domenica 13 aprile 2025

SE NO, SON DAZI

I miei 30elode in economia politica e internazionale li ho presi quando si studiavano liberamente tutte, le teorie economiche, cioè prima che l'ultraliberismo finanziario multinazionale imponesse il monopensiero monetarista al punto da far silenziare temo anche all'università ma son certo nel mainstream l'esistenza di alternative alle ricette presentate come "naturali" e "scientifiche" senza contraddittorio. Dai miei studi è passato tanto tempo che ho poco di che vantarmi, avrò dimenticato quasi tutte le formule e i dettagli, ma ricordo abbastanza bene che, ad esempio, tra l'apertura incontrollata di tutte le frontiere e un mirato protezionismo la partita del calcolo costi/benefici era aperta, e andava giocata di volta in volta con piglio empirico da ciascun governo e magari col consenso dei propri cittadini.

Perciò quando ascolto (basta accendere la TV, ce n'è in qualsiasi programma) i commenti irridenti al personaggio Trump, che magari se li merita tutti, mi viene lo schifo. Perché nessuno ricorda che sta li perché è stato più che regolarmente eletto e tenta di fare le cose per cui è stato eletto, ha un mandato e lo rispetta, tra le goffaggini sue naturali e gli stop&go che a volte la politica richiede. Chi avesse davvero a cuore la democrazia, parola che riempie la bocca ma troppo spesso senza senso, dovrebbe sapere che la cosa peggiore che possa fare Trump è più legittima della cosa migliore che possa fare la VonDerLeyen: più esplicita non la riesco a dire.

Ma torniamo nel merito. Non sappiamo ancora come le mosse trumpiane si posizionino nel continuum tra boutade estemporanea irrealizzabile e infatti subito rientrata e inizio della fine della globalizzazione ultraliberista, ma anche nella peggiore delle ipotesi sono da salutare come una boccata di aria fresca nello stagno putrido della politica economica internazionale, un segnale che forse un altro mondo è possibile, che non è vero che quello che ci stanno preparando è ineluttabile, c'è ancora un posto nel mondo dove gli elettori possono mettere in condizione un vecchio rincoglionito a rimettere in discussione qualcosa. La globalizzazione può essere, fin dall'inizio, efficacemente descritta con la fisica dei sistemi: è l'accelerazione tecnologica che ha portato con curva iperbolica il mondo a essere un sistema unico, a cominciare dai trasporti per finire alle criptovalute con tutto il resto in mezzo, non ci si può fare molto. Ma questo, lungi dal rappresentare un argomento per l'abbattimento di ogni tipo di frontiera come se davvero il risultato fosse certamente utopico e non distopico come è sotto gli occhi di tutti (ma si sa, chi non vuole vedere non vede), è un motivo in più per propugnare una più attenta e mirata azione degli Stati nazionali a limitarne perlomeno gli effetti più deleteri. Ma questa forse va spiegata meglio.

In economia ci sono essenzialmente tre mercati: merci, capitale e lavoro. Fin dagli inizi della rivoluzione industriale e tecnologica, gli economisti classici ebbero modo di osservare che se tra due Paesi vengono unificati due di questi mercati, il terzo si unifica automaticamente. Precisamente, mi pare fosse un certo Ricardo. Ma fu un certo Marx a inserire questa teoria in un quadro teorico orientato dal punto di vista della gente comune, per non usare termini sputtanati ideologicamente. Diventato il mondo un sistema unico per quanto riguarda le merci, era chiaro che se si consentiva la stessa cosa ai capitali si doveva dare per scontato che sarebbe successa anche al lavoro, con le differenze di velocità e resistenze connesse per natura a ciascuno dei tre ambiti. Gli economisti classici sostenevano che esiste sempre un punto di equilibrio automatico cui tende il sistema economico lasciato libero di agire secondo le sue logiche, peccato che questo punto possa essere tranquillamente al di sotto della sussistenza dei lavoratori, e averlo dimenticato costò al mondo l'entrata in auge dei nazifascismi e una guerra mondiale. Dopo la quale, fu solo l'interregno dei keynesiani che salvò il capitalismo da se stesso, propugnando l'intervento pubblico nell'economia: lo Stato doveva fare tutto quello che poteva per evitare che il mercato lasciato a se stesso portasse alla rovina i suoi cittadini. Il fatto che tra le cose che fecero gli Stati ce ne fossero molte di storte diede modo al liberismo di riprendere piede, col cosiddetto monetarismo (chiamato così perché l'unica leva che concedeva allo Stato era un moderato governo della quantità di moneta in circolazione), ma l'unificazione dei mercati finanziari figlia dei progressi tecnologici informatici completò la globalizzazione, rendendo solo questione di tempo l'unificazione mondiale del mercato del lavoro.

Ecco che Marx mentre veniva cacciato dalla porta (la caduta del blocco comunista fu una questione di soldi) rientrava dalla finestra: il mondo era un immenso "esercito industriale di riserva" che veniva usato per re-impoverire i popoli risarciti della guerra mondiale da trent'anni di keynesismo. Alla fine, si spostano le persone, e prima di loro si sposta la produzione. E intanto la retribuzione del fattore lavoro crolla. A chi tocca fermare questo scempio, o perlomeno tentare in qualche modo di limitarne gli effetti più deleteri, se non agli Stati democratici, quando gli elettori democraticamente eleggono qualcuno dandogli mandato perché lo faccia? Peccato che nel frattempo i padroni del vapore della globalizzazione finanziaria abbiano partorito il mostro chiamato Unione Europea, molto ben mascherato dall'ideologia finto pacifista/progressista, inducendo per tale via gli Stati a cedergli sempre più sovranità. Per cui se noi oggi (è già successo più volte, peraltro, da Berlusconi alla Meloni passando per Grillo) eleggiamo qualcuno per affidargli il compito di cui sopra, questo semplicemente non può. Gli americani (ma non solo loro, ad esempio leggete questa sui messicani), ancora, si. Che invidia...

sabato 5 aprile 2025

BISOGNA TORNARCI A FREDDO

Che la percezione dello scorrere del tempo sia una cosa alquanto stranuccia è cosa risaputa. Ad esempio, in questi giorni cade il terzo anniversario della fine dello stato di emergenza Covid e ci sembra ieri, mentre lo stato di emergenza stesso è durato poco più di due anni e ci è sembrato, e ci sembra ancora a pensarci, una infinità. Ecco perché è il caso di tornarci adesso: da un lato è passato abbastanza tempo da poterci dire le cose da una distanza che consente forse di fare la tara alle tifoserie, diciamo così, dall'altro è ancora abbastanza attuale da provocare al pensiero il classico brividino alla schiena (anche se per ragioni diverse tra fedeli e non fedeli del Verbo Pandemico); in mezzo, o se preferite di lato, c'è che a prescindere se sia stato fatto apposta o meno il paradigma collaudato in quel periodo è ancora qui tra noi e minaccia di essere riutilizzato per ragioni (apparentemente, si dimostrerebbe) diverse.

Ecco dunque una serie di punti che potremmo dare per consolidati, su quanto è successo nel fatale biennio:

  1. non era la peste bubbonica, e nemmeno l'Asiatica o la Spagnola, ma un'epidemia con uno scostamento della curva delle "normali" vittime delle influenze annuali che può essere giudicato grande (guardando ai valori assoluti; guardando alla persone anche una sola in più è una tragedia) o meno (guardando alle serie storiche percentuali da abbastanza distante da vedere che è stato solo un increspamento della curva), ma di certo non ha niente a che vedere con le grandi pandemie della Storia;
  2. l'affermazione secondo cui il punto precedente sarebbe vero solo per effetto delle contromisure prese, tra cui i cosiddetti vaccini, è priva di fondamento, dal momento che né restrizioni né somministrazioni di sieri hanno fermato i contagi prima del naturale declino della curva, e se lo hanno agevolato è stato in misura non verificabile e non rilevante, e i protocolli di cura e profilassi alternative ai vaccini sono stati per volontà politica precisa praticamente inesistenti (e quelli esistenti, sorti spontaneamente qua e là, o fermati o privati di eco);
  3. la relativa inefficacia e la documentazione invece di nocività (per quanto proditoriamente e insistentemente insabbiata) dei sieri sperimentali sono talmente autoevidenti da rendere francamente imbarazzanti le giustificazioni posticce subito strombazzate (e indimostrabili) della serie "si però hanno ridotto i sintomi", e alla fine da aver fatto pessima pubblicità a un concetto, quello di vaccinazione, che è un altra cosa e ha avuto storicamente ben altri risultati (pur avendo storicamente un margine naturale di pericolosità tale da avere storicamente scoraggiato, fino a pochi anni prima del Covid con la Lorenzin, l'obbligatorietà delle somministrazioni);
  4. la proclamazione dei cosiddetti lockdown (terminologia carceraria: lapsus o autodenuncia?), sia generali che in zone denominate "rosse" sulla base del rapporto tra positivi (a tamponi non in grado di identificare i malati ma solo a evidenziare la presenza di anticorpi - o non ricordate nemmeno la differenza tra "sieropositivi" e "malati di AIDS"? eppure quest'ultimo, proprio come il Covid, è una "sindrome", cioè un insieme di sintomi, non una "malattia" in senso stretto) e posti letto in terapia intensiva disponibili in ogni area territoriale, è stata un esperimento sociale frutto come minimo della precisa volontà politica di agire sul numeratore di quella frazione (implicante la libertà personale di tutti i cittadini e la rovina economica di intere categorie di essi) diminuendolo piuttosto che sul denominatore aumentandolo (attrezzando costi quel che costi, cioè facendo ricorso ad indebitamento pubblico, nazionale o europeo non importa, tutti i presidi ospedalieri che servivano), nascondendosi dietro quei vincoli di bilancio (che ci hanno impoveriti tutti) di cui ci si sarebbe dimenticati in sede di PNRR e quel tabù degli eurobond che fa particolarmente rabbia vedere messo in discussione oggi invece per le armi;
  5. visto quanto sopra enumerato, la messa in discussione delle libertà individuali fondamentali, subordinandole a un concetto così facilmente manipolabile come quello di "salute pubblica" come peraltro i costituenti (freschi degli abusi del nazismo) avevano attentamente evitato di fare (ma con una Corte costituzionale a nomina politica, non c'era da sperare nella sua azione di salvaguardia), fino ad in pratica revocare l'habeas corpus, si rivela per quello che è: una prova generale di un nuovo modello di sudditanza, utile a definitivamente superare i concetti non più utili di democrazia e libertà - dello stesso novero è l'istituzione del Green Pass a soppiantare la libertà di circolazione e assieme il diritto ad esercitare la propria professione in qualunque modo lo si sia guadagnato: fummo in pochi a comprendere che era la fase di test di un impianto che una volta accettato poteva essere riutilizzato per qualsiasi altra ragione, e lo vedremo presto con l'ambiente e magari pure con la guerra.

