domenica 25 maggio 2025

SI PUO' NON VUOL DIRE SI DEVE

Della serie "meno male che non ci devo campare", da qualche settimana i miei post su facebook, che oramai da anni uso quasi esclusivamente a mo' di newsletter di questo blog, sono con ogni probabilità ancora più penalizzati dal famigerato algoritmo di Meta di quanto non lo siano già da tempo per via degli argomenti trattati. Come avevo preannunciato, infatti, ho esercitato (qui accanto le prove) il mio diritto a oppormi all'uso delle mie informazioni "per sviluppare e migliorare i modelli di IA generativa". Che dovrà fare a meno di me, e lo farà senza fare un plissè, come diceva Jannacci: infatti, probabilmente nessuno di voi avrà fatto altrettanto, e sto parlando a qualche decina di persone decisamente fuori dal comune, fosse solo perché hanno ancora il vizio di leggere gli articoli di un boomer che si arroga di dover e poter fare il suo piccolo di controinformazione, non a "gente normale" nella cui platea chi sa che esiste la possibilità di sottrarsi, che la cosa è un suo diritto, e si prende il disturbo di farlo (ovviamente, è tutt'altro che semplice e intuitivo, devi andartelo a cercare tra le impostazioni), ammonterà nella migliore delle ipotesi a uno zero virgola zero qualcosina.

Questa specie di crociata contro l'Intelligenza Artificiale, che bolla chi la pratica come cadavere ambulante (un vecchio che si è rinunciato a convincere tanto presto uscirà dal mondo del lavoro e magari anche dal mondo tout court), non ha alcuna speranza, dunque, di "entrare in terrasanta" figurarsi "prendere Gerusalemme". Ma ciò non toglie legittimità al sentirsi in dovere di combatterla. Al grido di cui al titolo.

Si può, infatti, oramai farsi scrivere i testi col proprio stile di modo che nemmeno un amico fraterno sappia distinguerli dai testi scritti di tuo pugno. Ma si può non significa che si debba, o che sia giusto farlo. E lo stesso paradigma può (e deve) essere applicato a tante altre cose:

  1. si può agire per modificare il clima, magari col nobilissimo scopo di tentare di invertire o rallentare quel cambiamento climatico di cui si è sinceramente convinti, ma non è detto che sia una buona idea, e non tanto perché il cambiamento climatico a base antropica è tutto da dimostrare, o perché finché si hanno risorse sarebbe più saggio spenderle per affrontarne le conseguenze (come sempre gli umani hanno fatto, quale che fosse la causa: basta l'eruzione di un vulcano per regalarci decenni di inverni freddi ed estati mancate, altro che annullare il tanto strombazzato riscaldamento globale), ma perché magari a tentare di farlo questi novelli Frankenstein rischiano di procurare guai più grossi dei problemi che pretendono di risolvere ("potrebbe piovere", cit.);
  2. si possono spingere le aumentate capacità tecnologiche in materia di genetica al punto da "de-estinguere" un pericoloso predatore (manco non avessero visto Jurassic park), ammesso che la notizia che avete persino sentito al TG sia vera e non sia invece una boutade pubblicitaria, ma non è detto che sia una buona idea: sapevate che l'invasione dei cinghiali fino in città (di cui sono pieni i notiziari e sempre più frequenti le esperienze personali di ciascuno di noi) è dovuta a una sciagurata pratica di incrocio di esemplari selvatici coi ben più prolifici maiali da allevamento per fronteggiare la crescente domanda dei consumatori, cosicché è bastato che alcuni esemplari scappassero per ritrovarseli ovunque e fuori controllo? sapevatelo! e con gli orsi in trentino è successa una cosa simile, senza nemmeno la scusa commerciale, ma solo la pretesa scientifica di dovere (ed essere capaci di farlo senza problemi) ripopolare la regione importando esemplari dalla vicina ex-Jugoslavia;
  3. si può digitalizzare qualsiasi cosa, identità moneta lavoro eccetera, ma se non si ha l'accortezza di mantenere ("in back-up") le capacità e le copie fisiche nella misura in cui servono si rischia di legarsi mani e piedi e consegnarsi in mano a chi possiede il controllo dell'interruttore, che spesso non si sa nemmeno chi sia e comunque non è certo li per scelta democratica (sarebbe un guaio lo stesso, ma almeno sotto il formale controllo del "popolo"), cosicché un black-out più serio dell'evento spagnolo recente ci riporterebbe (per parafrasare il famoso aforisma di Einstein sulla quarta guerra mondiale) letteralmente all'età della pietra, costretti a tornare al baratto e a rapporti di forza che altro che il cosiddetto patriarcato di cui ci si riempie la bocca a cazzo come presunta causa dei femminicidi.

