Avevo in canna, per aggiornare il blog rispettando la cadenza grossomodo settimanale che da qualche tempo ha assunto, un pezzullo sull'Intelligenza Artificiale, in attesa peraltro di ricevere da Pasbas un articolo sulla Palestina. Ma oggi mi sa che per questo blog (vista anche la sua grafica attuale), come per quasi tutti i siti d'Italia e molti nel mondo, l'argomento è obbligatorio, anche se visto che continua a ripetersi tra un po' rischia di non fare più notizia: Jannik Sinner ha vinto il suo terzo "slam" (su tre finali disputate), il secondo Australian Open consecutivo.
La partita è stata trasmessa in chiaro, perché i titolari dei diritti hanno capito che così ci guadagnavano di più che cedendoli alla RAI, da poco tenuta per obbligo a trasmettere una serie di eventi più lunga di quella in vigore fino agli US Open dello scorso settembre. Quindi hanno potuto vederla anche quelli come me che per motivi religiosi non sottoscrivono abbonamenti con nessuna TV a pagamento. Dunque potrei farvi un resoconto dettagliato, partendo dai tre set a zero e dalla NESSUNA PALLA BREAK CONCESSA. Potrei, ma non serve: la partita non ha avuto storia.
Il nostro amatissimo crucco infatti non ha mai nemmeno per un attimo, fin dai primissimi scambi, la sensazione che poteva perdere la partita dal russo. Troppo solido mentalmente, troppo ampia la sua confort zone, che dalle tre palle match consecutive annullate al più titolato giocatore di sempre un anno e rotti fa si è capito che comprende senza apparenti problemi tutti i punti decisivi, giocati come se fossero un quindici come un altro, come dice a tutti noi tennisti la teoria e come nessuno di noi invece riesce quasi mai a fare in pratica (dove quel "noi" arriva fino al numero due del mondo, evidentemente).
Non è che non lo avevamo mai visto: Federer faceva così, Djokovic fino al sorpasso nella suddetta occasione in Davis 2023 era il migliore a farlo, e anche Nadal specie sulla terra entrava in campo con un'aura di imbattibilità che faceva si gli avversari mentalmente partivano da zero trenta in tutti i game. Ma che potevamo rivederlo in uno dei "nostri", ecco, non era nemmeno nei nostri sogni. Non so quanto durerà (Roger vinse le sue prime sette finali slam, Jannik per ora è "solo" a tre), magari il carrozzone del cosiddetto antidoping, che nel frattempo si deve essere accorto di averla fatta fuori dal vaso perché ha già cambiato le sue stesse regole per il futuro (statuendo di non rompere più le palle per dosi non in grado di alterare le prestazioni, dell'ordine del milionesimo di grammo e ancora meno, come nel caso Sinner) e si è guardato bene di ricorrere in appello nel molto simile caso Swjatek, riuscirà a incidere sulla sua carlinga la tacca di fermare per un anno, forse compromettendone la carriera, il fenomeno più trascinante che il tennis poteva sperare di incocciare finita l'era dei "big three". Ma sia se dovesse finire ad aprile, sia se durasse qualche annetto come per Re Roger, noi intanto ce la godiamo, e la celebriamo, questa supremazia.
Il nostro campione è ingiocabile, e riduce in lacrime gli avversari, anche quelli che lo seguono da presso in classifica. Questo è.
Oggi ci addentriamo in un terreno mooolto spinoso. In cui è facile venire etichettati in un modo o nell'altro, e nemmeno per cattiveria, perché tutti hanno una vita spesso complicata e non è che uno ha sempre il tempo di stare li a ragionare e a distinguere: i luoghi comuni, i pregiudizi, devono il loro successo commerciale a un rapporto qualità/prezzo imbattibile. Costano nulla e ci si ottiene quasi sempre gli stessi risultati che faticando ad argomentare, laddove quel quasi vuol dire che ogni tanto ci si prendono cantonate terribili, ma abbastanza raramente da giustificare il rischio, mentre in tutti gli altri casi ti hanno lasciato il tempo e le energie di farti i sacrosanti cacchi tuoi, e qualche volta persino salvato la vita.
