domenica 6 marzo 2022

SUDDITI 2.0

La guerra in cronaca e la pandemia da essa miracolosamente sparita hanno in comune, otre all'obiettivo finale (demolire il modello di vita europeo occidentale, e il sistema di valori ad esso connesso), la sconcertante percentuale di persone che aderisce acriticamente alla narrazione ufficiale, tale da includere anche menti che credevi pensanti. Cose così, a chi proprio non riesce a mandare giù le cose senza una spiegazione, come chi vi scrive e voi quattro gatti che ancora mi leggete, necessitano un approfondimento.

Un esempio. Qualche giorno fa ho scritto della guerra, cercando di delineare un ragionamento abbastanza complesso da almeno tentare di spiegare una realtà sicuramente complessa. Mi avete letto in ottanta, non so quanti fino alla fine o magari seguendo i link. Nei siti di controinformazione ben più attrezzati e conosciuti del mio, le letture si saranno contate a centinaia o magari a migliaia, temo mai a un ordine di grandezza superiore. E infatti ovunque vi voltate e vi girate prevale, ineffabilmente, la storiella che "c'è un autocrate cattivo cattivo che un giorno si alza e invade uno Stato sovrano buono buono e noi siamo per la pace per cui il cattivo va fermato in ogni modo" declinata in molte varianti ma non rilevantemente differenti. Chiunque osi argomentare diversamente, ricordando che nella Storia come nella vita quotidiana non esistono il bianco e il nero ma solo tantissimi tipi di grigio, e che la ragione non è mai tutta da una parte quindi nemmeno dalla nostra, ammesso e non concesso che siamo in grado di comprendere davvero quale sarebbe la nostra, fino a ieri veniva etichettato come no-vax ed emarginato dal consesso civile, oggi è un traditore della Patria e rischia davvero la galera (o almeno di essere zittito e neutralizzato definitivamente - e si, col plauso di quelli stessi che a Berlusconi urlavano "no al bavaglio al web e alle libere opinioni"). Il mio post se volete rileggerlo è qui, non ve ne sintetizzo i ragionamenti perché se fosse possibile lo avrei già fatto allora. Oggi parliamo di come sia possibile questa adesione massiccia al monopensiero.

Serve - appunto - una digressione. Se guardo un mosaico col naso attaccato, apprezzo benissimo la fattura e la qualità di ogni singola tessera, ma difficilmente comprendo cosa raffigura il tutto. Per vedere il disegno devo allontanarmi abbastanza. Ma se continuo ad allontanarmi, prima ancora di non riuscire più a distinguere bene cosa rappresenta l'opera perdo la possibilità di capire di che tipo di opera si tratti, e se l'ho sempre visto da qui non so nemmeno che è un mosaico. Con questo, non vi sto dicendo che esiste una distanza "giusta"; dipende dal vostro obiettivo, ad esempio se siete un mosaicista o meglio ancora uno che al mosaicista vende il materiale, è la prospettiva "naso" che vi interessa. Fuori dalla metafora: se vi interessa combattere e vincere le guerre, o all'opposto descriverne l'orrore per giustamente dedurre l'intima ingiustizia di ciascuna di esse senza eccezioni, dovete andare sul fronte o almeno seguire i resoconti dei reporter sul campo. Ma questo vi è non solo inutile, ma spesso fuorviante, se volete comprendere le ragioni storiche di quella guerra, anche magari per imparare come evitare che di simili ne inneschino un'altra. Nella fattispecie, l'espansione a Est della Nato è la causa della guerra, e si poteva capire, e c'era chi inascoltato lo diceva, anni fa, che prima o poi avrebbe costretto la Russia a fare quello che ha fatto. Magari memore di quello che l'Ucraina aveva costituito nell'espansione nazista a est dell'ultima guerra. E/o magari anche solo davvero a difesa delle enclave russe che finché quello Stato fosse restato almeno neutrale potevano anche essere lasciate lì, magari protette a livello politico e diplomatico da eventuali discriminazioni o peggio azioni da parte degli ucraini, ma col passaggio alla Nato proprio no.

Questo livello di complessità nell'elaborazione del pensiero non è difficile da raggiungere. Ad esempio, negli anni settanta si era arrivati a maneggiarla in tanti (alcuni tra quelli che oggi danno sfoggio di esserle estranei, addirittura la esibivano in prima persona), basta pensare a quella immensa mole di produzione artistica che esprimeva una posizione contraria alla guerra in Vietnam, posizione a un certo punto talmente vasta che incise sulla realtà politica e oggi la diamo quasi per scontata, ma ai tempi in molti pagarono con la libertà personale il coraggio di sostenerla. Con conseguenze spesso peggiori di quelle che subirono Mohammed Alì e - per dire - Gianni Morandi. Si può dire che a un certo punto la quasi totalità della generazione dei "figli" disapprovava l'imperialismo dei padri. I quali spesso infatti rimproveravano loro di "sputare nel piatto in cui mangiavano", perché il tempo e il modo di studiare e leggere libri, a cui dovevano anche solo la possibilità di maturare un'opinione diversa, era frutto proprio ed esattamente di quel surplus di risorse che solo l'imperialismo poteva consentire di mantenere. Certo è che il capitalismo (e non serve postulare nessun "grande vecchio", bastano le forze sistemiche) non poteva permettere che quell'andazzo continuasse .

