giovedì 26 aprile 2012

WHAT IF

Una eloquentissima tavola di Talbot...
C'è un intero filone della letteratura, particolarmente seguito in quella costola dell'arte fumettistica che sfiora la letteratura (che i profani si stupirebbero di scoprire quanto consistente e valida sia), che si occupa di quella particolare branca della fantapolitica che è l'ucronia. La locuzione anglosassone, qui in titolo, è come spesso capita molto più efficace, ed intraducibile "economicamente" cioè senza usare più parole per non perdere il significato. Poiché si tratta di un'eccezione nella credibilità, essa aumenta - come avviene per la fantascienza - i gradi di libertà di chi scrive (è quindi più facile e fertile, richiedendo meno rigore, anche se solo in una prima approssimazione: i migliori prodotti sono quelli in cui condivisa con il lettore l'eccezione di cui sopra tutto fila con lo stesso rigore di un'opera perfettamente realistica), ma poggiandosi sul passato e non sul futuro si trova ad avere un grado maggiore di plausibilità apparente: un po' perché si fonda su fatti storici avvenuti, e un po' perché non consente ulteriori eccezioni basate sullo sviluppo tecnologico.
Per tutte queste ragioni, il what if è uno dei filoni più usati nel cinema, e conta molti esempi pregevoli tra i libri (senza scomodare Orwell, basta ricordare Harris o il grande Dick alle prese con un presente nel cui passato Hitler ha vinto la II guerra mondiale) e alcuni tra i fumetti (prima di Moore con V come Vendetta, Bryan Talbot  fece epoca col meraviglioso Le avventure di Luther Arkwright, in cui si rappresenta l'Inghilterra del novecento se l'esperimento repubblicano di Cromwell non fosse restato una parentesi).
Il lettore che abbia il demone di Internet a questo punto avrà già trovato da solo miriadi di altre cose, ivi compresi siti che raccolgono catalogandoli anche semplici contribuiti testuali di utenti curiosi e dotti che si chiedono "cosa sarebbe successo se...". Tra cui vi segnalo solo questo, perché in primo piano ha un articolo analogo al mio post di avantieri, con la stessa foto descrittiva.
Per il commento sull'universo parallelo che avremmo imboccato se in quei tragici anni dei ragazzi, pochi ragazzi contro una maggioranza schiacciante di connazionali aderenti al Regime, non avessero parzialmente in qualche modo riscattato l'onore dell'Italia, regalandoci quel poco di libertà di cui abbiamo goduto nei decenni a venire (poca, d'accordo, ma senza di loro sarebbe stata niente), lascio la parola al Comandante Nebbia di Mentecritica, che in questo breve e ficcante articolo ci racconta molto efficacemente cosa rende imprescindibile la distinzione tra chi in quegli anni tragici scelse la parte giusta e chi ahilui la parte sbagliata: l'orrendo sistema di valori che si sarebbe imposto se davvero la parte sbagliata avesse vinto (ancora, e di molto, peggiore di quello che si è imposto altrimenti). E la prova che cose come questa contano, eccome, sta nel passaggio dello stesso articolo che spiega come e perché dei tre Paesi nelle stesse condizioni di partenza, avere perso una guerra mondiale da essi stessi lanciata ed esserne usciti distrutti, due si sono risollevati con dignità e uno - noi - no: l'ammissione di responsabilità, la vergogna per avere appoggiato l'Errore, il tributo unisono e incontrastato ai pochi che non l'hanno fatto. Tutte cose che avremmo fatto, e se l'avessimo fatto non avremmo avuto né il craxismo né il berlusconismo, nè il buco nero di corruzione e illegalità che da solo spiega in storia e attualità i nostri problemi di bilancio, se fossimo giapponesi o tedeschi.

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