domenica 22 agosto 2021

RADIOCIXD 45 - ANTIPATICI ANTIPODI

La copertina è di Andrea Pazienza, per cui ve la
devo mostrare in versione vinile spalancato...
Claudio Lolli mi manca, ci manca, perché oggi forse lascerebbe l'insegnamento piuttosto che lasciarsi imporre il Marchio del Regime, non prima ovviamente di aver mobilitato i compagni a resistere fino all'ultimo, magari con un brano nuovo, o un concerto, o qualunque altra cosa atta a rinfrescare la memoria ai "compagni a venire". Mi manca, perché lui non solo cantava e insegnava, ma scriveva, e narrava, e vederlo in concerto (quei concerti dal vivo che erano una parte della mia identità di uomo, e che non potrò vedere più fino alla caduta del Regime, se non muoio prima) era un godimento per la mente e il cuore, specie se in un teatrino di periferia accanto ai pochi che ormai richiamava (uno che comunque non aveva mai attirato folle, eppoi se lo avesse fatto ne sarebbe rimasto impaurito). Di lui, schedato come cantautore impegnato tutto testi e niente musica, vi ho già parlato per un album elettronico, e un giorno o l'altro vi parlerò del suo capolavoro assoluto suonato jazz e della sua riedizione suonata combat-folk, ma oggi vi parlo di un suo album suonato pop, anche se piuttosto sofisticato.

Non è molto noto, questo Antipatici antipodi del 1983, forse perché nel 1983 i cantautori impegnati erano passati di moda e sticazzi se i loro dischi non suonavano più scarni come nel decennio precedente, ma come sentirete (stavolta vi metto il full album in fondo, sono solo otto brani, poco più di 35 minuti in tutto, gliela potete fare, e il discorso di un amico va ascoltato tutto dall'inizio alla fine) dentro ci sono spunti notevolissimi di riflessione. Ecco perché avere vent'anni a quell'epoca era tutta un'altra cosa, e a noi non ci avrebbero fregato col ricattino del se-vuoi-divertirti-devi-fare-la-punturina, e non ci avrebbero fermato con nessun pass di nessun colore.

  1. Antipatici antipodi - Quando essere di sinistra era essere antiamericani, ma essere Lolli significava saperlo dire bene, ad esempio nella strofa "In qualche modo faranno arrivare le nostre dolci promesse di guerra da questi antipatici antipodi a tutto il resto della terra", o nel riferimento finale alla ginestra di Leopardi.
  2. Notte americana - Della serie "basta un verso a dare idea del valore di un testo": "forse non siamo noi che passiamo il tempo, ma è certamente lui che passa noi".
  3. L'uomo a fumetti - Non so se è vero, ma a me piace pensare che questa canzone bizzarra abbia ispirato uno dei capolavori di Maurizio Nichetti, quel Volere volare che è da considerarsi la risposta italica a Roger Rabbit, a cui è molto superiore, e di cui pare addirittura che dati i tempi di lavorazione sia precursore nonostante l'uscita successiva.
  4. Non voglio mettermi il pigiama - Un vero inno (non suo, il testo è di Claudio Piersanti) al non allineamento: "io non amo questo mondo e nemmeno lui mi ama".
  5. Torquato - La canzone tratta in maniera lolliana, e di nuovo con qualche anno di anticipo, la stessa tematica di Palombella rossa di Moretti: qui di rosso c'è una casa, ma lo smarrimento della perdita di identità è lo stesso. Due i passi memorabili: "La gioventù non è questione di anni ma piuttosto di sassi nel cuore." e "Specialmente di sera può venire in mente il cancro terribile dell'indifferenza, che è più sano di noi e sta rubando alla gente la vita in cambio della sopravvivenza."
  6. Villeneuve - Forse gli emiliani i motori ce l'hanno davvero nel sangue, non so. Dalla aveva già scritto Nuvolari e avrebbe scritto Senna. Ma è Lolli che scatta l'istantanea su quello che forse sarebbe stato il più grande di tutti, e sicuramente era il più amato della mia generazione, se non avesse tamponato nelle prove uno che guidava come un pensionato col cappello, per la fregola di stare davanti in griglia al compagno di squadra che nella corsa prima gli era stato sleale. E noi lo abbiamo visto in diretta ("il pubblico delle prove ha un brivido a metà tra la colpa e il piacere per qualche cosa di bello") volare a testa in giù e finire "come uno straccio sul prato". Ma questa citazione è del brano che segue, di questo invece ne riporto un'altra: "i piloti, per esempio, sanno di essere per metà uomini e per metà macchine, e per questo certo sono più uomini degli altri, ma certamente, certamente anche molto più macchine." Perché "è bello sapere che siamo delle bestie imperfette."
  7. Formula uno - E infatti qualche anno dopo la (ripudiata per dissidi) scrittura a quattro mani con Dalla di Automobili, riecco a parlare di piloti il poeta Roberto Roversi. Decisamente sui suoi livelli.
  8. Romantic ballad - La mia preferita. Una perfetta metafora della vita come navigazione, del suo rifiuto da parte del protagonista, e del compromesso che alla fine egli stringe col mare. Vi prego, nel vostro stesso interesse, arrivate ad ascoltarla. E poi rimettetela da capo.

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