Accettando anche solo la metà, ed anche solo in parte, di questi ragionamenti come plausibili, si potrebbe e dovrebbe mettere in stato di accusa una intera classe politica (e non dite che non si può fare, con tangentopoli si è potuto), e comunque chiedere scusa e giurare "mai più". Invece, come abbiamo appena delineato alla fine del punto 5, siamo pronti per il Green pass 2.0: sull'inseparabile telefonino, una patente a punti di sensibilità ambientale per togliere dalla circolazione chi non si riesce a convincere a disfarsi della macchina a gasolio (perché razionalmente pensa che è buona e ancora nuova, consuma poco, e impatta meno tenerla che comprare due tonnellate nuove di metalli cristalli plastiche e minerali rari, ma contro l'ideologia la razionalità ha sempre vita dura), non accetta di dover rifare il mutuo quasi estinto per adeguare la propria casa alle assurde normative europee o non avendone la possibilità non accetta di disfarsene svendendola e finendo i propri giorni nei loculi in affitto di stile europeo che stanno fiorendo in ogni dove, non smette di fumare o di adottare un qualsiasi stile di vita che potrebbe ricadere come spesa sanitaria sulla collettività, è meno che zelante nella raccolta differenziata, o magari di nuovo non sottostà a un trattamento sanitario obbligatorio pseudovaccinale o di natura diversa.

Con l'Intelligenza Artificiale che, lungi dall'essere imbrigliata (solo i vecchi brontoloni come me ritengono indispensabile che lo sia), entra oramai anche nelle applicazioni di uso più frequente e generalizzato di ogni device, a sedurre ogni recalcitrante magari anche solo titillando la più banale pigrizia, e intanto a perfezionare esponenzialmente la grande raccolta di dati personali sensibili e caratteristici iniziata da tempo, nessuno potrà sfuggire. E purtroppo, a questa velocità, nemmeno noi sessantenni abbiamo speranza di morire prima di vedere questa oscena distopia realizzata, a meno di morte prematura ovviamente.

sabato 29 marzo 2025

LA SERBIA SERVE

Sempre della serie "i democratici siamo noi a prescindere", per citare una battuta di Totò a seguire immediatamente quella del titolo, dopo la Romania giova ricordare cosa abbiamo combinato e stiamo ancora combinando in Serbia.

Tra parentesi, della serie "la lingua ha sempre implicazioni nel pensiero", il gioco di parole è agevolato dalla radice comune dello Stato balcanico e del sostantivo/aggettivo "servo", come d'altronde pure tra "slavo" e "schiavo" ("slave" in inglese...): si possono assoggettare "gli altri", e gli altri più vicini erano loro, prima di andarli a cercare in Africa per portarli in America.

La Jugoslavia di Tito era considerata un'anomalia nel mondo comunista, al punto da farne partner commerciale e industriale dell'Occidente (con tanto di fabbriche di automobili di progettazione nostrana). Il "dittatore" (per noi, per loro era colui che li aveva liberati dalla morsa nazifascista: nelle foibe i nostri ci sono finiti dopo, prima ci buttavamo noi loro, ma non è di moda ricordarlo) teneva uniti popoli di etnia e religioni diverse, localizzando le varie attività produttive, da buon collettivista, dove era più conveniente per lo Stato: le fabbriche al nord, vicino ai grandi porti e le direttrici europee, l'agricoltura al sud, per dire. Morto lui, e caduto il Muro, se l'Occidente fosse stato una frazione di quello che si riempie la bocca di essere, avrebbe dovuto scoraggiare le naturali istanze divisive, e se no indirizzarle a una transizione il più possibile indolore. Invece, quando Slovenia e Croazia, con i vecchi fiancheggiatori dei nazifascisti tornati a galla, dichiararono l'indipendenza da Belgrado, Germania e Città del Vaticano non attesero neanche l'alba del giorno dopo per riconoscere i nuovi Stati, seguiti a ruota da tutti gli altri. Innescando una guerra tra le più feroci mai viste in Europa, alla faccia di chi ce l'ha così di tolla da continuare a ripetere a pappagallo che l'Europa ci ha regalato 80 anni di pace.

Pochi anno dopo, per giunta, non si perse l'occasione di indebolire ulteriormente i serbi cavalcando le pretese di indipendenza del Kosovo, guidato peraltro da personaggi destrorsi nonché di dubbia moralità, arrivando a bombardare Belgrado, destituire e processare un leader democraticamente eletto, e lasciare che i serbi di quella regione venissero vessati da lì in poi, fino ad oggi compreso, sia mai si ribellino, riescano a fare intervenire in soccorso la madre patria, e possa quindi ripetersi il paradigma visto in Ucraina con le regioni russofone e Putin da li in poi chiamato invasore.

La storia nei dettagli ve la racconta meglio di me il vecchio Fulvio Grimaldi. Ricordarla, serve, anche se purtroppo ancora solo a quei pochi che si ostinano a ragionare con la propria testa. E che sorridono increduli alla notizia, rimbalzata un po' ovunque in questi giorni, della distribuzione di un kit UE di resistenza per 72 ore, in caso di guerra. Sembra una battuta di Crozza, ma la dicono seri, come se avesse senso dotarsene (e se l'attacco dura 4 o 5 giorni anziché 3?) e come se non fosse un rischio creare allarmismi (pensa se la gente ci cascasse - per ora per fortuna pare di no - gli assalti ai supermercati per fare le scorte per 3 mesi, le scene di isteria collettiva, e alla fine gli scaffali vuoti) e una precipua responsabilità di un buon governante invece evitarli finché si può. Poi smetti di ridere, perché pensi che questa cosa l'hai già vista, purtroppo, di recente, nome e cognome Terrorismo di Stato.

E' un classico della criminologia: chi è che può prevedere con maggior esattezza tempi e modi di un assassinio? Esatto: l'assassino. Quindi aumenta la probabilità che gli annunci di improvvido esagerato e iniquo riarmo dell'Unione non siano, come a molti di noi era sembrato in un primo momento, il patetico tentativo di un governo non democratico di un'entità che conta come il due di coppe quando la briscola è a denari di darsi un tono mentre le briscole fanno la Storia, leggi la pace, ma piuttosto il prodotto di una precisa e ferma volontà politica: quella di trascinarci in guerra, fosse anche solo per il più classico degli obiettivi di qualsiasi guerra, insabbiare le magagne (gli impicci coi bilanci vanno in cenere con tutto il resto, e poi c'è da ricostruire, che diamine, vorrai mica fare il disfattista).

