Il Boemo dagli occhi di ghiaccio - la sigaretta è fuori campo, ma state certi che c'è |
Ha nevicato a Roma, lo aveva fatto pure due anni fa, un po' meno, poi 25 e prima ancora 56 anni fa, sembra quasi si possa desumere una frequenza significativamente maggiore ma non è questo che interessa. Bensì che bastano pochi centimetri di neve per paralizzare una capitale europea, ennesima prova di dilettantismo di uno che se è sindaco può ringraziare soltanto l'idiozia di una controparte politica che gli ha fatto correre contro il re degli sputtanati, prima che questi li mollasse per rifarsi un suo partitino utile come quello che aveva prima di confluire nel PD solo a raccogliere rimborsi elettorali da lasciar trafugare al tesoriere. A Istanbul, giuro, una nevicata del genere la gestiscono alla grande, e stiamo parlando di un posto che sta in Turchia ed è grande 4 volte Roma, non di Stoccolma. Passare dal fermare solo la didattica tenendo aperte le scuole al chiudere pure i musei non è da tutti, ma c'è chi ha fatto di peggio.
Quando c'erano le Ferrovie dello Stato l'unica cosa che certamente (mio padre, macchinista poi capodeposito, ferroviere dai 18 anni alla pensione senza monotonia, ne era orgoglioso) non si sarebbe mai fermato in caso di maltempo erano i treni. Sarà anche stato un carrozzone, ma a bordo c'era chi interveniva a risolvere uno scambio gelato in tempo reale, e nessun treno andava così veloce da dovere in caso di neve essere fermato o rallentato tanto da sballare l'intero piano convogli nazionale. La TAV è utile solo a creare margine per tangenti colossali, datemi i pieni poteri e do l'ergastolo a chiunque ci abbia guadagnato qualcosa, annullo tutto il piano e dirotto gli investimenti per ricostruire la rete dei trasporti locali, piccole stazioni e personale di tutte le mansioni compreso: avanzano tanti soldi da poterci finanziare un piano nazionale di recupero del territorio. In cambio chiederei solo una cosa: di poter usare la stessa legge speciale per riservare lo stesso trattamento a quelli della metro C, Veltroni in testa.
Intanto che i gonzi si distraggono con la storia degli stipendi dei parlamentari, che io invece raddoppierei se in cambio ci fosse la certezza che chi ruba un centesimo non esce più di galera, la Casta tutta, cioè la classe cosiddetta dirigente di questo paese, continua a spolpare il prosciutto vero: finanziamenti pubblici, tangenti, incarichi, prebende, eccetera. Tolto di mezzo il più volgare cabarettista degli ultimi 150 anni, i professori tagliano tutto, perfino roba desueta e marginale come l'articolo 18 (quello che conta è il principio), tranne quello che interessa alla vera Casta, di cui la parte peggiore (si, peggio ancora dei politici) è la manica di finti imprenditori e vere sanguisughe che da sempre caratterizza il nostro pseudo-capitalismo. Poi si permettono pure di piagnucolarci sopra, o peggio di sfottere, come il figlio di papà che fa la morale ai 28enni che ancora non si sono laureati, o il premier che, non si sa se per caduta di attenzione o per perfidia, se ne esce con quanto è monotono il posto fisso - per carità chi non è d'accordo, ma un conto è dirlo avendo moneta sovrana e piena occupazione, un altro è quando la disoccupazione è alle stelle: uno prima di cambiarla una cosa ce la deve avere, o no? In altri termini, carogne che non siete altro: PRIMA create le condizioni perché uno che resti senza lavoro e abbia buona volontà ne trovi un altro nel giro di un mese, POI permettetevi l'elogio della mobilità. La realtà purtroppo è invece che il tessuto produttivo italiano è al tappeto, e a nulla serviranno anche provvedimenti di flessibilizzazione così drastici da portarci a livello cinese, semplicemente perché a fare i cinesi sono più bravi i cinesi. L'Europa aveva un'altra idea complessiva di società, forse siamo ancora a tempo per tornarci, ma ciò passa per un capovolgimento di logiche economistiche purtroppo ancora troppo condivise anche a sinistra. Non lo ritenete probabile? allora siamo fritti.