Per capirci meglio, parliamo non di Storia, ma di storie. Scriverle, inventarle, per raccontarle o scriverle in un libro o farne un film non importa, è arte che ha origine probabilmente assieme all'umanità stessa, e come le altre arti si distribuisce tra gli individui un po' a caso, poi sta a loro esercitarla perfezionarla o sprecarla. Da sempre. Ma man mano che l'umanità si è dotata di mezzi di comunicazione sempre più efficienti e a buon mercato, nel continuum scrittura-alfabeto-stampa-telecomunicazioni che culmina nell'era di Internet e degli smartphone, quell'arte è diventata sempre di più un mestiere, con regole e meccanismi che possono essere appresi e studiati anche da chi di suo di genio naturale non ne ha avuto. Per farla breve, più il mercato chiede storie più serve gente che le scrive più ovviamente tra questa gente ci sarà gente che in un'altra epoca avrebbe fatto un altro mestiere. Con un po' di allenamento, si riconoscono. Se se ne ha voglia, se no chissenefrega, non è mica obbligatorio essere fruitori consapevoli di storie o ascoltatori attenti di musica. Basta prendere in prestito dalla matematica il concetto di "grado di libertà". Un bravo inventore di storie è uno che decide a priori quanti gradi di libertà gli servono per raccontare la sua storia, fa un patto con il suo pubblico, e poi lo rispetta. Puoi decidere di raccontare di supereroi, ma non puoi inventarti un nuovo superpotere ogni volta che non sai come risolvere una situazione in cui hai cacciato i tuoi personaggi, insomma.
Il meccanismo vale anche per la Storia, però: raccontare di Storia, come dimostra il successo di Barbero Angela o Giacobbo, non è un arte molto diversa da quella di raccontare le storie, ha solo molti meno gradi di libertà, perché le cose incontrovertibilmente accadute non le puoi cambiare, a meno che l'etichetta di incontrovertibilità non gli sia stata appiccicata di prescia e/o strumentalmente (e capita spessissimo) e allora devi essere ancora più bravo a non finire impantanato in una versione ufficiale destinata a essere superata. Infatti la dinastia degli Angela ha il suo limite nella fanatica ortodossia di fondo, che ci fa supporre che come padre e figlio in epoca contemporanea sono i sacerdoti della Vera Scienza nei secoli scorsi lo sarebbero stati della Vera Fede, con lo stesso identico cipiglio. All'estremo opposto, sciorinare e poi lasciare coi puntini sospensivi qualsiasi ipotesi a cazzo è una furbata che mostra presto la corda, e infatti Voyager venne satireggiata efficacemente fin dal titolo (vedi immagine in alto a destra). In mezzo c'è procedere sulla linea del rasoio (di Occam: ogni spiegazione non necessaria è di troppo) tra le cose che per quanto se ne sa sono probabilmente accadute e quelle per cui occorre muoversi con l'assistenza del Dio Dubbio: una roba difficile e faticosa, tanto che non si può biasimare chi ha una vita e non ha tempo e voglia di seguirla.
Faccio un esempio macroscopico (e fuori cronaca, per evitare l'effetto "appartenenza" che potrebbe intervenire se parlassi di Covid o di 11 settembre, che hanno però la medesima sintassi): le piramidi di Giza. Ufficialmente costruite 4500 anni fa dagli Egizi, solo a guardarle sembra impossibile che possano averlo fatto con la tecnologia che avevano a disposizione, se poi, anche volendo tralasciare le evidenti implicazioni astronomiche, si pensa che le altre piramidi, in Egitto o altrove, sono lontanissime dalla loro perfezione e maestosità, e non solo quelle più antiche (che sarebbe normale) ma anche quelle successive, il dubbio che serva una qualche spiegazione ulteriore ci sta, eccome. E fino a che non si trova una risposta, va esplicitato in tutti i suoi rigagnoli dichiarando la misura in cui non è risolto né forse risolvibile. Invece, e quindi, è ugualmente sbagliato sia sostenere acriticamente la versione ufficiale magari attaccando e offendendo chi osa discuterla, sia tirare in ballo comodamente gli alieni (come uno sceneggiatore scarso che non sapendo risolvere il pasticcio in cui ha infilato il proprio personaggio, gli fa capitare un incidente, o un colpo di fortuna). Tra l'altro, chi ricorre ad espedienti narrativi comodi, senza rendersene conto rovina la piazza a chi pone dubbi correttamente, dando il destro agli ultraortodossi di mettere gli uni e gli altri nello stesso calderone: quello dei "soliti terrapiattisti".
Tra parentesi, quelli che hanno continuato a difendere l'idea di mondo delle Sacre scritture dalle deduzioni dei greci prima (che peraltro fosse stato per loro, manco sarebbero giunte fino a noi: dobbiamo ringraziare l'Islam, sapevàtelo) e dalle scoperte degli scienziati poi erano proprio gli ultraortodossi, quelli che detenevano il Potere. Obbedendo peraltro alla tendenza naturale per cui esiste una ortodossia scientifica contro cui deve combattere chiunque faccia una scoperta rivoluzionaria: toccò pure ad Einstein, prima come vittima e poi dall'altra parte della barricata contro la meccanica quantistica (Dio non giocherà a dadi, ma ciò è alla base di tutta la tecnologia odierna, compreso l'accrocco in cui mi leggete).