E subito la mente va a quando Guglielmino Cancelli "predisse" una pandemia che puntualmente si verificò. Oggi, leggendo le sue profezie a proposito di Intelligenza Artificiale, non si può non rabbrividire.

sabato 22 marzo 2025

ROMANI RUMENI ROM

La Romania fornisce un buon esempio di che cos'è l'Europa, fin dal nome, che deriva da quell'impero che per primo unificò il continente. Non voglio googleare, mi affido alle memorie scolastiche: la storia è quella di una delle ultime grandi espansioni attuate dagli antichi Romani, che dopo dovettero arrendersi all'idea che il massimo che potevano sperare era il consolidamento, e dopo ancora affrontare il declino. Ed è ancora oggi sotto gli occhi di tutti, romani e turisti a milioni, immortalata su una colonna in un bassorilievo a spirale giustamente considerato il primo antenato degli albi a fumetti. I Daci, questo il nome di quel popolo che oggi vi ricorda una sottomarca automobilistica della Renault, erano talmente fieri da risultare tostissimi da sconfiggere, e da rendere necessario dopo il genocidio e la pulizia etnica mediante sostituzione con coloni latinofoni. Della serie: non ci si inventa mai niente, vero Bibi? Ecco perché laggiù si parla oggi una lingua neolatina...

Se oggi qualche razzistucolo associa il popolo rumeno al popolo Rom, dunque, è per una mera assonanza, dato che i Rom invece vengono dall'India e la parola significa più o meno qualcosa come "uomo libero". Che poi è il motivo per cui li sto mettendo in mezzo io adesso...

Chi ha la mia età dovrebbe ricordare di quando l'ineffabile Ceausescu era benvoluto in Occidente, un po' come in Jugoslavia Tito, proprio per essere un comunista eterodosso, interfacciarsi col quale era comunque un modo per dare fastidio all'URSS e al suo blocco. Salvo poi "scoprire" quanto fosse un autocrate senza scrupoli quando l'URSS era crollata e lui non ci faceva più comodo.

La Romania di li a poco sarebbe stata una delle frontiere a Est dell'Unione Europea, buona sia a spostare l'area di influenza occidentale ai confini con la Russia (al momento ko, ma si sapeva già che con tutte quelle ricchezze naturali prima o poi si sarebbe rialzata), sia a rimpolpare quell'esercito industriale di riserva che come aveva compreso Marx doveva servire a demolire una a una tutte le conquiste economiche e sociali dei cittadini dell'Europa occidentale. Non sapevamo ancora che era solo una tappa, che il grosso dell'esercito, quelli in condizioni più disperate, veniva da Sud, ma lo avremmo scoperto presto, anche se ancora non lo abbiamo capito bene e continuiamo a blaterare di razzismo (categoria nella fattispecie serve soltanto alle levate di scudi moraliste finalizzate ad abbattere ogni resistenza). Ed è singolare che dietro a questa strategia globalista, dominante gli ultimi decenni e minacciata per la prima volta (e direi finalmente) da Trump e i suoi, ci sia proprio un miliardario di origini rumene... 

Ma eccoci in cronaca, e al perché e percome la Romania torna a essere un paradigma. La filosofia di fondo è stata dimostrata negli anni da talmente tanti esempi che sarebbe troppo lungo elencarli, dall'Algeria alla Russia, dalla Libia all'Ucraina, passando per mezzo medio Oriente, ma l'esempio rumeno in cronaca è sufficiente a chiarirla, e si può sintetizzarla così: il concetto di democrazia che si è imposto in Occidente oggi è diciamo così piuttosto elastico. Etimologicamente sarebbe il "governo del popolo", in pratica quando chi detiene il Potere è stato "deputato" a farlo a maggioranza in libere elezioni, ma invece in estrema sintesi il concetto applicato è "democrazia è quando chi governa piace a noi". Quando chi piace a noi non ha vinto un cazzo di elezioni, come Zelensky in Ucraina o il direttorio UE che decide di strozzarci o indebitarci a suo piacimento senza nemmeno interpellarci, è democratico, anzi è un baluardo della democrazia; quando chi non ci piace ha avuto il voto e ha l'appoggio della stragrande maggioranza dei suoi cittadini è un autocrate come Putin o come Maduro. E viene imposto ai media di ripetere questi concetti fino a farli diventare luogo comune, come propaganda insegna. Ma in Romania si poteva fare di peggio, ed è stato fatto: uno che non ci piace vince libere elezioni e vengono annullate, poi siccome la cosa gli procura popolarità e rischia di rivincerle viene arrestato poi siccome non lo possono tenere dentro comunque estromesso. Sia mai ci ritroviamo un'altra Ungheria in casa, meglio un'altra Ucraina!

Seguite i link, poi approfondite con Fulvio Grimaldi: un uomo libero ("rom") è (anche) chi non si fa dire dall'alto a cosa credere.

sabato 15 marzo 2025

URSULA E SERRA VANNO ALLA GUERRA

Ach! Certen che dopo anni che non si poteva assolutamenten
parlaren di eurobond, sentire di 800 miliarden di spese
militaren
da keuelli che piuttosten che aprire nuovi ospedalen
dikiaravano zone rossen a più non posso, ci vuole proprien
la faccia come il kulen di Ursula Vondertruppen...
A chi è cresciuto col diario di Sturmtruppen non sembra vero, risentire parlare di guerra in Europa: ci sembrava che la dissacrazione satirica fosse la pietra tombale di ogni bellicismo, più efficacemente di ogni levata di scudi moralista e benintenzionata. Ma ci avevano avvisati Arbore e Frassica: con Quelli della notte e soprattutto con Indietro tutta sembrava avessero reso impossibile fare televisione-spazzatura, e invece non solo si è continuato a farla, ma molto peggio di prima.

Eppure, a seguire l'informazione mainstream, la parola d'ordine è adesso imbracciare il moschetto e ubbidir tacendo, pronunciata con estrema disinvoltura non dico dai capibastone della UE, che si sa il Potere ha di serie l'automantenimento oltre ogni limite, ma anche dai tanti commentatori che di fronte alle continue e reiterate prove dell'ademocraticità e illiberalità dell'Europa si trinceravano dietro il "però ha dato settant'anni di pace a popoli che per secoli non avevano fatto altro che combattersi". E ora, siccome i Nostri Sacri Valori sarebbero sotto l'attacco del Nemico Esterno, si prodigano in appelli alle armi, come se questa scusa non fosse storicamente la più usata della Storia, e come se loro non lo sapessero.

Tra essi, si distingue per attivismo uno che da giovane avrebbe smerdato il se stesso anziano di oggi. Michele Serra, infatti, per la mia generazione era il capitano di un manipolo di combattenti si, ma della satira contro il Potere, e va bene che nella vita è normale essere incendiari a vent'anni ma pompieri a cinquanta, ma lui esagera, e non è la prima volta, trasformandosi nel megafono del Potere nel convocare una manifestazione di sostegno all'interventismo europeo in Ucraina, mascherato come "difesa della Democrazia". Cioè, sarebbe democrazia salire al potere dopo un golpe e iniziare ad angariare e massacrare una parte dei tuoi sudditi perché di altra etnia e lingua? E sarebbe democrazia essere nominati da un direttorio anziché eletti dai cittadini, e da li imporre a piacimento politiche restrittive sulle spese sanitarie o sociali (a cittadini che magari nel loro Paese avevano pure eletto un governo che facesse l'opposto) e politiche espansive sulle spese militari? E quand'anche sei così ottuso a risponderti di si, che Zelenskij e i vertici UE sono democratici punto e basta mentre il Nemico per definizione non lo è, sarebbe democratico andare a imporre la democrazia con le armi? Ai tempi di Cuore, se non ricordo male, l'esportazione della democrazia era un bersaglio... Ah già, ma quelli erano gli Ammericani, oggi la carta si potrebbe rigiocare se lo facesse Trump, che disgraziatamente sta cercando invece (eh si, a modo suo e per gli interessi suoi, si capisce, ma anche sticazzi) di imporre la pace.

Volendo cercare il lato buono della faccenda, è nel fatto che (oserei dire, finalmente: per la cosiddetta pandemia non era capitato...) la presa di posizione di Serra & co. è talmente di destra (e si: come molte altre del centrosinistra, specie in campo economico, ma evidentemente in modo più lampante) che sta spaccando la sinistra. A iniziare dal PD stesso e a finire nelle piazze: fioriscono levate di scudi (qui Peacelink, Sbilanciamoci, Leonardo), e per oggi 15 marzo stesso è prevista anche una contromanifestazione (di Potere al popolo, con molti aderenti), e non che si possa oramai più dare peso politico alle iniziative di piazza, ma insomma se quella pro-UE si rivelasse un flop non sarebbe male, quindi ben venga qualsiasi cosa che gli tolga il terreno da sotto.

