martedì 28 giugno 2022

MANCO 10 ANNI

Non mi sono mai iscritto a un partito o a un sindacato, e non solo per il noto aforisma di Woody Allen che poi citava Groucho Marx che poi citava qualcun altro, ma principalmente per quell'allergia tipicamente meridionale al venire schedati, irreggimentati, ditelo come volete. De Andrè diceva più o meno che non voleva morire per delle idee per magari scoprire solo un attimo prima che erano quelle sbagliate. Per questa ragione, la persistenza ultraquinquennale del banner del Movimento 5 Stelle in home di questo blog, dalla sua nascita al suo abbraccio mortale col PD, è stato per me un record personale di "appartenenza". Chi non mi vuole (più) bene, e/o chi è superficiale, ne approfitta per tacciarmi di incoerenza, ma anche chi mi vuole bene non rinuncia a rammentarmi di essermi fidato delle persone sbagliate. Ma le cose non sono andate esattamente così: semplicemente, io credevo fermamente nella indispensabilità per il nostro Paese di una serie di cose che guarda caso miracolosamente erano scritte nero su bianco sul programma di Grillo Casaleggio e soci, e ci credo ancora, sono loro che le hanno abbandonate, che ci posso fare? Ma non mi fidavo del tutto: infatti non mi sono iscritto al moVimento. E da subito (chi vuole controlli pure, è tutto qui, non cancello mai niente), assieme all'endorsement, ho espresso alcune perplessità rispetto ad alcune ingenuità costitutive: se metto un limite di due mandati (di qualsiasi tipo, peraltro) all'attività politica, cosa avrebbe impedito ai singoli, carneadi miracolati strappati all'anonimato e agli stenti da un'inattesa nuova modalità di selezione della classe politica, di lasciare il partito prima della scadenza, magari abbastanza prima da assicurarsi un proseguimento della carriera sotto altre insegne?

Certo, nemmeno Nostradamus poteva prevedere una parabola così rapida: dallo zero ad un terzo dei voti validi nel giro di un paio d'anni, un plateau di cinque durante i quali tradire uno a uno tutti i punti del programma iniziale, e un altro paio d'anni per sparire. Si perché di fatto lo scisma Di Maio sancisce la sparizione dei cinquestelle, ne chiude di fatto l'esperienza, senza mezzi termini. Non serve nemmeno andare a contare quelli che restando con l'ineffabile faccia tosta napoletano sperano di seguirlo anche nella durata della bella vita che si fa a guadagnare (e tanto) senza lavorare in cambio dell'approvazione disciplinata dei diktat della dittatura planetaria in fieri: alle prossime elezioni, la sparizione sarà sancita, perché a parte chi ha la vocazione all'appartenenza e casualmente la sua l'ha legata alle cinque stelle come una volta usavano alla falce e martello anche i figli di papà senza alcuna reale adesione al comunismo, nessuna testa pensante voterà per il m5s o per i dimaiani se ci saranno e comunque si chiameranno. D'altronde, perché sostenere gli imitatori, quando sono ancora li vivi e floridi gli originali, traditori della Patria, quei piddini che proprio Grillo si era ripromesso di cancellare quando fu respinta la sua candidatura alla segreteria?

Quello che serviva all'Italia, e che servirebbe ancora adesso, e allora era scritto nero su bianco nel suddetto programma grillino causando l'entusiasmo del sottoscritto assieme ad altri milioni di elettori, ed oggi se qualcuno lo proponesse sarebbe votato da me e da molti altri, era ed è semplice: recupero della sovranità monetaria, e suo utilizzo per una miriade di medie e piccole opere pubbliche (scartando a priori quelle grandi, forieri solo di grandi tangenti) utili a risanare il territorio e il tessuto socioeconomico italiano, unitamente ad un ridisegno della classe politica finalizzato alla riduzione a livelli fisiologici della corruzione, capace assieme all'evasione di impedire che la spesa in deficit si ripaghi da se a stretto giro grazie al maggior gettito. Traduciamolo in pratica, nella storia recente: i grillini al governo, secondo il loro programma, avrebbero dovuto immediatamente attivarsi per invertire la decennale rotta (fatta di chiusure nel pubblico e deviazioni del flusso economico verso il privato) di paternità eminentemente piddina in tema di sanità, chiedendo alla UE immediatamente tutti i fondi necessari ad attivare terapie intensive ovunque necessarie, e in caso di risposta negativa, attuando un altro punto del loro stesso programma, portare l'Italia trionfalmente fuori dalla UE con tanto di oceanico consenso popolare motivato dalle ragioni di salute pubblica. Invece, hanno lasciato la sanità al disastro in cui si trovava, aderendo alla narrativa imposta dalle multinazionali farmaceutiche e dai miliardari finti filantropi che ci stanno dietro, per calcolare improbabili parametri per le chiusure mettendola al denominatore così com'era ridotta. Mettendo in ginocchio l'economia e distruggendo la società.