A proposito di sapevàtelo, visto che abbiamo parlato di trasmissioni divulgative, questa è la mia preferita. Godetevi il video fino alla fine, vi si accenna persino allo step successivo ai quanti, della fisica teorica: la "teoria delle stringhe"...
Un vecchio personaggio di Frassica, quando aveva da suffragare le proprie opinioni ad minkiam, citava una statistica della Doxa con lo strafalcione che uso come titolo. Non a caso: si tratta di una cialtronata, ma il frate di Scasazza era un cialtrone simpatico ed esilarante che edificò quasi una lingua tutta sua, i cialtroni di oggi usano la statistica a pene di segugio per edificare il mondo distopico in cui vivranno i nostri figli. Vengo a dimostrarlo.
Il paradigma è sempre lo stesso: (1) si prende un grafico che visto nel suo insieme mostrerebbe una tendenza ics di lungo periodo, magari non significativa o significativa in un verso che non ci fa comodo, (2) se ne estrae un piccolo tratto che rispetto al tutto va in controtendenza, quindi va in un verso che ci fa comodo e ci consente di affermare una tesi, (3) lo si ingrandisce, e si mostra solo quello, estrapolandone conseguenze quindi arbitrarie e non scientifiche, facendone il centro di una propaganda talmente pervasiva (Goebbels diceva più o meno che qualsiasi menzogna a forza di ripeterla diventa verità) da diventare luogo comune, cioè fatto dato per accertato e non più argomentabile.
Ecco com'è che il cambiamento climatico è diventato un intercalare. Anche chi tenta di fare un'analisi più approfondita, come ad esempio ricordando i tagli alla vigilanza antincendio della sindaca di Los Angeles, sente il dovere di schiaffare le due paroline magiche nel suo discorso, anche perché sa che essendo oramai assurte a verità vera per l'emisfero destro (per cui la parte è uguale al tutto) conferisce valore di verità a tutta la sua esposizione. Invece, è inutile ricordare che nella storia dell'umanità (figurarsi del pianeta) è pieno zeppo così di periodi di crescita o calo delle temperature, del tutto indipendenti dall'andamento dell'impronta antropica che si vorrebbe come unica causa. Che poi anche se fosse, e non è, non sarebbe comunque da attribuire alla componente dovuta ai "ricchi occidentali" (che sono relativamente pochi, e si comportano molto "meglio" che nei decenni scorsi) quanto invece alla esportazione del loro modello di sviluppo a fasce di popolazione mondiale ben più numerosa. E anche se fosse, e non è, non sarebbe risolvibile cercando semplicemente di agire su questa variabile, che il clima è troppo complesso per i dottor Stranamore di ieri e di oggi.
Anche con la pandemia, fecero la stessa cosa: l'andamento dei contagi e dei decessi, visto da abbastanza lontano, non è stato che una mera increspatura di un grafico che per fortuna, dati gli innegabili progressi nella medicina e vorrei dire soprattutto nell'igiene, è in calo, che sarebbe più netto se quei progressi riguardassero tutte le zone del mondo (e se vogliamo togliere dal discorso il terzo mondo, se non si fosse demolita la sanità pubblica nel primo e nel secondo, in ossequio al Dio Monetarismo che domina da cinquant'anni). Invece fu manomettendo quella increspatura fino a farne il cardine di un assioma che è stato possibile, facendo leva sulle paure più primordiali, sospendere le libertà individuali comprese quelle economiche e quelle intime (la fallimentare e criminale campagna di cosiddetta vaccinazione, come passerebbe alla Storia se ci fosse Giustizia), attuando di fatto un esperimento sociale che ha messo in mano ai potenti un'arma fine-di-mondo che non mancheranno di riutilizzare quando vorranno, e forse sarà persino presto (ipse dixit).
Con le mie scarse capacità grafiche, vi ho disegnato un diagramma. Di una semplificazione imbarazzante: dovete invece immaginarvelo tutto zigrinato fittamente al punto che i piccoli saliscendi si notino solo zoomando parecchio. Ma come esempio (anche se ne ho trovato di più semplici) va bene: se prendo un piccolo trend che mi fa comodo (2) di una tendenza di lungo termine che non mi fa comodo (1) e mostro solo quello ingrandendolo in modo da dare l'impressione che sia quella la tendenza di lungo termine (3), posso capovolgere la realtà. E se ho un controllo tale sul mainstream per ripetere a manetta la mia realtà capovolta, emarginando in modo sempre più efficace le voci dissonanti ("complottisti", "terrapiattisti"), posso far diventare luogo comune le mie menzogne. Il 2024 è stato l'anno più caldo di sempre, giusto? E se rottamo il mio diesel funzionante per mettere in circolazione, peraltro indebitandomi, altre due tonnellate tra lamiera plastica vetro e metalli rari per le batterie, ho fatto la mia parte per invertire la tendenza, giusto?