In cronaca c'è questo, alla Storia invece passerà cosa succede da ora in poi. Putin non è un fesso e sa che una tregua senza garanzie di pace duratura a valle di un ridisegno dei confini ucraini (arbitrariamente tracciati in seno all'URSS, non dimentichiamolo mai) che rispetti le etnie residenti si tradurrebbe solo in una perdita di tempo a favorire le iniziative di riarmo occidentali, ma nemmeno Trump lo è e capisce da solo che a Putin bisogna offrire quello che gli spetta altrimenti niente pace (e si, niente terre rare) ed è in questa ottica che bisogna leggere le strigliate e gli avvertimenti all'attorucolo ucraino. Quindi lo scenario più probabile è ancora che la pace venga fatta (lo spiraglio c'è, eccome, anche nella storia della diplomazia), l'Ucraina ridimensionata e tenuta fuori da Nato e UE, e il riarmo europeo resti li da un lato a dimostrare che gli Eurobond allora si possono fare cavolo, e dall'altro a consentire agli autocrati finanzieri di rimetterci sotto torchio per ripianare il deficit stavolta da spese militari chiudendo la fase fintamente espansiva del PNRR. Ma se invece si avverasse lo scenario meno probabile, che cioè la UE riesca in qualche modo ad attuare il suo piano controproducente, a riarmarsi in fretta, a sabotare gli accordi di pace, e ad avviare una escalation, mi piacerebbe vedere Michelino e gli altri della sua piazza mandati al fronte a combattere per la democrazia, ma temo invece che per limiti di età ci vedremo i nostri figli. E figlie, sia mai una discriminazione di genere. Quattro gatti che prima hanno fatto in modo che ci costasse un occhio della testa crescerli, e poi ce li fanno far fuori manco fossero carne da cannone come i figli dei nostri trisavoli (che però erano tipo otto a coppia, tirati su con un solo stipendio quando andava bene, e pazienza se ne morivano un paio).

Ed ora un po' di link di approfondimento, che ci servono (ma stanno qui solo perché non sono riuscito a inserirli nel filo del discorso del testo: vi invito invece a seguire anche quelli inseriti nel testo, che sono la stessa cosa):

sabato 8 marzo 2025

LA CONVINZIONE DI GINEVRA

Chi mi segue lo sa, che Ginevra Di Marco è una delle mie artiste preferite: guardate quanti post restituisce una semplice ricerca per "ginevra", tra cui uno antologico/divulgativo, un reportage dal suo mitico concerto con Margherita Hack accanto, e uno analogo a questo, di adesione al crowdfunding per il disco nuovo e invito ad imitarmi.

Il nuovo album si chiama Kaleidoscope, qui potete leggere la presentazione e in fondo al post potete vedere e sentire la stessa Ginevra parlarne, in un modo che si può solo sottoscrivere, appunto. Io ribadisco soltanto che l'autoproduzione è quasi una scelta obbligata in un mondo musicale dominato da politiche editoriali miopi e ripetitive, l'unica che consente di mantenere la libertà di scelta del proprio percorso artistico, tenendosi convintamente fuori dai canali mainstream della promozione e dai canoni che questa corrispettivamente impone. Difficile che vedrete mai Ginevra a Sanremo, più facile beccarla a casa Bollani in via dei Matti numero zero (titolo non a caso preso da Sergio Endrigo...).

E si lo so che oramai nessuno di noi ha il lettore CD in macchina o il tempo di scartare un vinile e metterlo sul giradischi, ammesso di avere ancora il giradischi funzionante (ma arreda, si...). Ma si può anche solo preacquistare le tracce digitali, con o senza il supporto fisico nel formato voluto e altri gadget. E si può andare a sentirla cantare dal vivo, qui a Roma il 28 marzo all'Angelo Mai, a un prezzo giusto (andateci voi ai concerti a 80 euro al cranio, se vi va, io ho chiuso), sicuramente ripagato con margine da una offerta in termini di voce passione qualità che oramai purtroppo non si trova più facilmente in giro. Non sarà eroico come in quel concerto a Messina, a inizio della sua carriera solista, in cui eravamo io il mio amico Massimo e un'altra trentina di spettatori, ma ci vediamo lì.

domenica 2 marzo 2025

MALEDETTA PRIMAVERA

Nell'attesa che i primi tepori scatenino gli ascari del cambiamento climatico, rispolvero la funzione nativa di questo blog e vi propongo uno zibaldone attinto dal mare magno della Rete, secondo il mio personale criterio di distinguere il grano dal loglio. E vi metto a descriverlo una immagine (una pagina di un libro di testo di inglese in uso nelle scuole italiane) tratta dal sito di Blondet, che dovrebbe farci inorridire: non si nascondono nemmeno più, ce lo dicono in faccia, che progetti hanno per noi quelli della UE; bisogna fermarli subito, che forse è già tardi, e pazienza se dovremo ringraziare un buzzurro col parrucchino se ci riusciamo. La traduzione è nell'articolo. La sintesi è: non avremo una casa, un'auto, un lavoro, una pensione, una famiglia, una cucina, una scuola,  ma ostelli, monopattini a noleggio, occupazioni temporanee finché hai fiato in corpo, unioni a tempo (preferibilmente omosessuali e comunque sterili), cibi precotti (magari a base di insetti) e un e-tutor made by AI. Non so voi, ma io sono molto contento di morire prima di vedere realizzata appieno una distopia del genere, ammesso che ci riesca.

Cammerinesi su LiberoPensare ci da notizia di un Consultorio, già in funzione in Germania, che sembra uscire da un Minority Report incrociato con un WhatIf in cui i nazifascisti hanno vinto la seconda guerra mondiale e la delazione sia diventata regola comunemente accettata.

Paragone in questo post fa i conti in tasca, a proposito della settimana di M'illumino di meno appena trascorsa, agli immensi consumi energetici dell'ambaradam necessario a far funzionare le cosiddette Intelligenze Artificiali (che poi non sono altro che una enorme elaborazione di dati in grado di dirti qualsiasi cosa senza capire niente). Con investimenti tali che occorre assolutamente demonizzare quella cinese che riesce a dare risultati simili con costi monetari ed energetici pari a una piccola frazione, altrimenti fallisce tutta l'economia occidentale. E con conseguenza diretta il necessario riciccio dell'energia nucleare, fatta passare per ecologica quando al massimo lo è solo finché va tutto bene, e a patto di non considerare le scorie.

Iacono su l'Antidiplomatico, riportato da Comedonchisciotte, ci introduce un docufilm in cui si racconta la verità sull'Iran, che è mille miglia lontano dalla narrazione monocorde che ci viene propinata da 45 anni. Molte cose io le so da tempo di prima mano, grazie a un grande vecchio amico, ma il film è istruttivo per tutti, anche perché è paradigma di come funziona la disinformazione nostrana.

Chiudo come avevo aperto, con Blondet, che qui e qui ci ripete la verità storica sull'Ucraina e la guerra cominciata nel 2014 non nel 2022, qui ci racconta quello che sta succedendo in Romania che se aspettate di sentirlo in un nostro TG morite di vecchiaia, e qui che non fa mai male torna un attimo sui cosiddetti vaccini antiCovid per raccontarci alcune recenti e istruttive rivelazioni.

Buona lettura. E non alleggeritevi troppo, mia nonna diceva "megghiu to mamma mi ti ciangi ca u suli i marzu mi ti tingi", non fidatevi del tepore del sole marzolino.

sabato 22 febbraio 2025

PANE AL PANE

Quando Trump riuscirà a "fermare tutte le guerre" potrò fare un post della serie "ve l'avevo detto io". Intanto però vi invito a rileggervi il post del giorno della rielezione del nuovo presidente, se non l'intera selezione del motore di ricerca, che dimostra che avevo inquadrato il personaggio fin da prima della sua prima elezione. Ma siccome so che siete pigri peggio di me, mi autocito:

Con qualche timore scaramantico, elenco le cose che potremmo vedere nei prossimi mesi grazie all'afflato democratico dei sudditi della periferia profonda dell'impero americano: pace in Ucraina, Israele che si dà una calmata, messa in pausa dei progetti di una nuova pandemia, abbandono dei folli progetti di cambiamento climatico (o come dicono loro del suo azzeramento) tramite misure empiriche che hanno l'unico sicuro effetto (e forse anche il loro vero obiettivo) nell'impoverimento collettivo. E forse anche un cambiamento di equilibri all'interno di quel progetto antidemocratico e antipopolare che chiamiamo Unione Europea, indotto dal cambiamento di linea dell'alleato più potente. Francamente, se si realizzasse anche solo la metà di questo scenario, poco mi importerebbe che sarebbe grazie a uno che mi sta antipatico e che ideologicamente costituisce un mio avversario politico. Che vi devo dire, sarà l'anzianitudine...

Ora, lo so da me che alcune di queste cose non le abbiamo ancora viste e tra esse alcune non le vedremo mai, ma altre le stiamo già vedendo, ed è questa la riflessione di oggi: se un tizio che tu disistimi e rispetto al quale politicamente ti senti agli antipodi, definisce l'ineffabile Zelenskij come si merita e come tu pensavi fin dal suo affacciarsi alla scena politica, dichiara che i confine dell'Ucraina ante 2014 erano "irrealistici" come avevi pure provato a spiegare tu (erano disegnati in seno all'URSS, cambiava poco se non tenevano conto delle etnie, anzi favoriva il mischiamento), mette la sciagurata OMS alla canna del gas, e frusta come si merita l'ademocratica Unione Europea, tu cosa ne deduci? Che come tanti anziani sei finalmente diventato di destra pure tu, o che è la sinistra che a forse di spostarsi verso destra ha lasciato a sinistra degli spazi talmente vasti che alla fine li ha occupati la destra?

