Anche con la linguetta dentro, non entrava negli scaffali... |
Siamo in piena era progressive, fertilissima stagione della musica italiana con ricadute su ogni altro genere (Mauro Pagani, direttore artistico degli ultimi Sanremo, viene da li, essendo stato frontman della P.F.M. prima che "inventore" della world music con l'album Creusa de ma scritto con De Andrè), e Banco del Mutuo Soccorso ne è una pietra miliare.
Arrivo sull'argomento a qualche giorno dalla scomparsa di Francesco Di Giacomo, storica voce e iconografico frontman del Banco, perchè ero indeciso se popolare queste pagine con l'ennesimo coccodrillo musicale (l'anagrafe non perdona, incidenti o malattie sono solo cause appunto accidentali...) a fare con le rare recensioni di spettacoli o libri da momentanea tregua dalla traccia politica in cui il dovere di sottrarsi alla connivenza mi costringe. Poi ho letto questo di Foglia, davvero troppo bello per poter pensare di scriverne uno migliore, e allora ho pensato che si poteva parlare di musica:
- della straordinaria carriera di una delle band più significative della storia musicale italiana, guarnita di meritati successi anche all'estero;
- di album come questo del salvadanaio o come Darwin che vanno ascoltati d'un fiato, come l'opera unica che sono, anche per capire meglio che disastro è l'era dei singoli;
- di un gruppo di ragazzi, come tanti in un'epoca in cui sognare era ancora lecito e infatti diffusissimo, solo con molto più talento della media, chi a suonare e comporre chi a scrivere testi e cantarli, che in fondo non hanno mai smesso di essere quelli che provavano in una stalla e poi giravano per il quartiere, e quando li andavi a sentire a Roma te ne accorgevi: attorno a te gli sguardi erano di amici che guardavano i loro amici più bravi esibirsi, come tu il Gruppo 104 a Fondo Versace anni prima (questa non la spiego, è solo per chi la capisce).
Nessun commento:
Posta un commento