venerdì 14 maggio 2021

C’È SANTORO E SANT’ORO - VERSETTI COVIDICI 70-74

Quando Michele Santoro andava per la maggiore io non lo sopportavo. O meglio, avvertivo che quel tipo di televisione che aveva inventato con Samarcanda avrebbe dato la stura al peggio del peggio dell'animo profondo degli italiani, come purtroppo è puntualmente avvenuto, e mi spiace soltanto che ai tempi non avevo questo blog e non lo posso dimostrare. Quando fu vittima del bando berlusconiano lo difesi, si, ma già avvertendo che rispetto ai suoi compagni di sventura, che come Daniele Luttazzi non avremmo più visto, lui se la sarebbe cavata, e infatti ha ricicciato presto e persino su Mediaset.

Se ne parlo adesso è perché mi sono accorto, da un video su facebook dove si lamenta che "ci hanno trasformato in una società di malati", che era di nuovo sparito, e stavolta da tempo e radicalmente; me ne sono accorto solo così perché la mia avversione per i talk show figli dei santoriani, tutti, non è cambiata nel tempo, quindi non ne guardo mai nessuno, ma proprio nessuno, e se giocando col telecomando atterro per sbaglio su uno qualsiasi di essi dopo pochi secondi quello che dicono e come lo dicono gli ospiti mi rammentano il perché della mia scelta, e cambio canale.

Ora, non so nemmeno quanto e come critica sia la sua voce rispetto al regime di dittatura sanitaria che si è instaurato, nemmeno guardando sul suo sito sono riuscito a capirlo del tutto, provateci voi, ma il punto è un altro: anche se lo fosse poco, nonostante la sua caratura viene emarginato, pensate la graniticità del blocco mediatico di regime. E un altro ancora: i miei amici sinistrorsi, che facevano a gara a chi alzava più gli scudi a difesa del prode Santoro contro il puzzone di Arcore, se ne sentisse uno oggi che l'editto bulgaro glielo ha fatto un blocco di cui il loro partito di riferimento è architrave.

Quando entrò in vigore l'Euro, Berlusconi finse di opporsi poi ne approfittò per un colossale travaso di risorse tra la platea dei dipendenti e pensionati, per cui veniva applicato il cambio ufficiale di 1:1936.27, e quella dei commercianti e piccoli imprenditori, guarda caso bacino elettorale forzitaliota, cui la sostanziale mancanza di ogni controllo consentì l'applicazione di un cambio reale di 1:1000. Oggi, con la scusa della pandemia, viene rasa al suolo proprio la seconda categoria, ma non. come potrebbe sembrare a uno sguardo superficiale, a favore della prima (allodole cui con lo specchietto dello smartworking si sta preparando un destino analogo), bensì delle multinazionali e dei soliti grand commis delle grandi opere, destinatari dei fondi europei battezzati "soccorso" (recovery) per ingannare i polli, ma che intanto tutto fanno tranne che soccorrere chi è stato colpito, e poi daranno modo, tramite l'enorme indebitamento che comportano, di riattivare la scure dei tagli ad ogni servizio pubblico sanità in testa e poi attaccare le piccole proprietà immobiliari e il risparmio privato.

Questo, nonostante noi italiani avessimo portato in pochi anni dallo zero al 33%  un movimento che dichiarava di volersi affrancare dal gioco della moneta unica, ed utilizzare la riacquistata sovranità monetaria per quella miriade di piccole opere pubbliche che servirebbero a questo Paese per risollevarsi come l'aria per respirare. L'Italia è un pullulare di zone terremotate mai ricostruite, alvei fluviali e versanti montani da riassettare anche per evitare che ogni pioggia forte si trasformi in tragedia, rete viaria secondaria e terziaria totalmente da sistemare, città senza spazi verdi pubblici decenti e con le strade disastrate, scuole e ospedali fatiscenti, scheletri di edifici industriali abbandonati usati come dormitori dagli irregolari, patrimonio artistico e archeologico abbandonato o non sfruttato, eccetera eccetera, e tutto ciò doveva essere oggetto di un piano di investimenti a deficit (che grazie al moltiplicatore keynesiano si richiuderebbe da solo) che desse lavoro a milioni di persone anche prima della pandemia, figurarsi adesso. E invece...