La mia domanda è retorica, e tra l'altro se anche qualcuno risponde diversamente da come mi sono risposto io mi importa relativamente. Io sono un uomo di pace, obiettore di coscienza ai tempi in cui costava caro, anche se non carissimo come a chi lo aveva fatto prima di me, se si fa la pace in Ucraina io festeggio, anche se l'ha fatta uno che non mi piace con un altro che era amico di un altro che non mi piaceva; se la cosa comporta un equo ridisegnamento dei confini a rispettare i popoli che ci vivono festeggio doppio, se di conseguenza si svolgono regolari elezioni in Ucraina (quasi nessuno ricorda che l'attuale regime è frutto di un golpe) triplo, e se tutta la vicenda indebolisce la Nato fermandone la sciagurata espansione a est festeggio (in memoria di tutti i cortei anti-Nato fatti da giovane) quadruplo; se poi mette in crisi l'Unione Europea (che dovrebbe essere demolita e ricostruita su basi totalmente diverse e pienamente democratiche, o niente) esulto. E lascio ai miei amici ancora prigionieri del vecchio continuum destra/sinistra le preoccupazioni sul presunto fascismo, figlie di una grande confusione, anche mediatica, su cosa sia formale e cosa sostanziale. Fuori dai denti, per me il neonazi è Zelenskij, e sulla UE fui subito d'accordo con De André: è la scimmia del quarto Reich, ballava la polka sopra il muro e noi che eravamo sotto le abbiamo visto tutti il culo. E non ho cambiato idea, anzi da allora le cose sono drammaticamente peggiorate.

domenica 16 febbraio 2025

IT'S A SIN(NER)

La vicenda Clostebol si è dunque chiusa, forse nell'unico modo possibile secondo i pochi che ci vedevano lungo e l'avevano detto, mentre il coro dei commentatori e soprattutto dei responsabili escludeva fermamente l'ipotesi: con un accordo stragiudiziale, a tre mesi (scarsi per avere già scontato alcuni giorni) di sospensione.

E qui bisogna fare la prima puntualizzazione: non si tratta di patteggiamento, parola che implica un riconoscimento di responsabilità da parte del patteggiante. Si tratta di una proposta da parte del ricorrente all'accusato di rinunciare al ricorso se lui accetta una sanzione molto inferiore al minimo previsto per la fattispecie oggetto di disputa. E qui arriva la seconda puntualizzazione: Sinner era risultato positivo per una quantità infinitesimale, non idonea ad alterare in alcun modo la prestazione sportiva, ed aveva fornito in primo grado una spiegazione accettata come plausibile dal tribunale (il prodotto proibito usato incautamente dal massaggiatore per un dito sbucciato e fornito dal fisioterapista) che lo aveva assolto (salvo cassargli punti e premio del torneo durante il quale era stata riscontrata la positività, per la responsabilità oggettiva del professionista nei confronti del suo team), e la questione non è mai stata messa in discussione dalla WADA nel suo ricorso, che era quindi avverso l'applicazione da parte dell'ITIA di una sanzione diversa da quella prevista per la fattispecie (da uno a due anni di fermo), tanto che nel ricorso si affrettava a precisare che non gli sarebbero stati tolti i punti e i trofei conquistati durante tutto il periodo successivo alla sentenza di primo grado. Quindi si tratta di una disputa tra due enti sulla sanzione da applicare, nessuno ha mai messo in discussione il fatto che il ragazzo NON si è dopato, è soltanto risultato positivo per un incidente causato da altri, e merita tutti i risultati che ha ottenuto in questo anno fantastico. Chi ancora rimesta nel torbido sui social merita solo disprezzo, punto e basta, e non vi dico le parolacce che gli direi tanto le avete immaginate. 

Ma allora perché bisogna accogliere la notizia con relativo sollievo, pur trattandosi di una vera e propria ingiustizia nei confronti di un innocente? Marco Mazzoni qui lo spiega bene bene e in dettaglio, io ve lo ripeto anche per accogliere un suo invito: ripetere e ripetere ancora la verità in ogni contesto in cui ne abbiamo la possibilità è l'unico modo che abbiamo per sostenere il nostro campione. Danneggiato anche dalla stampa d'accatto dei giorni nostri, che continua a mettere nei titoli la parola doping per acchiappare click, anche quando nel testo dice tutt'altro perché non potrebbe dire altro. Provo a schematizzare:

  1. le norme che inquadrano il caso sono ingiuste ma parlano chiaro: da uno a due anni di sospensione anche in caso di dosi meno che minime - sono talmente ingiuste che sono in fase di revisione (peraltro già strombazzata) da parte della WADA stessa, ma parlano talmente chiaro che il rischio di vedersi rovinata la carriera era per Sinner tutt'altro che basso, andando a giudizio;
  2. il giudizio, dunque, poteva portare solo (leggi: senza vie di mezzo) alla conferma del disposto dell'arbitrato ITIA oppure all'applicazione della sanzione di almeno un anno - nel primo caso, lo sputtanamento della WADA sarebbe stato totale e definitivo, facendo crollare il carrozzone dell'antidoping in tutto il mondo dello sport, nel secondo, il mondo del tennis avrebbe visto per un anno scendere di classifica fino a sparirne il suo numero uno indiscusso, con una perdita di credibilità probabilmente insanabile;
  3. l'interesse di tutte le parti in causa a un esito come quello in cronaca è appena consequenziale, come dimostrano anche le dichiarazioni incrociate che l'hanno accompagnato: la WADA che ribadisce in sostanza che Sinner non si è mai dopato e non ha mai barato, Sinner che spiega in sostanza che accetta la responsabilità oggettiva e riconosce la necessità di istituzioni antidoping solide, sono un mirabile esempio del lavoro degli avvocati e degli uffici stampa per bilanciare l'uscita meno peggiore possibile dalla merda in cui erano finiti tutti con entrambi i piedi;
  4. se è vero che non tutti possono permettersi questi avvocati e professionisti, è vero allora che l'unico senso ammissibile per cui i troppi che hanno protestato e ancora protestano i presunti trattamenti di favore possano avere ragione è che anche chi non può permettersi tale assistenza da ora in poi ce l'abbia (o non era nata per questa la PTPA, Nole?) - insomma, pretendere il giusto giudizio per tutti, non un giudizio ingiusto anche per Sinner, come taluni sembrano fare.

In attesa che queste iniquità trovino una soluzione sistemica, io - la butto là - vedrei bene che gli avvocati del campione querelassero per danni chiunque alluda al doping con riferimento alla sua persona, con tanto di destinazione del ricavato a un fondo per la difesa dei giocatori meno ricchi che si trovino in situazioni simili. Ma resta la necessità di riformare radicalmente il carrozzone dell'antidoping, e l'opportunità di tifare per un ragazzo che è un miracolo che non abbia avuto dei contraccolpi finora e che speriamo sappia cogliere adesso l'occasione di prepararsi alla stagione su terra nel modo migliore, vincendo Roma e Parigi. Per poi magari pensare a Wimbledon...

domenica 9 febbraio 2025

AMICI

Beh, ecco un tema che è quasi impossibile trattare senza rischiare di cadere nei luoghi comuni. Il fatto è che da qualche anno a febbraio mi torna in mente, e quest'anno ho deciso di non fare nemmeno quella telefonata rischiata l'anno scorso come patetico tentativo di ripartire dagli auguri di compleanno, hai visto mai risponde (e no, non ha risposto né richiamato e nemmeno attaccato, ha lasciato squillare fino a che non ho attaccato: migliore disconferma, non so se consapevole o no, non poteva trovare). E il fatto è che da qualche tempo ho un articolo da proporvi e lo tengo li, quindi questa è l'occasione giusta.

Si chiama "Non esistono le amicizie perfette" ed è uscito sul Post, senza autore quindi un tempo lo avremmo detto "redazionale" ma oggi magari è scritto dalla AI che a frullare luoghi comuni è molto più brava di noi umani a non farsene accorgere, non lo so; ma siccome è ben scritto e dà tanto da pensare, io me lo sono letto e riletto, e ogni volta ne sono uscito con una coda diversa.

Oggi è questa, e come dicevo all'inizio rasenta il luogo comune: l'amicizia somiglia all'amore più di quanto non siamo disposti a concedere, in alcuni aspetti e momenti topici. Puoi svegliarti un giorno e ritrovarti amico da vent'anni con una persona che ti sembra di avere incontrato ieri, o scoprirti che non sopporti più di vedere o sentire una persona che hai reputato amica per vent'anni. Puoi trovarti invitato inaspettatamente al matrimonio di uno, o dover fare da testimone a uno che accetti in nome dei vecchi trascorsi e poi cerchi di non frequentare più. Possono bastare cinque minuti a giurare eternità e non bastare cinquant'anni. Puoi sentire e vedere tutti i giorni persone che poi non ne puoi più e le "tagli", o essere così fortunato da avere amici che sai che ci sono, e ogni volta te lo dimostrano, anche se non li senti e vedi quasi mai.

