E qui bisogna fare la prima puntualizzazione: non si tratta di patteggiamento, parola che implica un riconoscimento di responsabilità da parte del patteggiante. Si tratta di una proposta da parte del ricorrente all'accusato di rinunciare al ricorso se lui accetta una sanzione molto inferiore al minimo previsto per la fattispecie oggetto di disputa. E qui arriva la seconda puntualizzazione: Sinner era risultato positivo per una quantità infinitesimale, non idonea ad alterare in alcun modo la prestazione sportiva, ed aveva fornito in primo grado una spiegazione accettata come plausibile dal tribunale (il prodotto proibito usato incautamente dal massaggiatore per un dito sbucciato e fornito dal fisioterapista) che lo aveva assolto (salvo cassargli punti e premio del torneo durante il quale era stata riscontrata la positività, per la responsabilità oggettiva del professionista nei confronti del suo team), e la questione non è mai stata messa in discussione dalla WADA nel suo ricorso, che era quindi avverso l'applicazione da parte dell'ITIA di una sanzione diversa da quella prevista per la fattispecie (da uno a due anni di fermo), tanto che nel ricorso si affrettava a precisare che non gli sarebbero stati tolti i punti e i trofei conquistati durante tutto il periodo successivo alla sentenza di primo grado. Quindi si tratta di una disputa tra due enti sulla sanzione da applicare, nessuno ha mai messo in discussione il fatto che il ragazzo NON si è dopato, è soltanto risultato positivo per un incidente causato da altri, e merita tutti i risultati che ha ottenuto in questo anno fantastico. Chi ancora rimesta nel torbido sui social merita solo disprezzo, punto e basta, e non vi dico le parolacce che gli direi tanto le avete immaginate.
Ma allora perché bisogna accogliere la notizia con relativo sollievo, pur trattandosi di una vera e propria ingiustizia nei confronti di un innocente? Marco Mazzoni qui lo spiega bene bene e in dettaglio, io ve lo ripeto anche per accogliere un suo invito: ripetere e ripetere ancora la verità in ogni contesto in cui ne abbiamo la possibilità è l'unico modo che abbiamo per sostenere il nostro campione. Danneggiato anche dalla stampa d'accatto dei giorni nostri, che continua a mettere nei titoli la parola doping per acchiappare click, anche quando nel testo dice tutt'altro perché non potrebbe dire altro. Provo a schematizzare:
- le norme che inquadrano il caso sono ingiuste ma parlano chiaro: da uno a due anni di sospensione anche in caso di dosi meno che minime - sono talmente ingiuste che sono in fase di revisione (peraltro già strombazzata) da parte della WADA stessa, ma parlano talmente chiaro che il rischio di vedersi rovinata la carriera era per Sinner tutt'altro che basso, andando a giudizio;
- il giudizio, dunque, poteva portare solo (leggi: senza vie di mezzo) alla conferma del disposto dell'arbitrato ITIA oppure all'applicazione della sanzione di almeno un anno - nel primo caso, lo sputtanamento della WADA sarebbe stato totale e definitivo, facendo crollare il carrozzone dell'antidoping in tutto il mondo dello sport, nel secondo, il mondo del tennis avrebbe visto per un anno scendere di classifica fino a sparirne il suo numero uno indiscusso, con una perdita di credibilità probabilmente insanabile;
- l'interesse di tutte le parti in causa a un esito come quello in cronaca è appena consequenziale, come dimostrano anche le dichiarazioni incrociate che l'hanno accompagnato: la WADA che ribadisce in sostanza che Sinner non si è mai dopato e non ha mai barato, Sinner che spiega in sostanza che accetta la responsabilità oggettiva e riconosce la necessità di istituzioni antidoping solide, sono un mirabile esempio del lavoro degli avvocati e degli uffici stampa per bilanciare l'uscita meno peggiore possibile dalla merda in cui erano finiti tutti con entrambi i piedi;
- se è vero che non tutti possono permettersi questi avvocati e professionisti, è vero allora che l'unico senso ammissibile per cui i troppi che hanno protestato e ancora protestano i presunti trattamenti di favore possano avere ragione è che anche chi non può permettersi tale assistenza da ora in poi ce l'abbia (o non era nata per questa la PTPA, Nole?) - insomma, pretendere il giusto giudizio per tutti, non un giudizio ingiusto anche per Sinner, come taluni sembrano fare.
In attesa che queste iniquità trovino una soluzione sistemica, io - la butto là - vedrei bene che gli avvocati del campione querelassero per danni chiunque alluda al doping con riferimento alla sua persona, con tanto di destinazione del ricavato a un fondo per la difesa dei giocatori meno ricchi che si trovino in situazioni simili. Ma resta la necessità di riformare radicalmente il carrozzone dell'antidoping, e l'opportunità di tifare per un ragazzo che è un miracolo che non abbia avuto dei contraccolpi finora e che speriamo sappia cogliere adesso l'occasione di prepararsi alla stagione su terra nel modo migliore, vincendo Roma e Parigi. Per poi magari pensare a Wimbledon...