Per un esempio parlo della mia città di origine, Reggio Calabria, di cui pur da lontano non ho mai smesso di seguire le sorti. E' bastato fare un giro distratto sulla stampa locale, e ho trovato, nell'ordine:
Per costruire l'inutile dannoso e pericoloso ponte sullo Stretto, o meglio per proseguire la cinquantennale mangiatoia sull'ipotesi di costruirlo, si attingerà da voci a parte. Ma sempre sprecando in grandi operi e relative tangenti (entrambe cose che non attivano o inceppano il meccanismo deficit > moltiplicatore > entrate fiscali > rientro deficit) i fondi.

Insomma, il gioco di parole del titolo mi ha dato modo di parlarvi del "silenzio dei dissenzienti", e dell'assalto al buffet prossimo venturo, alla facciaccia di chi è stato o sarà annichilito dalle misure antipandemia e mai sarà né ristorato né tantomeno risarcito. E ora sotto coi versetti covidici, che mancano da un po'...

70. Lo studio che potrebbe riscrivere la storia del virus. Meno male che c'è Paragone. Se ha ragione questo studio, e sono cose che il vostro affezionatissimo perdisonno vi dice da un anno e mezzo, siamo stati contagiati a milioni, come per ogni influenza peraltro, quindi i tassi di mortalità e di infettività con sintomi da ricovero sono da ricalcolare. Demolendo una volta per tutte il castello di menzogne su cui hanno basato la demolizione economica e sociale del mondo globalizzato.

71. No obbligo vaccinale. Si tratta di una serie di eventi realizzati dal Movimento 3V (però, ragazzi, dopo la fine che ha fatto il 5S, non era meglio qualsiasi altro nome?), tra cui uno a Roma lunedì 17 pomeriggio (proprio mentre in parlamento si discute di tesserino di pura razza ariana) per cui mi è arrivato l'invito su Facebook. Non sarà decisivo, ma non sono i soli a organizzare la "resistenza", di altri abbiamo già parlato. E la battaglia sarebbe sacrosanta anche se i vaccini fossero davvero tali, funzionassero veramente, non presentassero rischi, e non ti chiedessero di assumerti tu la responsabilità facendoli. Figurarsi così.

72. Merkel difende Big Pharma e dice No allo stop ai brevetti sui vaccini. Che poi basterebbe poco, almeno a togliere il dubbio che qualcuno stia speculando sull'affare, se ne è accorto perfino Biden, ci si può arrivare: regalarli. Imputare il costo alla voce "pubblicità" e andarci in perdita secca, passando però alla Storia come i salvatori dell'umanità, e con questo passaporto passare all'incasso in futuro. Sul perché non lo facciano, e mandino la poliziotta cattiva a dirlo, si possono fare solo congetture, che vanno dall'inspiegabilità, allora, della ingiustificata cattiva stampa verso il vaccino russo, al davvero allora chissà cosa c'è dentro, passando per il dogma di marketing "se non lo paghi non gli dai importanza". 

73. Cure negate, per poter autorizzare i vaccini. Per non parlare del fatto che se davvero si voleva sconfiggere questa pandemia, si doveva adottare una strategia diametralmente opposta: lasciare libero ed evitare di inseguire per poi tamponare chi stava bene, e curare tempestivamente ed efficacemente chi aveva sintomi minimi, per ridurre al minimo chi aveva sintomi importanti, e infine attrezzare la sanità pubblica per gestire questi ultimi, costasse quel che costasse. Lasciati liberi di continuare a produrre gli uni, e a vivere gli altri, i cittadini avrebbero eventualmente accettato con gioia di contribuire a questa extra spesa anche con una tassa apposita, se necessaria. Ma questo scenario presupporrebbe che gli obiettivi non fossero altri: quelli che sono, e che vedremo tutti quanti realizzarsi sulla nostra pelle.

74. Covid: ritorno al feudalesimo. Tra quelli scomparsi dal video e quelli scomparsi del tutto, di giornalisti veri in giro ne restano pochi. Uno è il vecchio Fulvio Grimaldi, a cui occorre rivolgersi se si vuole sapere come stanno davvero le cose. A lui la parola:

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