Chiusi i musei, non restava che un cinemino, una volta vista Romaquant'èbellaconlaneve. Hugo Cabret di Scorsese alla fine decolla, la storia che evidentemente è presa da un buon libro c'è, e la mano del maestro pure, ma all'inizio stenta, e solo a pensarci bene si capisce perché: lo stramaledetto 3D non solo non è funzionale alla narrazione, ma la danneggia per vari motivi. Intanto, siccome è di moda e lo devi girare, poi ti devi sforzare per aggiungere scene che lo giustifichino, e se nella trama non ci sono astronavi che combattono è difficile: ecco che la sceneggiatura è appesantita da scene altrimenti tranquillamente evitabili messe specialmente all'inizio perché il pubblico ha appena inforcato gli occhialini e pagato 3 euro in più. Poi, c'è la visione stereoscopica artificiale che fa a cazzotti con quella naturale: nel mondo reale, i tuoi occhi si spostano migliaia di volte al minuto e anche così la tua mente realizza la profondità dello scenario, spostando il fuoco di continuo senza che mai tu ti renda conto che in ogni istante ci sono anche cose fuori fuoco; nel 3D questo effetto per quanto sofisticato lo crea la tecnologia, ma quando sposta il fuoco ad esempio tra due persone che parlano a due distanze diverse da te per quanto tu ti sforzi di impedire il naturale andirivieni degli occhi vedi sempre qualcosa di sfocato accanto a qualcosa che è a fuoco, e mentre le due cose si alternano. I fanatici delle novità tacciano di retrogradismo chi osa uscire dal coro, come se davvero fossimo dalle parti di chi rimpiangeva il cinema muto quando arrivò il sonoro o la tv bianco e nero quando arrivo quella a colori; questi esempi calzeranno quando avremo una sala cinematografica simile al ponte ologrammi di Star Trek, per ora col 3D non siamo che dalle parti della Tyrrell a 6 ruote, e gli ho fatto un complimento.
Non tutto il progresso tecnologico è infatti di per se positivo, come dovette ammettere persino Einstein che passò dal consigliare al presidente degli Stati Uniti la fabbricazione della bomba atomica prima che ci riuscisse il nemico all'impedirsi di divulgare se non addirittura di studiare altre cose nel timore che si rivelassero altrettanto pericolose. Faccio un esempio sportivo, che coinvolge persino in parte le stesse ditte così togliamo di mezzo le accuse di anticapitalismo nostalgico: nello sci la federazione internazionale ogni tot dirama parametri nuovi per gli attrezzi nel tentativo (alle volte riuscito, alle volte meno, ma continuo) di impedire che questi ultimi snaturino il contenuto tecnico delle gare. Senza questa funzione, oggi avremmo sci che curvano da soli e ti tengono in piedi comunque, cosicché la selezione tra gli sciatori avverrebbe esclusivamente secondo criteri fisici, come forza e aerodinamica. Nel tennis, è esattamente questo, che è successo: forse due o tre dei giocatori tra i primi cento oltre Federer praticherebbero questo sport con le racchette di 30 anni fa. Non regolamentare adeguatamente questo aspetto, ha snaturato la selezione darwiniana tra i giocatori: oggi se non hai il fisico di un corazziere e la resistenza di un maratoneta è meglio che smetti di fare sacrifici, non sarai mai un top-player a meno di non avere un talento soprannaturale come lo svizzero, e anche in quel caso faticando. Persino nel nuoto si sono accorti che impedire i supercostumi non manda fallito chi li produce, anzi le regole stimolano la ricerca, invece nel tennis ci tocca vedere i primi due del mondo dare prova per quasi sei ore di una forza fisica oltre la soglia del sospetto chimico e nello stesso tempo di un'insipienza tattica imbarazzante (e certo, magari indotta dalla consapevolezza che nessuna variante avrebbe impedito il recupero dell'avversario, e viceversa). Si sarà capito che io, al mio infimo livello, gioco d'attacco, ma non è questo il punto, si può essere creativi ed omaggiare lo spirito del gioco anche giocando di difesa: batto sempre le mani a chi mi fa un bel passante. Il punto è che a livello amatoriale se uno vince le partite solo rimettendola di là fino a sfiancarti, o picchiando tutto senza intelligenza fino a sfinirti, è un problema suo, dato che non lo pagano, se riesce a divertirsi così. Ma a livello professionistico se ha un senso l'esistenza delle federazioni è che esse si facciano carico della salvaguardia dello spirito di uno sport, come ben ha fatto talvolta il basket, e malissimo fanno il ciclismo e soprattutto il calcio, che è ancora peggio del tennis nel deselezionare i talentuosi fin da piccoli (oggi un Rivera o un Socrates - che persona, questa che ci ha lasciato recentemente! - li manderebbero via dai pulcini).