Allargando l'alone semantico dell'espressione, l'elenco delle cose che finché si può farle è bene quando si deve farle è male può allungarsi a dismisura: dai vaccini alla procreazione assistita, dal linguaggio politicamente corretto all'acquisto a caro prezzo di autoveicoli sperimentali di dubbia utilità, e il resto mettetecelo voi. Come dice Heather Parisi in questa lettera aperta all'ineffabile Burioni, "La scienza non è mai stata 'io ho ragione e tu devi stare zitto'. La scienza è dialogo, è ascolto. Se invece di spiegare, umili, se invece di convincere, attacchi, allora non stai diffondendo conoscenza.  Stai solo creando un branco. E il branco è pericoloso.

E ora vi lascio a un paio di link di approfondimento, che è da qualche tempo che non lo faccio:

  • Glauco Benigni, una interessantissima digressione sui vari significati del termine Verità;
  • Massimo Mazzucco, una preziosa riflessione sulle origini comuni dei tre peggiori colonialismi della Storia.

domenica 18 maggio 2025

NIENTE TRIPLETE

La parola "triplete" è diventata di moda con l'Inter di Mourinho che vinse scudetto coppa Italia e champions; quella di quest'anno sembrava potesse emularla ma è già fuori dalla seconda a momenti dalla prima (fosse solo per vedere i servizi del tiggì sui festeggiamenti a Napoli) e a quel punto speriamo vinca almeno la terza (perché siamo italiani). Nel tennis non l'avevamo mai neanche sognata. Anzi, chi vi scrive, che come sapete si ostina a calcare la terra rossa nonostante gli acciacchi dell'età, si era abituato a festeggiare, quando (raramente) capitava, un italiano che entrava nella seconda settimana di uno slam, e meno male che c'erano le donne ogni tanto a vincerne uno, anche se a un certo punto pure tra loro sembrava che fosse stata una generazione eccezionale dietro la quale c'era il vuoto.

Invece, come saprete, gli ultimi tempi ci hanno viziato e anche tanto: numero uno a parte, che campeggia sullo sfondo di queste pagine da luglio scorso come un tempo era toccato solo a un certo Roger, ce n'è sempre qualcuno che si segnala, maschio femmina singolo doppio o livello di torneo che sia. Tanto che, visto che qui il tennis è solo uno dei tag e nemmeno di quelli centrali della "linea editoriale", a un certo punto la cosa ha smesso di "fare notizia". A meno che...

A meno che non ricapiti un qualcosa di eccezionale a riempire le caselle rimaste vuote delle cose eccezionali capitate negli ultimi tempi: primo italiano in finale a Wimbledon, primo titolo slam maschile dopo 48 anni, poi primo italiano a vincere tre slam, primo oro olimpico italiano nel tennis, e primo bronzo, coppa Davis dopo 48 anni, poi doppiata l'anno successivo in accoppiata con le ragazze, primo italiano a vincere un Master, due italiani in top ten contemporaneamente. Cosa mancava? ah si, che una azzurra vincesse singolo e doppio a Roma nello stesso anno dopo la Seles nel 1990, che un azzurro rivincesse a Roma dopo 49 anni, e che le due cose assieme giustificassero un titolo di questo post con quella sola parola. Invece, niente.

Razionalmente, anche a usarli per il meglio come ha fatto, tre mesi di stop avrebbero giustificato anche una sconfitta in uno dei turni precedenti, figurarsi in finale. Ma intimamente rode, di doversi vedere una premiazione per il secondo posto, che comunque mancava da 47 anni, che quella per il vincitore. Non si può però essere tristi, ce lo impedisce il sorriso di Jasmine Paolini, vista sollevare il trofeo di vincitrice per due volte in due giorni. Per i maschi, facciamoci ancora bastare il coro in memoria: AADRIAANO! AADRIANO!

domenica 11 maggio 2025

SE NE FA UN ALTRO

Non essendo credente, non parlo di questo argomento per interesse diretto. Ma l'influenza enorme che una figura dominante come quella del capintesta della Chiesa cattolica ha sull'opinione pubblica, e non solo di credenti (il bisogno di salvare dalla condanna almeno uno della cricca dei potenti è intimamente umano, e la figura del Papa pare fatta apposta), suscita il mio interesse indiretto, e spero anche il vostro.

