venerdì 15 aprile 2011

UNO SERIO

Arrigoni coi bimbi della striscia di Gaza nel 2008
La notizia dell'uccisione di Vittorio Arrigoni sarà dappertutto, adesso: mainstream a parte, la home di Megachip è monotematica, Cavalli sul Fatto lo saluta col suo "restiamo umani", Peacereporter gli tributa un addio col suo nome di battaglia, Vik. Conta quasi nulla la nostra misera eco, se non per noi stessi. Lui era uno di quelli seri, non si limitava a chiacchierarsi addosso per sollevarsi un po' la coscienza come facciamo noialtri. Ci campava, del suo giornalismo, ma male (nella stessa "scatola" delle vittime di cui raccontava) e poco, come abbiamo purtroppo visto. Laddove si vede la differenza tra quelli seri veramente e quelli che recitano la parte del "serio", pontificando anche delle cose che non conoscono tipo come vanno le cose in Palestina.
La versione ufficiale attribuisce rapimento e assassinio a una setta islamica più estremista di Hamas, ma in questi casi un bel cui prodest non è mai male chiederselo, come fa Blitz, suggerendo di cercare la risposta tra le pagine del suo blog Guerrilla radio. A me, non so perché, sembra inoltre opportuno allargare lo sguardo all'insieme delle contraddizioni sistemiche di questo nostro mondo, il rifiuto delle quali è probabilmente alla base della scelta di vita di Vittorio, di cui per coincidenza mi è apparsa proprio oggi una felicissima e dura sintesi in questo articolo di Franco Cardini (che fra l'altro utilizza una metafora che non mi è nuova). Ragazzi, la prima linea si sta avvicinando: Vik gli è solo andato un po' incontro...

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