Andando in cronaca, tra le battaglie grilline c'è stata quella per l'acqua pubblica (referendum stravinto, ricordate? carta morta, lo sapevate?), e nel loro programma c'erano una miriade di interventi sugli acquedotti colabrodo, sul territorio ormai incapace di tenere l'acqua e in genere di reggere gli estremi climatici, sui fiumi e gli invasi, sulla diffusione capillare delle energie alternative, eccetera. Avessero mantenuto il dieci per cento di quanto promesso, oggi non ci sarebbe crisi idrica, e non avremmo avuto alcun contraccolpo dalle sciagurate sanzioni boomerang alla Russia: un Paese in grado di autosostenersi dal punto di vista energetico, questo dichiarava di volere costruire Grillo, e Di Maio gli faceva eco. Cosa ne è stato di quelle promesse, lo vedete nel portafoglio e in casa vostra. Ah, e non sto menzionando l'uscita dalla Nato ("te la do io l'America!") e il ripudio della guerra eccetera eccetera, altri cavalli di battaglia oggi usati come pretesto per lo scisma in cronaca, chissà, forse finalizzato proprio a frenare l'emorragia trattenendo quegli elettori cinquestelle che già non digerivano Di Maio prima, figurarsi dopo che è diventato europeista (cosa gli avranno detto, dato o promesso colà dove si puote?) e guerrafondaio (se l'occidente non avesse mandato armi all'Ucraina, la guerra si sarebbe conclusa in due settimane come una baruffa di cortile, ma già: senza l'azione occidentale l'Ucraina avrebbe ancora il governo che aveva democraticamente eletto nel 2013 e non ci sarebbe stata alcuna guerra - e lo dico e ridico ben sapendo di non ritrovarmi nella lista nera solo per la mia irrilevanza).

Spero che il vecchio amico che mi ha pungolato per commentare la scissione grillina sia soddisfatto, e con lui tutti quelli tra voi che proprio non digeriscono quando mi metto a parlare di musica (ma ero in ferie, ho lasciato i CSI a farvi compagnia...). Tolte queste piccole magre soddisfazioni, tra l'altro, non è che ci sia molto altro in giro per cui gioire. L'anno scorso di sti tempi zero contagiati al giorno o quasi, quest'anno cinquantamila con nel frattempo quasi tutti vaccinati con tre dosi, eppure non è che constato in giro, del fatto che questi vaccini siano stati come minimo una truffa ad alto rendimento e non solo per i produttori, una presa di coscienza abbastanza diffusa da impedire che ai primi freddi si rimetta in piedi il baraccone, ammesso che nel frattempo non siano riusciti a mettere su quello della guerra dichiarata con tutto ciò che comporta, anche solo in termini di decrescita, ancora più efficace della pandemia.

Che poi se vogliamo proprio andare a cercare una coerenza in Grillo, perché a fare scemo l'avversario non è che ci si guadagni meglio forse immaginarselo furbo, è proprio nella decrescita: ai primi anni del blog aveva sposato quella "felice" di Latouche, poi pian piano si è convinto della maggiore efficacia di quella "infelice" dell'Euro, di Big Pharma e dei signori della guerra. A pensarci bene, già ai tempi in cui girava l'Italia inalando dallo scarico di una Fiat a idrogeno sui palcoscenici o spaccando computer, ci si poteva arrivare, in qualche modo: a me ad esempio capitò di vederlo a Catonateatro, pagando un biglietto piuttosto salato, e già doveva insospettirmi la presenza in prima fila dei politici cittadini (molti dei quali poi finiti nei guai con la giustizia) ben contenti di essere smerdeggiati e satireggiati dal comico (ma i satirici veri di solito vengono trattati diversamente, vedi Luttazzi), poi però si mise a piovere, forte, e il buon Beppe, trincerandosi dichiaratamente dietro la sua genovesità, rimase sul palco urlando che col cavolo ci avrebbe rimborsato, potevamo restare lì a bagnarci con lui se volevamo. Ma ovviamente la gente scappò, e lui si tenne il maltolto. Qualche anno prima sempre a Reggio a Jannacci gli organizzatori riferirono che avevano rubato l'incasso, e lui uscì a cantare lo stesso, gratis, e anzi siccome era incazzato il concerto gli venne meglio, e non lo finiva più. Per dire.

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