Se ci credete, sarete anche voi il perfetto cittadino 2.0, altrimenti sarete arruolati col sottoscritto tra i non allineati, e dovranno solo aspettare che la natura faccia il suo corso e ci tolga di mezzo: i nostri ragazzi ce li stanno plasmando così fin dalle elementari.
Guardando la cartina del Portogallo si direbbe che Lisbona sia una città affacciata sul mare a ovest, come la mia Reggio, ma già zoomando si capisce invece che:
è affacciata a sud, come Genova;
è affacciata su un fiume, o meglio sul suo cicciotto estuario.
I blog di viaggi sono molto più numerosi, e fanno più soldi, di quelli porno, e sono secondi solo a quelli di cibo; quelli di controinformazione stanno molto più indietro in entrambe le classifiche. Ma non ho intenzione di cambiare linea a questo, perché, risalendo la graduatoria:
solo scrivere complicato di cose difficili soddisfa il mio ego;
bisogna avere requisiti di facciatosta e diciamo così freschezza;
bisogna avere tempo e soldi per viaggiare, e capacità e voglia di fare tante foto e video per raccontarlo;
idem, sostituendo cucinare a viaggiare.
Ora, non so se capita anche a voi, ma a me da quando ho in mano un accrocco che fa foto quando e come voglio è passata la voglia di farle e soprattutto di guardarle. Siate sinceri con voi stessi, non era meglio quando prima di fare click ti studiavi bene tutto, perché una foto costava, e poi quelle poche decine di immagini che avevi raccolto le dovevi portare a uno che dopo qualche giorno te le stampava e anche quell'attesa le impreziosiva, e poi anche la sorpresa di come erano venute? Certo che poi le migliori le incollavi in un album, o mettevi in un raccoglitore, e riguardarle era un rito che ti ritagliavi ogni tanto il tempo di farlo ottenendone un piacere sempre diverso. Qualunque cosa che non costi fatica non può dare soddisfazione, anche la vita stessa se fossimo immortali non avremmo possibilità di comprenderne il valore e ci verrebbe a noia.
Avendo speso qualche spicciolo di filosofia per tradurre la mia pigrizia, quindi, niente foto di Lisbona. Ma qualche altra riga per raccontarvela, questa capitale che fu di impero coloniale e si vede, dal mio punto di vista, quella si che la spendo volentieri. Lisbona merita una visita, perché:
è tutta una ripida salita, e spostarsi a piedi offre, oltre a scorci bellissimi tra splendide case quasi tutte piastrellate in facciata, una sessione di cardiofitness lunga quanto la vacanza compresa nel prezzo;
vi si è radicata l'usanza di mangiare il merluzzo conservato per i lunghi viaggi in mare, come in tutte le città toccate dai normanni (uno dei soprannomi dei reggini è "piscistoccari"), e qui il bacalau lo mangi dovunque e se cerchi bene anche cucinato da Dio;
vi si parla una lingua musicale, che anche se non la conosci in qualche modo la afferri, coi suoi echi tra spagnolo e genovese, e tutte quelle U come nel riggitano (e dicono "eu" per "io", tanto per dire);
il claim acchiappaturisti che la vuole città da 300 giorni di sole l'anno non deve essere così esagerato, se può capitare di starci sei giorni tra dicembre e gennaio con massime medie tra 15 e 20 gradi (di nuovo, comu a Rriggiu) e quasi senza una nuvola;
il 25 aprile qui non è divisivo, anzi, è celebrato ovunque come data fondativa della democrazia, a ricordare al mondo che una "rivoluzione dei garofani" è possibile.
Il fondatore della dittatura il cui successore fu deposto quel giorno del 1974 aveva dato il nome (oggi si chiama appunto 25 aprile) al ponte sospeso più lungo d'Europa, che attraversa l'estuario del Tago con la campata maggiore lunga circa 1000 metri. Un Salvini potrebbe essere tentato di portarlo ad esempio della fattibilità del "suo" ponte sullo Stretto di Messina, ma è vero il contrario: una campata lunga il triplo è impossibile stia in piedi, e sia regolarmente percorribile per quanto dovrebbe oscillare per non cadere, checché ne dicano i novelli Morandi che certo che dicono che se po fà, volete che l'oste dica che il suo vino non è bono?
Insomma, visitare Lisbona è un buon modo di spendere due spicci. Uno pessimo, è invece dotarsi della Lisboa card, che la differenza di prezzo col semplice biglietto multigiorno dei mezzi non è giustificata dai siti e musei gratuiti e scontati che comprende.