttiva, se non è possibile riferirsi al buon senso che di questi tempi è merce piuttosto rara e non attecchisce facilmente nelle menti degli “asini che suonano la lira”.
Per gli esperti di procedimenti amministrativi ed organizzazioni pubbliche l’efficienza è un parametro con cui si misura la capacità del singolo o di una organizzazione di raggiungere un determinato obiettivo nel minor tempo possibile e col maggior risparmio di risorse, ovvero di conseguire maggiori risultati (es. beni o servizi pubblici) a parità di tempo e con le stesse risorse. Quindi, in soldoni, si è efficienti al massimo se il lavoro di propria competenza lo si conclude nel minor lasso di tempo e senza sprechi.
Prendiamo l’uomo più veloce al mondo (Bolt dall’inglese si traduce “saetta”, nomen omen!) parametro assoluto dell’efficienza umana nella corsa, e lo mettiamo a gareggiare col poliziotto italiano obeso e col dipendente statale fannullone e incravattato proprio nei 100 m piani. Ma mentre dichiariamo che non ci saranno favoritismi, prendiamo il malcapitato superman Bolt e gli leghiamo mani e piedi, lo bendiamo e lo facciamo ruotare più volte su se stesso fino a fargli perdere il senso dell’orientamento, dopodiché, nella malaugurata ipotesi che indovinasse casualmente la direzione del traguardo, gli disseminiamo la corsia di impicci ed ostacoli.
Al poliziotto in sovrappeso, anche per evitare di dover pagare la pensione ai superstiti, concediamo l’uso di un Segway, quella specie di pedana mobile con due ruote ai lati che sta in piedi da sola, portata su un palco da Peter Gabriel e già utilizzata in qualche aereoporto, spinta fino a 20 Km/h con 40 Km di autonomia da due motori elettrici.
Allo statale di medie corporatura e forma fisica, sia pur limitato nei movimenti da giacca e cravatta, gli consentiamo di correre di sera secondo il brunetta-pensiero (meno caldo = meno fatica = più efficienza), con le proprie gambe.
La gara può prendere finalmente il via. Chi la vincerà?
Non sapendo quanto acceleri il Segway, siamo incerti solo tra poliziotto e statale, a meno che la riduzione del potere d’acquisto dovuta ai ripetuti adeguamenti stipendiali a quote del tasso di inflazione programmata anziché a quella reale (ammesso che poi quella vera non sia quella che chiamano “percepita”, perché se uno percepisce di non arrivare alla fine del mese magari è per via di un complotto della stampa di sinistra) non li abbia così depressi da farli rinunciare in partenza a dispetto dell’handicap a loro favore. Perché è invece indubbio che il povero recordman non avrà il suo solito trofeo: ciechi disorientati e con mani e piedi legati non si può correre senza vagare o magari cadere.
Perché ciò che determina fortemente il risultato finale, sono LE REGOLE PROCEDURALI, i vari VINCOLI ed i CONDIZIONAMENTI, più che le persone che vi si impiegano!
Forniamo al poliziotto panzuto, anziché diete macrobiotiche scarpe da jogging e manganello light per correre dietro al ladro, strumenti moderni e modalità operative evolute per combattere la criminalità, potenziandone più la mente che i piedi (piatti), magari cominciando dalla benzina per le auto di servizio, i soldi per gli straordinari, e si finendo con il lasciare alle scartoffie solo i veri inabili al servizio operativo, escludendo quindi gli imbucati.
Diamo analogamente al dipendente statale regole procedurali amministrative semplici ed attuabili, e soprattutto comprensibili per il cittadino, così da non affossargli di più le già scarse autostima e autonomia: se non si fa, e non si è mai fatto, è solo perchè ciò interferisce fortemente col proditorio e anche questo bypartisan smantellamento in Italia del concetto stesso di pubblica amministrazione.
Se pensiamo ai progressi fatti nonostante tutto, sarebbe come liberare mani e piedi al nostro povero campione olimpico di velocità. Che altrimenti non verrebbe mai più a correre in Italia.
Qui nescit tacere, nescit et loqui (Chi non sa tacere, non sa neppure parlare - Seneca)
Giufà

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