Quando c'era Lui (frase che la mia generazione ha fatto propria per riferirsi a Berlusconi, macchietta di premier, laddove quelle precedenti la riferivano a quell'altra macchietta di dittatore che ci eravamo meritati) il voltastomaco era dovuto alla sorda consapevolezza che la mafia "di persona personalmente" si era installata nelle più alte istituzioni, frutto di una stagione di stragi perpetrate per avere peso nella Trattativa. E il tipo era contornato da un lato da chi blaterava di secessione e Roma ladrona, e dall'altro da chi fingeva di opporvisi per intanto tramare per cedere a Leuropa la sovranità monetaria (senza la quale ogni altro tipo di sovranità resta vuoto proclama).
Oggi, al suo posto c'è uno che non è stato manco mai eletto (ma potrebbe esserlo, visto lo stato di rincoglionimento autolesionista a cui è stato ridotto l'elettorato - ora vediamo se abbocca pure col vaiolo delle scimmie) e che ha ricoperto vari ruoli tutti da protagonista in quella cessione di sovranità (cui seguirà a breve, e a chiudere dopo quella sanitaria, quella militare: amen), contornato da quelli che si sono fatti eleggere proclamando proprio invece di voler recuperare quella sovranità e poi si sono resi protagonisti di uno di quei voltafaccia totali per cui gli italiani vanno famosi nella Storia, e dai figli di quelli di "Roma ladrona" a cui invece ora piace pascolare nel sottobosco di governo, e si: anche ai vecchi paladini dell'antisistema che nel frattempo ha imbarcato.
Tutti questi soggetti, della prima e della seconda palata (con la elle, non è un refuso, è che stavo pensando al letame), hanno in tempi e modi diversi, inoltre, e a proposito di parata militare, partecipato ad un alt(r)o tradimento, sempre di livello costituzionale, ma in particolare dell'articolo 11. Dalla prima guerra del Golfo in poi, da (mynameis) Cucciolone a Zelensky passando per i bombardieri su Belgrado: l'elenco è lunghissimo, e snocciolarlo è doloroso, faccia ognuno da se nel suo cuore, già basterebbe.
Oggi è festa, nel senso che non si lavora (e nemmeno tutti: oramai è evento raro, forse il 25 dicembre...). Per il resto, per quanto mi riguarda, quella non è una parata della Repubblica, è il suo funerale. E per dimostrarvelo non trovo di meglio che invitarvi a leggere Siamo tutti in pericolo, il testo dell'ultima intervista rilasciata da Pasolini poche ore prima di morire a Furio Colombo, ripubblicato da Comedonchisciotte giustamente proprio oggi 2 giugno.
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