domenica 15 marzo 2020

STARE A CASA FA DARE I NUMERI...


Locandina e citazione sono tratte da un documentario molto interessante:
ovviamente non si è visto nelle sale italiane, e nemmeno se ne è parlato...
Non volevo parlare del Coronavirus, perché sono scaramantico come ogni buon meridionale, o forse solo per non dover aggiungere, in caso lo contraessi, alla sfiga di esserne stato beccato anche lo scorno di averne parlato nei termini che leggerete. A Roma mi direbbero "t'aa sei tirata", a Reggio "ti jittasti 'u picciu": meglio aspettare. Ma poi arriva la Lagarde, e poi Johnson, e mi scappa da dire tante cose che non sapendo da dove cominciare mi faccio aiutare dalla Madonna di Lourdes... e do i numeri.
Leggete nella foto: sono dati ufficiali. Da quando qualcuno ha fiutato l'affare Bernadette, a Lourdes si sono recate più o meno 500 milioni di persone malate. Di queste, sono guarite in maniera non spiegata dai medici circa 7mila, meno di una su 70mila. Poiché la Chiesa si tiene giustamente a prudente distanza dal dichiarare "miracolo" una guarigione che i medici non sanno spiegare, lo ha ufficialmente fatto per soli 70 casi. In 160 anni. Uno su 7 milioni. Lo so cosa state pensando, specialmente se siete credenti: ecco il solito feroce materialista cui non importa se quell'uno era lui o un suo caro, e che non tiene conto della potenza della fede e della speranza su ciascuno dei pellegrini. Potrei chiedere aiuto a Troisi, ma non lo faccio. Dico solo che non ho niente contro chi si attacca a qualsiasi cosa pur di trovare la forza di resistere a un brutto male e magari guarire, ci mancherebbe altro. Esistono forze dentro ciascuno di noi che hanno bisogno di leve diverse dalla logica per essere attivate, e fanno si che ci sia sempre, per ogni morbo o accidente, una certa percentuale di guarigioni spontanee, che i medici non sanno spiegarsi. Si chiama "effetto placebo", e se a uno gli funziona, qualunque sia il motivo, buon per lui. Ma proprio perché esiste questo effetto, è a lui che ci si rapporta per stabilire, in sperimentazioni a doppio cieco (nessuno sa chi prende il farmaco e chi solo eccipienti), se un nuovo farmaco o trattamento sia efficace o meno: lo è quando le guarigioni sono in numero superiore in misura statisticamente significativa. Ebbene, le guarigioni inspiegabili per i medici, figurarsi quelle per la Chiesa che sono un centesimo, sono in percentuale inferiore tra chi si è recato a Lourdes che tra chi non ci si è mai recato. Il che, a chi non fosse un feroce razionalista, potrebbe portare alla conclusione che Lourdes, più che essere inutile, porta male. E in ogni caso, le spese per la trasferta non possono essere a carico del servizio sanitario nazionale.
Se vi volete togliere uno sfizio, googleate "dati statistici influenza 2019", segnatevi i numeri e ripetete la cosa per gli anni precedenti. Evitate le risposte recenti, che sono in ogni caso influenzate (ahem...) dal coronavirus in cronaca e da quello che il cronista ha in testa di voler dire, o gli hanno detto di dover dire. Scoprirete, ad esempio, che:

  • il Corsera il 5 novembre 2015, forse nel quadro di una campagna per convincere gli anziani a vaccinarsi, riportava che ogni anno si ammalano in Italia dai 3,5 ai 6 milioni di persone, di cui diverse centinaia muoiono per conseguenza diretta dell'influenza, e circa 7/8 mila per conseguenze indirette e complicanze (ma negli anni successivi cresceranno, e non di poco);
  • il Quotidiano.net del 10 gennaio 2019 riportava che nella prima settimana di quell'anno erano state contagiate 323mila persone (si noti: non 20mila in tre mesi...);
  • Pharmastar il 15 aprile 2019 calcolava che ogni anno in Europa si ammala di influenza tra il 4 e il 15 per cento della popolazione, con una media del 9, e muoiono circa 40 mila persone l'anno, il 90% over 65;
  • secondo il Sole24Ore del 22 agosto 2019 i contagiati l'anno prima in Italia erano stati 4.780.000, con qualche centinaio di morti quasi tutti over 65 (tra cui mia madre);
  • il Messaggero il 15 novembre 2019, il mese precedente i primi casi di Covid19 a Wuhan, riportava che l'influenza 2019 aveva già messo a letto 341mila italiani: a letto, non in giro con o senza sintomi che come si fa a contarli, e all'inizio della brutta stagione, che alla fine si sarebbero contati a milioni come sempre (infatti lo stesso pezzo riporta una dichiarazione ufficiale di Influnet, roba targata ISS e Ministero della Salute, che quantifica a 8 milioni i contagiati dell'anno prima, con 800 in terapia intensiva e 200 morti);
  • infatti, il bollettino di Influnet di quest'anno, al 16 gennaio, col Covid19 che si pensava ancora fosse una roba dei cinesi e col focus su "vecchi vaccinatevi e di prescia", recitava che i contagi dall'autunno scorso fossero già arrivati a 2.300.000, e puntavano a 3 milioni - significa, a rigor di logica, che: 1) i vaccini antinfluenzali sono inutili se intanto il virus cambia, 2) forse il coronavirus è arrivato prima di quanto si creda, oppure 3) da quando è arrivato per prima cosa si è pappato il virus precedente;
  • due mesi dopo, persino Il Giornale si affanna a dimostrare statisticamente che il Covid19 è diverso da una normale influenza, per giustamente accodarsi alle raccomandazioni governative (era il 7 marzo, i divieti assoluti e ubiqui dovevano arrivare), ma senza accorgersi che a leggere bene i numeri (per questo vi ho messo il link, a differenza degli altri che o vi fidate o ve li cercate da soli, tanto troverete cose simili) si evince il contrario.

