La parte migliore è quando viene fuori Franklin Delano Roosevelt, e il suo tentativo - che non riuscì a compiere prima di morire - di imporre, come eterno anticorpo ad una nuova Grande Depressione, una Carta dei Diritti a sancire il secondo patto sociale avviato col New Deal e il welfare. A sentirlo sciorinare in diretta radio, il vecchio Frank, il diritto a un lavoro stabile e sufficientemente remunerato, a una casa dignitosa per se e la propria famiglia, all'assistenza sanitaria e sociale e all'istruzione pubblica gratuite, sembrava di sentire qualcosa di familiare: ma si! è la nostra Costituzione, cavolo! Quello che Moore rimpiange come mai realizzato per il suo paese, il "Faro della Democrazia", noi ce lo abbiamo scritto nero su bianco nella nostra Legge fondamentale da 60 anni, e non solo lo abbiamo lasciato inattuato, ma ci siamo messi in mano a una banda che da quindici anni non fa che sferrare picconate a questo muro maestro, forse il documento più importante dell'umanità dopo la Carta fondamentale dei Diritti dell'Uomo.
Se avessimo avuto rispetto della nostra Costituzione, insomma:
- non avremmo mai consentito la precarizzazione del lavoro, iniziata con una legge beffarddamente intitolata a uno che se non veniva ammazzato non lo avrebbe mai consentito - visto quanto si lamentava di come avessero usato i suoi studi in maniera unilateralmente parziale, che da un lato non ha migliorato affatto l'occupazione (cosa che promettevano i suoi promotori: più lavoro in cambio di meno regole) e dall'altro ha addirittura tolto dall'orizzonte degli eventi dei nostri ragazzi l'aspirazione ad un "posto fisso", salvo poi utilizzare il concetto quando c'è da inscenare pagliacciate mediatiche;
- non avremmo aspettato una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo per togliere dalle scuole pubbliche l'immagine macabra di una religione, tra l'altro della religione con più morti sulla coscienza della storia dell'umanità, anzi avremmo attuato quella parità tra tutti i credi (e anche il "non credo") che la Carta sancisce, sostituendo l'ora di religione con una di storia delle religioni, e mai avremmo finanziato le scuole cattoliche - sento e leggo invece commenti che straparlano di un simbolo della tradizione: perchè non gli spaghetti allora, o un bel paio di tette a iconizzare insieme il nostro essere mamme mammoni latin lover e da ultimo transofili?
- non avremmo mai consentito la barbarie dei respingimenti, e anzi avremmo scelto, memori del nostro recente passato di emigrati, una politica di immigrazione ampia e ben governata che ci avrebbe tra l'altro risolto tutta una serie di problemi di sviluppo economico, equilibrio del sistema pensionistico, e vorrei dire conservatorismo politico, come ben spiega qui Oliviero Beha. Tra l'altro, la politica nei confronti degli immigrati contraddice in maniera macroscopica proprio quel cristianesimo che sbandieriamo fino a ricorrere avverso le lapalissiane decisioni di Strasburgo...
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