L'Italia di oggi è come quella città che non ricordo come si chiama, che fece una brutta fine a causa di alcuni figli di se stessa, mi pare |
- Matteo Renzi (e con lui tutta la "destra" del PD, Franceschini in testa e Veltroni wannabe president in coda) non vede l'ora di riunirsi con i partner naturali, come dimostra anche la tribuna che si è scelto per il suo proclama, il talent show di Maria De Filippi, ovvero uno degli spettacoli di punta della strategia di rincoglionimento delle masse per via televisiva, condotto dalla moglie di uno dei colleghi di loggia del proprietario dell'azienda televisiva trasmittente. Bersani, evidentemente risvegliato dagli schiaffoni di Grillo (solo dopo i quali ha ripreso a dire cose di sinistra, troppo tardi per lui ma forse non per l'Italia), lo ha capito e tenta di ricordargli che se alle primarie ha vinto lui è perché la base del partito è ancora in maggioranza allergica alla deriva renziana, quindi di governissimo non se ne parla, ma non ha capito ancora che l'unica strada che ha per ottenere questo scopo (e salvare la sinistra in Italia, quindi l'Italia e quindi l'Europa) è dire a Napolitano che se da l'incarico al MoVimento lui e il suo partito gli voteranno la fiducia. In questo modo, otterrebbe un duplice risultato: da un lato inchioderebbe Grillo alle sue responsabilità (e potrebbe attuare i suoi otto punti, più un sacco di altre belle cose di sinistra), dall'altro provocherebbe la fuoriuscita immediata di Renzi e qualche altro infiltrato e quindi finalmente l'aborto dell'abominio fallimentare chiamato PD;
- la suddetta opinione non è ormai solo più del vostro devoto blogger e di altri sfigati del web: mentre in SEL cominciano timidamente a rendersi conto di avere quasi tutti i valori identici ai grillini anziché ai compagni di coalizione (Vendola dovrebbe ricordare, tra l'altro, che ha vinto le primarie contro l'apparato PD e le elezioni regionali con l'appoggio web decisivo di Grillo), ecco che Bertinotti addirittura chiede esplicitamente l'incarico al M5S;
- il punto debole della strategia di SEL, infatti, è stata proprio l'alleanza strettissima con un partito che un giorno si e l'altro pure proclamava e dimostrava la fedeltà ai patti europei, cioè a delle forche caudine che di fatto avrebbero impedito l'applicazione di tutti i punti del suo programma che comportavano anche un minimo di spesa: evidentemente gli elettori di sinistra non sono così scemi come l'undicenne di riferimento della strategia politica berlusconiana. Adesso però il Giappone si permette di rilanciarsi alla grande con una politica monetaria di stampo opposto a quella dominante, dando l'esempio agli altri Stati sovrani (si può fare, basta dotarsi di una impermeabilità alla corruzione di quel livello, anche senza introdurre il karakiri) e fornendo anche una traccia ad una Unione Europea che volesse incamminarsi sulla stessa strada, ma la consapevolezza che la costruzione europea attuale sia dannosa per tutti ha fatto breccia persino in Confindustria, tra un po' fedeli all'ortodossia neomonetarista restano solo Renzi e Monti...
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