Perché delle due l'una: o il numero dei positivi al tampone corrisponde al numero dei contagiati, e allora effettivamente rispetto a una normale influenza la percentuale di decessi è più alta (oltre il 7 per cento, calcolo a spanne) ma la malattia è molto meno contagiosa, oppure il numero dei contagiati è in realtà molto maggiore, dell'ordine di grandezza di una normale influenza, e allora però la mortalità è molto inferiore al dato riportato. Le frazioni si studiano in terza elementare, non bisogna essere esperti in statistica.
E allora, perché sottoporre il Paese a misure che nemmeno sotto i bombardamenti? Per fermare un contagio che o è molto più difficile di quello dell'influenza, visto che abbiamo passato i 20mila casi solo dopo due mesi di riflettori puntati, o in realtà è altrettanto veloce, ma allora non è poi tanto più grave? No, la ragione è un'altra, e a saper leggere la ammettono pure: perché la vera differenza tra questa e una normale influenza è nel numero di contagiati che finiscono in terapia intensiva, e le nostre strutture sanitarie non sono in grado di soddisfare un tale aumento di domanda, specie quelle nelle regioni meridionali.
Mettiamola in piano: per aver smantellato, anche se ancora per fortuna non del tutto, la sanità pubblica, anziché potenziarla con i giusti investimenti come si doveva (e si poteva, anzi si sarebbe potuto se non ci fossimo legati mani e piedi a un regime monetario dispotico ed eterodiretto nell'interesse altrui) fare, oggi siamo costretti a fermare l'economia, creando un danno immediato che ammonta a svariate volte la cifra che sarebbe bastata a non smantellare e anzi a migliorare la rete ospedaliera. Dico immediato perché i 25 (ma fino alla sventurata ma rivelatrice uscita della Lagarde erano ancora 7,5) miliardi di risorse che tocca spendere per tamponare i danni del fermo emergenziale sono solo una frazione di quelli reali nel breve periodo, a loro volta una frazione di quelli che si assommeranno nel medio, da calcolare applicando la dimenticata formula del moltiplicatore keynesiano con il segno meno dentro. Per una volta, "danno incalcolabile" non è un modo di dire. Tanto che i tedeschi, con dati molto più bassi dei nostri (anche perché a lungo tenuti, come forse si doveva fare tutti, compresi in quelli della normale influenza annuale), hanno usato il loro sistema di banche pubbliche (che loro si sono tenuti, mentre ordinavano a noi di smantellare il nostro) per stanziare aiuti per oltre 550, di miliardi.
In questi giorni deve essere firmato il MES, il trattato secondo cui l'Italia conferisce svariati miliardi a un fondo che poi quando lo invochi per sanare i tuoi sbilanci ti ripresta parte dei tuoi stessi soldi, ma a interessi e in cambio di "riforme strutturali" tipo un ulteriore innalzamento dell'età pensionabile oppure la privatizzazione della sanità. Se lo firmeremo, forse sarà la prova definitiva che una gestione così imbarazzante della crisi in cronaca aveva qualche ragione altrove, ma sicuro sarà il colpo di grazia alla nostra economia (con, anche, un numero di morti da fare impallidire quelli da virus, vedi Grecia). Ma se anche non pensiamo male, e consideriamo quindi i provvedimenti presi come a questo punto inevitabili, ce n'è abbastanza per intanto non firmare un bel niente, e poi approfittarne per chiedere la riforma dei trattati europei e se no l'Italexit. Per fortuna ho visto sui social in questi giorni molte persone aprire gli occhi in tal senso, forse da questa disgrazia alla fine potrà trarsi qualcosa di buono. Tra l'altro, erano cose più o meno scritte nel manifesto elettorale dei cinquestelle, prima che accettassero di tradirsi pur di restare al governo.
