mercoledì 9 luglio 2025

AAA-DRIA-NO!

L'avrete letto un po' dappertutto, oggi è il compleanno di Adriano Panatta ed è un numero di quelli che attirano click, giubilare: 75. Un vecchio, praticamente, non fosse che uno lo guarda e non ci crede, ma io ho memoria di mio nonno di quando aveva l'età mia oggi e mi sembrava un vecchio, guardo le foto e confermo, mi guardo allo specchio e non ci credo, quindi sarà che sono cambiati i tempi, diciamola così.

Panatta è la ragione per cui tutti quelli della mia generazione che hanno giocato o ancora giocano a tennis hanno cominciato. Prima di lui, il tennis era uno sport d'élite, con lui è diventato di massa. La sua parabola sportiva è stata lunga, tra giocatore e CT, ma il vertice è stato molto breve: un paio di stagioni, nemmeno continue. Però è bastato, ad alimentare un mito che ha resistito mezzo secolo fino all'emersione di un talento completamente diverso che finalmente ne superasse a uno a uno tutti i record, con lui sinceramente contento e anzi grato (in quanto stufo di sentirsi chiamato in causa ogni volta che un aspirante successore si rivelava una meteora). E bastava, allora, a riempire il centrale del Foro Italico, che allora veniva realizzato montando gli spalti coi tubi Innocenti attorno alle statue di quello che sarebbe diventato il Pietrangeli, come fosse uno stadio di calcio, e con gli stessi decibel; anzi, i tifosi assiepati sugli spalti ne urlavano il nome con la cadenza calcistica che ho tentato di rappresentare nel titolo, seguita dal tipico battimani a due/tre colpi che avete capito.

Ok, per quelli che non hanno capito in fondo vi metto il video integrale, di una finale di Roma che rischiò di vincere e poi perse da Borg, facendone iniziare la riproduzione all'inizio dell'episodio bizzarro che a momenti consegnava a Panatta il suo secondo open d'Italia: un ape che infastidisce lo svedese al punto da indurlo a darsi una racchettata in testa mentre cercava di scacciarla. Borg poi ci mise due set a riprendersi e poi vinse solo perché allora la finale di Roma era tre su cinque. Ma se anche non lo guardate tutto, se lo scorrete un pezzetto in cui il pubblico romano invoca il suo eroe col coretto calcistico che vi dicevo, lo trovate.

I due erano amici, nel senso proprio che facevano bisboccia assieme prima e dopo le partite, e la Bertè era la fidanzata dell'uno prima di diventare la moglie dell'altro. Altre curiosità: Panatta fu l'unico giocatore ad avere sconfitto, e lo fece due volte, Borg al Roland Garros in 8 partecipazioni; l'unico a infliggere un doppio sei zero a Lendl (anche servendogli da sotto, qui gli highlights), l'unico tennista a mia memoria protagonista di una "invasione di spalti" (pare che un tifoso spagnolo gli avesse insultato la madre), e fu capace di mettersi (e far mettere al suo compagno di doppio Bertolucci) una maglietta rossa mentre toglieva la coppa Davis dalle mani del Cile di Pinochet (una cosa molto più di sinistra del boicottaggio perorato da molta sinistra dell'epoca, che così gliel'avrebbe lasciata).

Auguri, Adriano, anzi Aaa-drià-noo! (ta-ta ta-ta-ta).

P.S. Singolare coincidenza, nello stesso giorno in cui il vecchio re del tennis italiano compie tre quarti di secolo, e il nuovo re raggiunge la sua seconda semifinale a Wimbledon, quello che ha retto il testimone per un ventennio nell'era di mezzo lascia il tennis, pago di aver chiuso tenendo il campo per 5 ore e 5 set con il fenomeno Alcaraz. Meno vincente di Adriano Panatta, Fabio Fognini aveva in comune con lui la sovrabbondanza di talento, che ad entrambi ha fruttato la carriera che hanno avuto a dispetto della minor voglia di allenarsi che di godersi la vita l'uno, e della mancanza di "testa" l'altro. Anche a lui vanno fatti gli auguri, pertanto...

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