mercoledì 27 maggio 2009

FANNULLONI ALLA GOGNA

Con il permesso dell'autore e del destinatario, pubblichiamo anche noi questa lettera al Direttore di Contrappunti, di estrema attualità.

Caro Direttore, Giovenale diceva "Difficile est non satiram scribere". I tempi non sono cambiati di molto, e la situazione se non fosse da piangere sarebbe davvero da ridere. Buttiamola in satira, allora, che è quel misto di riso e pianto (Salomone: "Risus dolore miscebitur, et estrema gaudii luctus occupat" - Il riso si mescolerà al dolore, e la sofferenza occupa la fine della gioia) che ha come oggetto la verità. Ci sono oggi un sacco di comici in televisione, ma la satira non ce la trovi più, chissà come mai.

Rullano i tamburi, squillano le trombe, si apre la porta (a porta), entra il Vendicatore Solitario a preconizzare la lieta novella della soluzione definitiva al male assoluto della società italiana: debellare la piaga del certificato medico falso del dipendente fannullone. Roba che persino il Ministro “Duemonti” (è calato del 33,3%, seguendo il PIL), ormai spodestato dal ruolo di prima star dei talk show in TV, non avrebbe potuto fare di più e di meglio per affrontare la grave crisi economica e sociale!

Ecco punto per punto le armi con cui la nuova prima donna, Brunetta, combatte questa guerra:
  • reclusione fino a 5 anni e multa fino a 1.600 euro per il medico che rilascia false certificazioni di malattia; per il dipendente pubblico stesse pene più il licenziamento (e una bella gogna, magari non solo mediatica, no?): insomma fare e presentare un falso certificato non configurerà più solo, come oggi, i reati comuni di truffa aggravata e di falso ideologico, ma un reato proprio, cioè che può essere commesso soltanto da colui che rivesta una determinata qualifica o abbia uno status precisato dalla norma (appunto medico e lavoratore pubblico);
  • per tali delitti, una diversa ed illuminata sensibilità politica, oggi più determinata nel contrastare tale pernicioso problema sociale, foriero di irreparabili danni al sistema, auspica il carcere duro (e perché no l’isolamento diurno e l’esclusione di sconti di pena, o magari il 41/bis come ai mafiosi, o in alternativa, per gli amanti dell’avventura, un soggiorno caraibico a Guantanamo prima che chiuda?);
  • si propone anche di sommare alle varie responsabilità peculiari del pubblico impiegato quale pubblico ufficiale, penali (peculato, corruzione, concussione, malversazione, abuso di ufficio, ecc.), patrimoniali, contabili, amministrative e disciplinari, la responsabilità morale e quella etica religiosa: per la scomunica è competente il diritto canonico, ma intanto venghino signori che in piazza (Campo de’ Fiori?) è bell’e servito sulla graticola il capro espiatorio;
  • dal momento che per l’accesso al pubblico impiego non si richiede più la sana e robusta costituzione (per l’accesso al mestiere di politico non si è mai richiesta), si potrebbe subordinare l’idoneità al servizio, più che a una insondabile propensione all’onestà, alla suscettibilità – meglio se portata al terrore – rispetto alle punizioni? Si può, si fa già: si chiama precariato, e la Pubblica Amministrazione vi fa già ampio ricorso.
Nel frattempo, nell’arretrata Germania, e precisamente a Berlino, un giudice tedesco è stato indulgente, non mandandolo in galera, con un giovane lavoratore che non aveva saputo resistere alla tentazione di appropriarsi di circa 100.000 euro in contanti in una banca dove prestava servizio. Condannato ad un anno e 8 mesi, il magistrato gli ha sospeso la pena, così motivando: “Quando penso ai manager che causano danni di milioni di euro e che vanno in giro liberamente, non vedo per quale motivo dovrei infierire su un poveraccio”. La notizia in Italia è passata sotto silenzio. Eppure non è che ci manchino i manager che causano danni di milioni di euro…
No, da noi è di moda dare addosso al fannullone, mentre non risulta sia in piedi alcuna campagna denigratoria del top management finanziario e bancario… Roba da star male dal ridere.

27 maggio 2009 - Suo Affezionato Giufà (*)

(*) Giufà è una maschera presente in tutte le culture del Mediterraneo. Molte di queste hanno una teoria sull’origine sua e del suo nome (leggi qui qui e qui) – a noi è venuto un dubbio: e se tutto partisse proprio da Iuvenalis/Giovenale?

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