E puoi scrivere un pezzo insulso come questo anche magari con la speranza che per qualche giro contorto poi arrivi quella telefonata, che sei disposto a fare finta di nulla o all'apposto scavarti nell'anima per dare a quel rapporto un'altra possibilità, meritata o meno che sia.

lunedì 3 febbraio 2025

NON SI VEDE LA HOTTURA

In un vecchio sketch dei tempi in cui faceva ridere, che i meno giovani ricorderanno, Massimo Boldi interpretava un cuoco esagitato che ogni tanto urlava "son contrario alla pentola a pressione", completando il tormentone con il titolo di questo post. In fondo al post trovate un video, adesso mi sembra perfetto per riparlare di AI

ChatGPT alla richiesta "rosso di sera bel tempo... completa la frase" risponde "si spera", ma se precisi "completa la frase come farebbe Camilleri" o qualunque altro scrittore ti offre senza problemi un paragrafo nello stile di quello scrittore. Credibile. Poiché è in circolazione già da un paio di anni, si può già essere certi che una parte dei contenuti narrativi sia già fatta con l'Intelligenza Artificiale (con il suo aiuto, per chi ha almeno l'accortezza di fare una revisione umana, o esclusivamente), e che questa parte sia sempre crescente.

La mancanza di trasparenza (dicono sia allo studio una sorta di bollinatura indelebile di qualsiasi contenuto passato per AI, ma è già tardi e chissà se arriverà mai) fa si che anche la semplice email che risponde cortesemente ad una nostra richiesta già oggi non possiamo sapere se è sincera e quindi il tipo ci ha risposto è cortese e ci ha letto, oppure è automaticamente predisposta dall'AI integrata nel gestore di posta elettronica e il tipo potrebbe benissimo essere un cafone che se ne catafotte di noi e non sa nemmeno che gli abbiamo scritto.

Gli si possono delegare tante di quelle cose, anche altamente personalizzate grazie a quanto gli abbiamo "dato in pasto" di noi, che con ogni probabilità avrà lo stesso effetto di quanto è successo con altre capacità basiche: avere qualcosa che ricorda al posto nostro i numeri di telefono ci ha fatto tanto comodo ma ci ha fatto anche perdere la capacità di memorizzarli che avevamo sviluppato quando quel qualcosa non c'era, avere qualcosa che ci dice dove andare ci ha fatto perdere ogni capacità di orientarci con una mappa cartacea (figuriamoci senza), adesso perderemo la capacità di fare una scaletta, un riassunto, persino una ricerca intelligente sul web. E un professore di medie o di liceo, quindi, oggi deve dare per scontato che gli alunni a casa hanno tradotto la versione o fatto il riassunto con ChatGPT, e industriarsi a valutare per altre dimensioni i suoi allievi.

Essendo questi strumenti in grado di "autoistruirsi", possiamo essere sicuri che sarà sempre più impossibile distinguere una immagine o un video reali da quelli prodotti da AI, e qui il vero rischio non è quello a cui si pensa subito, dare valore di verità a cose false: quello poteva sussistere anche in era photoshop o prima in era fotoritocco manuale, se non eri scetàto. No, è il contrario: toglie valore a ogni prova video o foto. Risultato: senza una qualche diavoleria che marchi una volta per tutte, o meglio finché non viene aggirata dall'AI ma allora rimpiazzata da una nuova diavoleria con la stessa funzione, un po' come nella infinita dialettica informatica tra virus e antivirus o sportiva tra doping e antidoping, addio prove video o fotografiche nei processi (e che non riusciamo a controllarla, lo dice lo stesso premio Nobel per la sua ideazione). Di più: perché dovrei rivolgermi per un parere a un costosissimo avvocato quando una AI può accedere a tutto lo scibile giuridico e darmi la stessa risposta, anzi magari una migliore, in tempo reale? fosse un medico, forse, e dico forse, la preferenza per uno che ti guarda ti tocca e ti parla a quattrocchi sarà più dura da estirpare... Più dura ma non impossibile: la gente si comporta esattamente come la rana nell'acqua, continua a pensare "se andava bene un grado in meno andrà bene anche un grado in più" e non salterà via fino a che non avrà superata la soglia per cui non ce la farebbe a saltar via neanche volendo, e da li in poi il bagnetto si chiama cottura.

La spiego meglio. Con l'entusiasmo di risparmiare fatica per una serie di incombenze noiose che l'AI può fare al suo posto, il suo utente pensa: "perché no? in fondo, non faccio che liberare tempo e risorse per potermi occupare di cose più importanti in cui io sono indispensabile" senza rendersi conto di dare così il proprio consenso all'erosione continua, grado per grado, delle cose per cui lui si possa ritenere indispensabile a favore di quelle per cui lui è prescindibile. Se glielo fai notare, ti risponde che "in fondo siamo già tracciati da tempo, gli algoritmi ci circondano e ci pervadono, per cui per questa diavoleria vale la stessa sintassi di tutte le altre inventate dall'uomo dalla ruota in poi, vorrai mica tornare a lavorare in fabbrica al posto dei robot, luddista che non sei altro? come per ogni innovazione tecnologica, si perdono posti di lavoro da un lato e se ne guadagnano di migliori dall'altro..." Insomma, secondo questa linea di pensiero sempre più dominante chi coglie e segnala il pericolo è un retrogrado, invece la tigre si deve cavalcare. E così, tornando all'acqua, forse troviamo la chiave per spiegarci meglio.

Ogni rana può avere legittimamente una sua personale opinione sul concetto di "acqua piacevolmente calda". Ma ciò non toglie che esista una temperatura in cui l'acqua ustiona, bolle, evapora: è un fatto, non è opinabile. Chi sta fuori la pentola e urla a chi sta dentro "salta fuori prima che sia troppo tardi" si basa su questa realtà oggettiva: anche se lui non ha il termometro, e potrebbe essere che ancora non sia stata raggiunta, quella temperatura critica esiste. Nella storia sono millanta gli esempi in cui ignorando questa banalità i popoli si sono scavati la fossa con le loro mani. Non serve fare esempi, qualunque cosa vi sia venuta in mente va bene. La pentola a pressione è innegabilmente utile in tutta una serie di preparazioni, ma uno chef controlla coi suoi sensi quello che sta cuocendo, si fida poco di questa diavoleria...

E ora vi lascio, come non facevo da tempo, con una serie di approfondimenti. Dopo i quali trovate il video.

  • Deepseek, ovvero "una volta aperto l'otre di Eolo, non potete pretendere che escano fuori solo i venti che vi fanno comodo". Questa per capirla bisogna ricordarsi l'Odissea, e allora la ridico meglio: mentre in occidente le AI proprietarie si combattono a forza di server talmente enormi da richiedere presto centrali nucleari dedicate (alla faccia dell'ambiente, pecetta che viene usata solo quando fa comodo), i cinesi se ne escono con una che fa quasi le stesse cose a un costo (in tutti i termini) di una piccola frazione, hai voglia che tiriamo fuori presunte (cioè: reali, ma per tutte le AI mica solo per la loro) questioni di sicurezza e gliele blocchiamo: se si può fare si farà, e le AI "tradizionali" moriranno nella culla (leggetevi anche questo articolo su Sbilanciamoci).
  • Infatti, la linea di movimento è verso l'abolizione di quella crittografia che ci aveva rassicurato a proposito di Whatsapp: Tiktok non ce l'ha mai avuta, e il suo ban è stata solo una mossa per procedere alla sua acquisizione pare da parte di Meta, che dal canto suo ha già annunciato il suo tana-liberi-tutti, ma anche in Europa il vento spira da quella parte.
  • Per staccarci dall'intrattenimento, abbiamo parlato di avvocati. Il Guardian in questo articolo tradotto da Comedonchisciotte rilancia: e le forze dell'ordine? i soldati? Il Robocop di Hollywood aveva un cuore umano, almeno.
  • Per approfondire la questione impatto sul lavoro, e quella sul chi controlla cosa, suggerisco invece questo pezzo di Comito su Sbilanciamoci.info.

E ora facciamoci due risate, che è meglio....

domenica 26 gennaio 2025

NON FA PIU' NOTIZIA

Avevo in canna, per aggiornare il blog rispettando la cadenza grossomodo settimanale che da qualche tempo ha assunto, un pezzullo sull'Intelligenza Artificiale, in attesa peraltro di ricevere da Pasbas un articolo sulla Palestina. Ma oggi mi sa che per questo blog (vista anche la sua grafica attuale), come per quasi tutti i siti d'Italia e molti nel mondo, l'argomento è obbligatorio, anche se visto che continua a ripetersi tra un po' rischia di non fare più notizia: Jannik Sinner ha vinto il suo terzo "slam" (su tre finali disputate), il secondo Australian Open consecutivo.

La partita è stata trasmessa in chiaro, perché i titolari dei diritti hanno capito che così ci guadagnavano di più che cedendoli alla RAI, da poco tenuta per obbligo a trasmettere una serie di eventi più lunga di quella in vigore fino agli US Open dello scorso settembre. Quindi hanno potuto vederla anche quelli come me che per motivi religiosi non sottoscrivono abbonamenti con nessuna TV a pagamento. Dunque potrei farvi un resoconto dettagliato, partendo dai tre set a zero e dalla NESSUNA PALLA BREAK CONCESSA. Potrei, ma non serve: la partita non ha avuto storia.