La mia generazione, infatti, fu l'ultima a beneficiare dei rivoli del libertarismo della precedente, e la prima su cui fu sperimentato il cosiddetto "riflusso", poi attuato con tanto di etichetta a partire da quella immediatamente successiva. I ragazzi degli anni 80 non vestivano più "a caso" come noi (io con un paio di jeans ci facevo tutto l'anno, per dire - e si: erano "belli" anche sporchi e laceri - e con un eskimo tutto il liceo e oltre) ma "casual": renderli "target" di "marketing" fu il primo passo. Ma i Fiorucci e i Monclair erano ancora niente: arrivò l'era della TV commerciale, cui la RAI fu "sistemicamente" costretta a uniformarsi o soccombere, poi quella dei reality  e dei talent, poi quella degli smartphone e dei social. Dove se esprimi un pensiero in più di tre righe sei irrilevante. Ieri, potevamo pure pensare che in fondo stavamo invecchiando, e fin da quando esiste la scrittura si trovano esempi di anziani che stigmatizzano i giovani (o tempora o mores!), quindi tacere per non tradire la nostra in fondo invidia perché il futuro era loro e non nostro. Oggi, risulta lampante che tutto quel processo non era che preparatorio di quello che stiamo vivendo adesso. Risultato: non c'è una voce (e se c'è io non l'ho sentita, e io sono uno che ancora va in giro col lanternino ad esempio a cercare sul web nuove proposte musicali) che esprima una critica alla gestione della pandemia o all'espansionismo USA e UE verso est, insomma una voce dissonante, specialmente tra i giovani. E anche tra i meno giovani, perché tutto il processo sopradescritto, che potremmo etichettare per comodità di "rincoglionimento estensivo e progressivo", ha riguardato quasi tutti, fino ad includere la mia generazione e oltre. Insomma vedrete molti cinquanta/sessantenni entusiasti, quando si tratterà di passare dal QRcode sul cellulare al chip sottopelle, mentre ai ragazzi sembrerà addirittura del tutto naturale.

Insomma, è un coro. Fino a ieri di tamponi, zone colorate, statistiche a cazzo, vaccini magici che non immunizzano ma riducono i sintomi, andrà tutto bene, eccetera. Oggi di no alla guerra, Putin nazista, Russia fuori dalle Olimpiadi e da ogni altra competizione a squadre (ma presto anche individuale, a meno di abiura), io sto con l'Ucraina, eccetera. Pensieri semplici, naturalmente inadeguati a descrivere o anche solo lontanamente comprendere situazioni complesse. Ma al suddito 2.0 questo solo è consentito di nutrire ed esprimere. Tanto quelli ancora capaci di concepire pensieri complessi, o anche solo di leggere senza stufarsi quelli altrui, magari comprendendoli e divulgandoli, sono in via di estinzione. E non so nemmeno se, a riuscire ad "infettare" col morbo del pensiero un figlio, oggigiorno, alla fine gli fai un favore.

So, però, qual è l'unico rimedio a mia disposizione, e che consiglio a chiunque altro: tenersi alla larga, ma proprio con scrupolo, da ogni tipo di informazione mainstream, sia televisiva che via social. Deposta anche ogni minima finzione di pluralismo, è oramai, tutta, equivalente ai cinecomunicati dell'Istituto LUCE, a sentire i quali la guerra la stavamo sempre li li per vincere. Qualcuno diceva che in guerra la prima vittima è la verità: di certo tutto quello che vi raccontano è falso, o deformato per piegare la realtà alle tesi preconfezionate cui dovete credere, a cui dovete obbedire, per cui dovete combattere. Vi ricorda qualcosa, compagni? Mettetevi un'altra maglietta gialla e blu, poi guardatevi allo specchio: ecco che fine ha fatto il vostro antifascismo, a difendere il diritto dei nipotini dei nazisti a entrare nella Nato anche se sono alla frontiera russa e nel loro territorio ci sono aree storicamente russe, a costo di non potervi più permettere tra poco né di spostarvi in auto né di scaldare casa. Vi raccomando, seguite i link e leggete gli articoli a cui puntano, e se ai vostri amici di sinistra non basta, fategli leggere anche questo da un sito proprio marxista.


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