domenica 22 marzo 2020

RADIOCIXD 15: DARWIN


Mentre i dubbi sull'evoluzione dell'epidemia in corso e sulla sua gestione politica ed economia continuano ad affollarci la mente (o almeno a quelli che non hanno ancora rinunciato a pensare), ed anche per timore dei delatori che potrebbero annidarsi anche tra i quattro gatti che siete e denunciare questo piccolo sito al grande fratello così togliendomi anche questo misero sfogo agli arresti domiciliari (l'ora d'aria ce l'hanno già tolta loro), riprendo la rubrica di recensioni musicali, che è meglio.
Lo faccio, però, con una scelta precisa: perché vi si parla di evoluzione, che mai come oggi si tocca con mano quanto siamo ancora più vicini ai trogloditi che ai sapiens, ma anche di pensiero scientifico, che oggi farebbe tanto comodo fossimo qualcuno in più a maneggiarlo, e delle vette più "alte" mai toccate dalla musica "bassa", che oggi ci circonda e ci "butta giù" (cit.).
Del Banco del Mutuo Soccorso vi ho già parlato ai tempi della tragica scomparsa del frontman, l'immenso (anche fisicamente) Francesco Di Giacomo, e in quella occasione anche del loro primo epocale album. Oggi, per i motivi suddetti, parliamo del secondo, meno epocale ma non meno ricco di spunti, oltre che suonato altrettanto bene: i fratelli Nocenzi, cofondatori ed entrambi pianisti, vi creano con Di Giacomo e gli altri una alchimia di suoni che valse al gruppo ai tempi una meritatissima notorietà internazionale. L'uno e l'altro furono per me, che li maneggiavo in radio anni dopo, oggetto di archeologia musicale, pratica che mi impedì di naufragare, come invece toccò a molti miei coetanei, nei "tremendi" anni 80. Durante i quali - cosa non s'ha da fare per campare! - persino i Nostri scivolarono nel pop, ma senza mai scendere sotto a un livello minimo di qualità, Moby dick dimostra, e così quando il progressive tornò di moda, tra i ragazzi degli anni 2000, i loro concerti romani erano sempre gremiti di generazioni di appassionati, con noi vecchietti orgogliosi dei tanti giovani cultori che ci vedevamo intorno: impagabile!
Come al solito, vi fornisco la playlist completa, raccomandandovi l'ascolto continuativo ancora più del solito, trattandosi qui di un concept album in senso stretto, e subito dopo la tracklist commentata, se preferite accompagnare l'ascolto dei singoli brani con la lettura delle mie modestissime note.
1. L'evoluzione
Nei suoi 14 minuti di saliscendi musicali (com'è tipico del genere), sciorina una cosmologia atea che forse oggi a tratti suona ingenua (ma forse è solo un mio wishful thinking, forse non siamo tanto più avanti di quando io ragazzino facevo certi ragionamenti...), ma non dobbiamo dimenticare che uscì nell'Italia del 1972, faceva ancora scalpore l'ombelico della Carrà...
2. La conquista della posizione eretta
Questo dura "soli" 8 minuti e mezzo, in cui una cornice musicale epica racchiude e dà senso ai pochi versi che raccontano di quei nostri progenitori che per primi furono capaci di guardare lontano senza salire sugli alberi, e quindi di attraversare grandi spazi aperti evitando i predatori per iniziare a colonizzare il pianeta.
3. Danza dei grandi rettili
"Breve" interludio strumentale, in cui sembra davvero di vedere ballare i dinosauri. Tanto che gli si perdona l'errato posizionamento nel flusso temporale: verrebbe qualche decina di milioni di anni prima del brano precedente....
4. Cento mani e cento occhi
Come si può raccontare in pochi minuti il vantaggio competitivo della socialità estesa? Così. Stiamo parlando di un fenomeno che impiegò migliaia e migliaia di anni per affermarsi, migliaia di anni prima di quello (durato millenni anch'esso) con cui la stanzialità vinse sul nomadismo, Abele su Caino. E dei ragazzi poco più che ventenni ce lo fanno capire in un attimo.
5. 750.000 anni fa...l'amore?
E infatti ecco qui che si affaccia nell'animo umano un modo diverso di garantire la riproduzione del proprio DNA: prima lo "scimmione" inseminava tutte le femmine che poteva, avendo la certezza statistica che qualcuno dei cuccioli del branco aveva parte del suo patrimonio genetico, poi comincia a desiderare di sapere quale, e mentre alla femmina basta odorarlo appena nato e poi crescerselo, lui ha bisogno di controllare lei e renderla inaccessibile agli altri maschi. Se ascoltate bene questo brano, capite meglio anche la società odierna, e anche la cronaca nera. E quel punto interrogativo, che colpo di genio!
6. Miserere alla storia
Rispettando in qualche modo le proporzioni, dopo 5 lunghi brani dedicati alla preistoria, ecco poche righe in cui si condensano tutti i 5 millenni che chiamiamo Storia dell'umanità. Ma che se fossimo lungimiranti chiameremmo Era della preestinzione...
7. Ed ora io domando tempo al tempo ed egli mi risponde.. non ne ho!
...perché la circostanza che siamo noi ad avere inventato, probabilmente per non impazzire, la misura del tempo, non significa che il Tempo vero, qualunque cosa esso sia, si curi in qualche modo di noi. A ricordarsene, si farebbero molti meno sbagli, sia individualmente che socialmente parlando.

Avete ascoltato bene il disco? Se avete il vinile o il cd, non usate il telecomando: alzatevi e andate a rimetterlo da capo. Ma anche se state ascoltando spotify o i miei link da youtube, immaginate lo stesso di stare conquistando la posizione eretta, e guardate quello che vi sta succedendo attorno da un punto di vista diverso, più alto e lungimirante, dal divano a cui vi hanno incatenato. L'evoluzione funziona così: quando succede qualcosa, quelli che per caso si trovano ad essere più adatti ad affrontarla sopravvivono e quindi hanno qualche probabilità di riprodursi, quindi i posteri somiglieranno più a loro che a quelli che erano meno adatti e sono morti prima di figliare. Visto da vicino, il processo non si capisce, come un mosaico visto col naso attaccato alle tessere. Ma in piedi a qualche passo di distanza il disegno si comprende. E io vi sto di nuovo parlando dei fatti in cronaca...

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