Il nostro amatissimo crucco infatti non ha mai nemmeno per un attimo, fin dai primissimi scambi, la sensazione che poteva perdere la partita dal russo. Troppo solido mentalmente, troppo ampia la sua confort zone, che dalle tre palle match consecutive annullate al più titolato giocatore di sempre un anno e rotti fa si è capito che comprende senza apparenti problemi tutti i punti decisivi, giocati come se fossero un quindici come un altro, come dice a tutti noi tennisti la teoria e come nessuno di noi invece riesce quasi mai a fare in pratica (dove quel "noi" arriva fino al numero due del mondo, evidentemente).

Non è che non lo avevamo mai visto: Federer faceva così, Djokovic fino al sorpasso nella suddetta occasione in Davis 2023 era il migliore a farlo, e anche Nadal specie sulla terra entrava in campo con un'aura di imbattibilità che faceva si gli avversari mentalmente partivano da zero trenta in tutti i game. Ma che potevamo rivederlo in uno dei "nostri", ecco, non era nemmeno nei nostri sogni. Non so quanto durerà (Roger vinse le sue prime sette finali slam, Jannik per ora è "solo" a tre), magari il carrozzone del cosiddetto antidoping, che nel frattempo si deve essere accorto di averla fatta fuori dal vaso perché ha già cambiato le sue stesse regole per il futuro (statuendo di non rompere più le palle per dosi non in grado di alterare le prestazioni, dell'ordine del milionesimo di grammo e ancora meno, come nel caso Sinner) e si è guardato bene di ricorrere in appello nel molto simile caso Swjatek, riuscirà a incidere sulla sua carlinga la tacca di fermare per un anno, forse compromettendone la carriera, il fenomeno più trascinante che il tennis poteva sperare di incocciare finita l'era dei "big three". Ma sia se dovesse finire ad aprile, sia se durasse qualche annetto come per Re Roger, noi intanto ce la godiamo, e la celebriamo, questa supremazia.

Il nostro campione è ingiocabile, e riduce in lacrime gli avversari, anche quelli che lo seguono da presso in classifica. Questo è.

domenica 19 gennaio 2025

GLI ALIENI E GLI SCENEGGIATORI SCARSI

Oggi ci addentriamo in un terreno mooolto spinoso. In cui è facile venire etichettati in un modo o nell'altro, e nemmeno per cattiveria, perché tutti hanno una vita spesso complicata e non è che uno ha sempre il tempo di stare li a ragionare e a distinguere: i luoghi comuni, i pregiudizi, devono il loro successo commerciale a un rapporto qualità/prezzo imbattibile. Costano nulla e ci si ottiene quasi sempre gli stessi risultati che faticando ad argomentare, laddove quel quasi vuol dire che ogni tanto ci si prendono cantonate terribili, ma abbastanza raramente da giustificare il rischio, mentre in tutti gli altri casi ti hanno lasciato il tempo e le energie di farti i sacrosanti cacchi tuoi, e qualche volta persino salvato la vita.

Per capirci meglio, parliamo non di Storia, ma di storie. Scriverle, inventarle, per raccontarle o scriverle in un libro o farne un film non importa, è arte che ha origine probabilmente assieme all'umanità stessa, e come le altre arti si distribuisce tra gli individui un po' a caso, poi sta a loro esercitarla perfezionarla o sprecarla. Da sempre. Ma man mano che l'umanità si è dotata di mezzi di comunicazione sempre più efficienti e a buon mercato, nel continuum scrittura-alfabeto-stampa-telecomunicazioni che culmina nell'era di Internet e degli smartphone, quell'arte è diventata sempre di più un mestiere, con regole e meccanismi che possono essere appresi e studiati anche da chi di suo di genio naturale non ne ha avuto. Per farla breve, più il mercato chiede storie più serve gente che le scrive più ovviamente tra questa gente ci sarà gente che in un'altra epoca avrebbe fatto un altro mestiere. Con un po' di allenamento, si riconoscono. Se se ne ha voglia, se no chissenefrega, non è mica obbligatorio essere fruitori consapevoli di storie o ascoltatori attenti di musica. Basta prendere in prestito dalla matematica il concetto di "grado di libertà". Un bravo inventore di storie è uno che decide a priori quanti gradi di libertà gli servono per raccontare la sua storia, fa un patto con il suo pubblico, e poi lo rispetta. Puoi decidere di raccontare di supereroi, ma non puoi inventarti un nuovo superpotere ogni volta che non sai come risolvere una situazione in cui hai cacciato i tuoi personaggi, insomma.

Il meccanismo vale anche per la Storia, però: raccontare di Storia, come dimostra il successo di Barbero Angela o Giacobbo, non è un arte molto diversa da quella di raccontare le storie, ha solo molti meno gradi di libertà, perché le cose incontrovertibilmente accadute non le puoi cambiare, a meno che l'etichetta di incontrovertibilità non gli sia stata appiccicata di prescia e/o strumentalmente (e capita spessissimo) e allora devi essere ancora più bravo a non finire impantanato in una versione ufficiale destinata a essere superata. Infatti la dinastia degli Angela ha il suo limite nella fanatica ortodossia di fondo, che ci fa supporre che come padre e figlio in epoca contemporanea sono i sacerdoti della Vera Scienza nei secoli scorsi lo sarebbero stati della Vera Fede, con lo stesso identico cipiglio. All'estremo opposto, sciorinare e poi lasciare coi puntini sospensivi qualsiasi ipotesi a cazzo è una furbata che mostra presto la corda, e infatti Voyager venne satireggiata efficacemente fin dal titolo (vedi immagine in alto a destra). In mezzo c'è procedere sulla linea del rasoio (di Occam: ogni spiegazione non necessaria è di troppo) tra le cose che per quanto se ne sa sono probabilmente accadute e quelle per cui occorre muoversi con l'assistenza del Dio Dubbio: una roba difficile e faticosa, tanto che non si può biasimare chi ha una vita e non ha tempo e voglia di seguirla.

Faccio un esempio macroscopico (e fuori cronaca, per evitare l'effetto "appartenenza" che potrebbe intervenire se parlassi di Covid o di 11 settembre, che hanno però la medesima sintassi): le piramidi di Giza. Ufficialmente costruite 4500 anni fa dagli Egizi, solo a guardarle sembra impossibile che possano averlo fatto con la tecnologia che avevano a disposizione, se poi, anche volendo tralasciare le evidenti implicazioni astronomiche, si pensa che le altre piramidi, in Egitto o altrove, sono lontanissime dalla loro perfezione e maestosità, e non solo quelle più antiche (che sarebbe normale) ma anche quelle successive, il dubbio che serva una qualche spiegazione ulteriore ci sta, eccome. E fino a che non si trova una risposta, va esplicitato in tutti i suoi rigagnoli dichiarando la misura in cui non è risolto né forse risolvibile. Invece, e quindi, è ugualmente sbagliato sia sostenere acriticamente la versione ufficiale magari attaccando e offendendo chi osa discuterla, sia tirare in ballo comodamente gli alieni (come uno sceneggiatore scarso che non sapendo risolvere il pasticcio in cui ha infilato il proprio personaggio, gli fa capitare un incidente, o un colpo di fortuna). Tra l'altro, chi ricorre ad espedienti narrativi comodi, senza rendersene conto rovina la piazza a chi pone dubbi correttamente, dando il destro agli ultraortodossi di mettere gli uni e gli altri nello stesso calderone: quello dei "soliti terrapiattisti".

Tra parentesi, quelli che hanno continuato a difendere l'idea di mondo delle Sacre scritture dalle deduzioni dei greci prima (che peraltro fosse stato per loro, manco sarebbero giunte fino a noi: dobbiamo ringraziare l'Islam, sapevàtelo) e dalle scoperte degli scienziati poi erano proprio gli ultraortodossi, quelli che detenevano il Potere. Obbedendo peraltro alla tendenza naturale per cui esiste una ortodossia scientifica contro cui deve combattere chiunque faccia una scoperta rivoluzionaria: toccò pure ad Einstein, prima come vittima e poi dall'altra parte della barricata contro la meccanica quantistica (Dio non giocherà a dadi, ma ciò è alla base di tutta la tecnologia odierna, compreso l'accrocco in cui mi leggete). 

A proposito di sapevàtelo, visto che abbiamo parlato di trasmissioni divulgative, questa è la mia preferita. Godetevi il video fino alla fine, vi si accenna persino allo step successivo ai quanti, della fisica teorica: la "teoria delle stringhe"...

sabato 11 gennaio 2025

UNA STATISTA DELLA DIXAN

Un vecchio personaggio di Frassica, quando aveva da suffragare le proprie opinioni ad minkiam, citava una statistica della Doxa con lo strafalcione che uso come titolo. Non a caso: si tratta di una cialtronata, ma il frate di Scasazza era un cialtrone simpatico ed esilarante che edificò quasi una lingua tutta sua, i cialtroni di oggi usano la statistica a pene di segugio per edificare il mondo distopico in cui vivranno i nostri figli. Vengo a dimostrarlo.