A proposito, nel frattempo l'Inghilterra ha dato prova per la seconda volta in pochi mesi di una maturità democratica che noi ci sogniamo, la prima essendo il plebiscito elettorale a favore di chi prometteva di attuare la Brexit, a stroncare anni di bagarre parlamentare che stava sabotando un referendum (continuamente denigrato dalla stampa specie italiana). Come un padre a dei figli responsabili, il governo ha detto ai sudditi di Sua Maestà che probabilmente prenderanno l'influenza, come ogni anno, ma che quest'anno sarà più pericolosa specie per gli anziani quindi di stare attenti, ed ha chiuso il circenses ma non il panem. Evitando al Paese un bagno di sangue, gli ha lasciato in mano le risorse per aiutare i più sfortunati tra i propri cittadini. Ovviamente, la nostra stampa in molti modi schiava ha iniziato a deriderlo e deformarlo, non contenta della malaviruta che aveva fatto nell'occasione precedente. Evidentemente, noi italiani preferiamo essere trattati invece come dei bambini piccoli e un po' scemi: avrete anche voi visto in giro tanti in macchina da soli ma con la mascherina su, o visto in TV gli inviti a restare a casa dei vip (a cui non cambia niente - neanche a me cambia niente a parte la rottura di scatole, potrei starmene zitto, ma penso a tutti quelli che lavorano in proprio che tra un po' non avranno da comprarsi il cibo, e specie ai ragazzi che tentano di darsi da fare in tempi in cui il lavoro come diritto è stato smantellato peggio dei piccoli ospedali), o letto sui social invocazioni a misure ancora più draconiane da parte di uno dei tanti a cui evidentemente piace essere schiavizzati (la paura da sola non basta a giustificare coglionate del genere).
Allora io sto in casa, si, perché costretto, ma continuo a ragionare e a scrivere. E non m'importa niente se mi ritrovo a pensare le stesse cose di persone che considero avversari politici: io so chi sono, non è colpa mia se gli schieramenti mi cambiano sotto il culo. Io sono socialista, come mio nonno che per non prendere la tessera del fascio venne licenziato dalle ferrovie. Se il craxismo ha spostato il socialismo altrove non potevo farci niente, tranne che restare fedele alle mie idee: penso da sempre alla nostra Costituzione come un baluardo e una bussola per la democrazia sostanziale, e che si sia fatto sempre troppo poco per attuarla e rispettarla. Se essa consente cessioni di sovranità, il suo dettato fornisce esso stesso i paletti entro cui tali cessioni possono operare. Se aver ceduto sovranità a una Unione di Stati ci impedisce di aiutare il popolo quando e quanto serve (lo pensai e lo dissi già per L'Aquila e Amatrice), ecco dimostrato anche ai muri che bisogna riprendersi quella sovranità. E certo, bisogna anche evitare, combattendo la corruzione, che questo potere sovrano venga usato per l'arricchimento privato. Ma accettare il vincolo esterno non ci ha salvato, come forse pensavamo: ha solo aggiunto danno al danno.
Vi sento, vi sento: "questo magari domani, ma ora che si può fare, che poteva fare il nostro governo?" Beh, prevedere, e immediatamente e senza esitazioni, non la chiusura di tutte le attività economiche e poi magari il contentino di sospendere le tasse (che quelle invece servono a tenere in piedi il meccanismo del moltiplicatore, attraverso il rientro all'erario della spesa in deficit una volta che ha creato il reddito atteso), ma l'erogazione immediata di quanto serve per fronteggiare l'emergenza (come hanno fatto i cinesi che infatti in due mesi sono fuori o quasi): centri di terapia intensiva attrezzati a tempo di record, mascherine e guanti gratis per tutti, erogazioni di contanti immediate a chiunque non possa sostentarsi, e con un po' di calma anche agli altri danneggiati dal fermo forzato, e una campagna di comunicazione adeguata, atta a far sentire la gente protetta e non terrorizzata. E domani, passata la bufera, miriadi di piccole opere a far ripartire l'economia, assunzioni nel pubblico impiego di giovani ovunque servano, ristatalizzazione di tutti i settori cruciali, edilizia scolastica e strutture sanitarie come se piovesse, e il prossimo virus lo assorbiamo con una scrollatina di spalle, piangendo quelli che nonostante gli sforzi di una sanità che funziona non dovessero farcela, ma con la consolazione di aver fatto tutto il possibile per ridurne il numero. Invece che non essere in grado di aiutarli e per questo bloccare il Paese causando una recessione con le sue chissà quante vittime più o meno dirette, ma lontane dall'attenzione morbosa del nostro malato sistema mediatico. O, visto che ha funzionato, fermare il Paese e sospendere la democrazia alla prima avvisaglia, perché "prevenire è meglio che curare"...

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