A proposito, voglio salutare il ritorno agli onori della cronaca sportiva di uno che si è distinto sempre in questa dimensione, a costo di farsi mettere fuori gioco per troppa sincerità: Zdenek Zeman. Il suo Pescara guida la serie B, ma agli occhi di chi ama lo sport la sua filosofia ha vinto anche quando i risultati non seguissero nemmeno stavolta. Ecco che allora posso usare il boemo per mettere il cappello su una serie apparentemente scollegata di considerazioni: è l'etica, il criterio, niente è buono di per se, né giocare a zona o a uomo, in attacco o in difesa, ma non dimenticarsi mai lo spirito del gioco che stai giocando, perché se no allora che cavolo lo giochi a fare:
- se fai il sindaco, specie con questa ottima legge elettorale, poco importa che tu possa o meno tentare di scaricare le tue colpe sulla Protezione civile (che quando era guidata dagli amici tuoi e ci si doveva arricchire coi mondiali di nuoto andava benissimo) o sulle amministrazioni precedenti (che poi hanno le loro colpe, non va dimenticato, ma di nuovo per le cose che ti convengono hai preso l'assist), hai toppato, è la terza o quarta volta se ci mettiamo le pioggie e la sicurezza, e checcavolo: dimettiti, salvando un minimo la faccia che può venirti buono in futuro che ancora sei giovane...;
- se fai il premier, e sei li solo perché il tuo predecessore era totalmente inadeguato e tu hai sponsor piuttosto in alto, evita almeno a te stesso e ai tuoi uscite infelici che ne abbiamo le scatole piene, tanto lo sappiamo che tu servi "per l'emergenza" e poi sarà qualcun'altro a tentare di finirci se prima non troveremo il modo di organizzarci e cercarci qualcuno con un piano alternativo a quello scientifico di impoverimento generale in atto;
- se fai cinema, specie se sei un regista ricco e famoso, ricorri a una novità tecnologica solo quando è consolidatamente innovativa e/o aggiunge davvero qualcosa a quello che hai da dire, altrimenti rischi che addirittura lo tolga - e se sei l'industria cinematografica, se tenti di sopperire con vuoti espedienti formali alla mancanza di idee, anche quando fai bei soldoni in realtà ti stai giocando la tua stessa sopravvivenza;
- se un servizio è pubblico per natura, come quello ferroviario in un paese montagnoso come il nostro, dove sarebbe impossibile costruire linee diritte a costi accettabili anche se non ci fossero la mafia e le mazzette, e dove è stato inventato e ha retto per secoli il modo migliore di vivere felici - in borghi e cittadine che tutte devono essere raggiunte caschi il mondo da una ferrovia funzionante, privatizzarlo è metterlo in mano a irresponsabili profittatori - diversamente da quanto accade quando la cosa per natura invece crea un mercato concorrenziale;
- se fai il tennista, specialmente se è per divertimento, cerca di divertirti quando giochi, e se gestisci una federazione sportiva, ricorda che se non fai di tutto per preservare lo spirito dello sport che gestisci ti stai tagliando piano piano il terreno sotto i piedi, e se è vero che tu puoi sempre salvarti il culo andando da un'altra parte è anche vero che da quell'altra parte c'è un altro cretino come te e quindi di terreno presto non ce ne sarà per nessuno.
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