Il paradigma è sempre lo stesso: (1) si prende un grafico che visto nel suo insieme mostrerebbe una tendenza ics di lungo periodo, magari non significativa o significativa in un verso che non ci fa comodo, (2) se ne estrae un piccolo tratto che rispetto al tutto va in controtendenza, quindi va in un verso che ci fa comodo e ci consente di affermare una tesi, (3) lo si ingrandisce, e si mostra solo quello, estrapolandone conseguenze quindi arbitrarie e non scientifiche, facendone il centro di una propaganda talmente pervasiva (Goebbels diceva più o meno che qualsiasi menzogna a forza di ripeterla diventa verità) da diventare luogo comune, cioè fatto dato per accertato e non più argomentabile.

Ecco com'è che il cambiamento climatico è diventato un intercalare. Anche chi tenta di fare un'analisi più approfondita, come ad esempio ricordando i tagli alla vigilanza antincendio della sindaca di Los Angeles, sente il dovere di schiaffare le due paroline magiche nel suo discorso, anche perché sa che essendo oramai assurte a verità vera per l'emisfero destro (per cui la parte è uguale al tutto) conferisce valore di verità a tutta la sua esposizione. Invece, è inutile ricordare che nella storia dell'umanità (figurarsi del pianeta) è pieno zeppo così di periodi di crescita o calo delle temperature, del tutto indipendenti dall'andamento dell'impronta antropica che si vorrebbe come unica causa. Che poi anche se fosse, e non è, non sarebbe comunque da attribuire alla componente dovuta ai "ricchi occidentali" (che sono relativamente pochi, e si comportano molto "meglio" che nei decenni scorsi) quanto invece alla esportazione del loro modello di sviluppo a fasce di popolazione mondiale ben più numerosa. E anche se fosse, e non è, non sarebbe risolvibile cercando semplicemente di agire su questa variabile, che il clima è troppo complesso per i dottor Stranamore di ieri e di oggi.

Anche con la pandemia, fecero la stessa cosa: l'andamento dei contagi e dei decessi, visto da abbastanza lontano, non è stato che una mera increspatura di un grafico che per fortuna, dati gli innegabili progressi nella medicina e vorrei dire soprattutto nell'igiene, è in calo, che sarebbe più netto se quei progressi riguardassero tutte le zone del mondo (e se vogliamo togliere dal discorso il terzo mondo, se non si fosse demolita la sanità pubblica nel primo e nel secondo, in ossequio al Dio Monetarismo che domina da cinquant'anni). Invece fu manomettendo quella increspatura fino a farne il cardine di un assioma che è stato possibile, facendo leva sulle paure più primordiali, sospendere le libertà individuali comprese quelle economiche e quelle intime (la fallimentare e criminale campagna di cosiddetta vaccinazione, come passerebbe alla Storia se ci fosse Giustizia), attuando di fatto un esperimento sociale che ha messo in mano ai potenti un'arma fine-di-mondo che non mancheranno di riutilizzare quando vorranno, e forse sarà persino presto (ipse dixit).

Con le mie scarse capacità grafiche, vi ho disegnato un diagramma. Di una semplificazione imbarazzante: dovete invece immaginarvelo tutto zigrinato fittamente al punto che i piccoli saliscendi si notino solo zoomando parecchio. Ma come esempio (anche se ne ho trovato di più semplici) va bene: se prendo un piccolo trend che mi fa comodo (2) di una tendenza di lungo termine che non mi fa comodo (1) e mostro solo quello ingrandendolo in modo da dare l'impressione che sia quella la tendenza di lungo termine (3), posso capovolgere la realtà. E se ho un controllo tale sul mainstream per ripetere a manetta la mia realtà capovolta, emarginando in modo sempre più efficace le voci dissonanti ("complottisti", "terrapiattisti"), posso far diventare luogo comune le mie menzogne. Il 2024 è stato l'anno più caldo di sempre, giusto? E se rottamo il mio diesel funzionante per mettere in circolazione, peraltro indebitandomi, altre due tonnellate tra lamiera plastica vetro e metalli rari per le batterie, ho fatto la mia parte per invertire la tendenza, giusto?

Se ci credete, sarete anche voi il perfetto cittadino 2.0, altrimenti sarete arruolati col sottoscritto tra i non allineati, e dovranno solo aspettare che la natura faccia il suo corso e ci tolga di mezzo: i nostri ragazzi ce li stanno plasmando così fin dalle elementari.

lunedì 6 gennaio 2025

BACALAU

Guardando la cartina del Portogallo si direbbe che Lisbona sia una città affacciata sul mare a ovest, come la mia Reggio, ma già zoomando si capisce invece che:

  • è affacciata a sud, come Genova;
  • è affacciata su un fiume, o meglio sul suo cicciotto estuario.

I blog di viaggi sono molto più numerosi, e fanno più soldi, di quelli porno, e sono secondi solo a quelli di cibo; quelli di controinformazione stanno molto più indietro in entrambe le classifiche. Ma non ho intenzione di cambiare linea a questo, perché, risalendo la graduatoria:

  • solo scrivere complicato di cose difficili soddisfa il mio ego;
  • bisogna avere requisiti di facciatosta e diciamo così freschezza;
  • bisogna avere tempo e soldi per viaggiare, e capacità e voglia di fare tante foto e video per raccontarlo;
  • idem, sostituendo cucinare a viaggiare.

Ora, non so se capita anche a voi, ma a me da quando ho in mano un accrocco che fa foto quando e come voglio è passata la voglia di farle e soprattutto di guardarle. Siate sinceri con voi stessi, non era meglio quando prima di fare click ti studiavi bene tutto, perché una foto costava, e poi quelle poche decine di immagini che avevi raccolto le dovevi portare a uno che dopo qualche giorno te le stampava e anche quell'attesa le impreziosiva, e poi anche la sorpresa di come erano venute? Certo che poi le migliori le incollavi in un album, o mettevi in un raccoglitore, e riguardarle era un rito che ti ritagliavi ogni tanto il tempo di farlo ottenendone un piacere sempre diverso. Qualunque cosa che non costi fatica non può dare soddisfazione, anche la vita stessa se fossimo immortali non avremmo possibilità di comprenderne il valore e ci verrebbe a noia.

Avendo speso qualche spicciolo di filosofia per tradurre la mia pigrizia, quindi, niente foto di Lisbona. Ma qualche altra riga per raccontarvela, questa capitale che fu di impero coloniale e si vede, dal mio punto di vista, quella si che la spendo volentieri. Lisbona merita una visita, perché:

  • è tutta una ripida salita, e spostarsi a piedi offre, oltre a scorci bellissimi tra splendide case quasi tutte piastrellate in facciata, una sessione di cardiofitness lunga quanto la vacanza compresa nel prezzo;
  • vi si è radicata l'usanza di mangiare il merluzzo conservato per i lunghi viaggi in mare, come in tutte le città toccate dai normanni (uno dei soprannomi dei reggini è "piscistoccari"), e qui il bacalau lo mangi dovunque e se cerchi bene anche cucinato da Dio;
  • vi si parla una lingua musicale, che anche se non la conosci in qualche modo la afferri, coi suoi echi tra spagnolo e genovese, e tutte quelle U come nel riggitano (e dicono "eu" per "io", tanto per dire);
  • il claim acchiappaturisti che la vuole città da 300 giorni di sole l'anno non deve essere così esagerato, se può capitare di starci sei giorni tra dicembre e gennaio con massime medie tra 15 e 20 gradi (di nuovo, comu a Rriggiu) e quasi senza una nuvola;
  • il 25 aprile qui non è divisivo, anzi, è celebrato ovunque come data fondativa della democrazia, a ricordare al mondo che una "rivoluzione dei garofani" è possibile.

Il fondatore della dittatura il cui successore fu deposto quel giorno del 1974 aveva dato il nome (oggi si chiama appunto 25 aprile) al ponte sospeso più lungo d'Europa, che attraversa l'estuario del Tago con la campata maggiore lunga circa 1000 metri. Un Salvini potrebbe essere tentato di portarlo ad esempio della fattibilità del "suo" ponte sullo Stretto di Messina, ma è vero il contrario: una campata lunga il triplo è impossibile stia in piedi, e sia regolarmente percorribile per quanto dovrebbe oscillare per non cadere, checché ne dicano i novelli Morandi che certo che dicono che se po fà, volete che l'oste dica che il suo vino non è bono?

Insomma, visitare Lisbona è un buon modo di spendere due spicci. Uno pessimo, è invece dotarsi della Lisboa card, che la differenza di prezzo col semplice biglietto multigiorno dei mezzi non è giustificata dai siti e musei gratuiti e scontati che comprende.

Buon 2025 a tutti.

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