Da quando fu fatto fuori Luciani, per aver minacciato esplicitamente di voler fare chiarezza nell'intrigo di soldi e potere in cui era coinvolta la Chiesa, il soglio di Pietro infatti è stato ininterrottamente occupato da personaggi con scopi politici precisi, e ben diversi dalle dichiarazioni pubbliche per le quali hanno raccolto entusiasmo e venerazione. Volendo semplificare estremamente, Wojtila era li per consentire all'Occidente di vincere la Guerra fredda e demolire l'URSS, Ratzinger per consolidarne i risultati (quando un Papa "regna" abbastanza a lungo da aver nominato quasi tutti i cardinali che dovranno eleggere il suo successore non ci si può attendere diversamente) ma "se ne dimenticò" e non seguì il destino di GP1 grazie alle quasi inedite dimissioni, seguite dall'immediata elezione di Bergoglio. Uno che era stato pappa e ciccia con la dittatura argentina, e che si dimostrerà pappa e ciccia con la cricca che sta imponendo l'Agenda 2030 e ideologie connesse, il resto è solo facciata.

Il teorema tra parentesi poche righe indietro rema contro questa ipotesi, ma la speranza adesso è che "lo spirito santo" abbia suggerito ai votanti che effettuare uno scarto rispetto a questa subalternità al Potere fosse l'unica, forse l'ultima, speranza di mantenere per la loro istituzione un ruolo di potere autonomo. Prevost ebbe comportamenti opposti a "el Papa" durante la cosiddetta pandemia, e il suo evidente immediato (fin dal vestito, fin dalla scelta del nome) distanziarsi dall'affettata "vicinanza agli ultimi" del suo predecessore lascia sperare che lui invece non si scordi dei "penultimi", senza salvare i quali gli ultimi perdono ogni speranza di promozione.

Lo vedremo, il tipo è relativamente giovane e dovrebbe avere il tempo di lasciare un suo segno, anzi come ha detto un mio amico sto giro non è nemmeno più detto che noi si viva più a lungo di lui: nd'a jucamu, ce la giochiamo. Magari, a tennis...

sabato 3 maggio 2025

BLACKOUT

Nell'album Metropolis di Guccini, un gioiello uscito quando avevo 18 anni, c'è un brano di cui ho preso a prestito il titolo, che racconta il lato romantico di un avvenimento ricorrente in quegli anni di austerity e crisi petrolifera, che minaccia di tornare tale in questi anni di Agenda 2030 e terrorismo climatico ed energetico di regime.

La cronaca spagnola, cioè, potrebbe ripetersi, e si: anche da noi. O perlomeno così si potrebbe dedurre da un'analisi seria delle cause. Esatto, quella che non c'è stata nella cronaca mainstream, che ha preferito buttarsi subito sull'evento climatico estremo ("ha stato il cambiamento climatico!": e come ti sbagli?!) o sul classico dei classici, l'attentato terroristico, magari di hacker russi. Lo sciacallaggio mediatico, sempre esistito per carità, è diventato la regola, la prima opzione.

Bisogna andare a spulciare nella rete per trovare chi ricordi che l'evento che ha paralizzato la penisola iberica e zone limitrofe, ivi compreso il torneo di tennis a Madrid, è stato preceduto di soli pochi giorni dalla celebrazione in pompa magna del raggiungimento da parte della Spagna dell'obiettivo 100% di energia da fonti rinnovabili. Peccato che la maggior parte di queste ultime sia soggetto a sbalzi naturali di produzione tra l'altro non sincronizzati, anzi spesso in contrasto, con gli sbalzi naturali di consumo, creando i presupposti per delle strozzature per cui eventi estremi da estremamente improbabili divengano sia pur raramente possibili, il che per la nostra società è troppo.

Già perché, rispetto al 1981 cantato dal Maestrone in cui pure la dipendenza della società dall'approvvigionamento elettrico costante era un fatto acquisito, sono successe un pochino di cose che hanno peggiorato la situazione. Al punto che uno scenario in cui un evento durasse più di qualche ora, diciamo almeno qualche giorno, diventerebbe tale e quale a un b-movie catastrofico. Avendo tutto sui telefonini, infatti, quando si è scaricata anche l'ultima power bank restiamo tutti non solo senza possibilità di comunicare, ma anche: senza notizie, senza soldi, senza amici, e chi ha meno di cinquant'anni senza alcuna capacità di orientamento. Per farla breve. Senza intrattenimento e col problema di consumare tutto il cibo nel freezer, prima, e di trovarne altro, poi, si era già 45 anni fa.

Un "covid della tecnologia", insomma, come ebbe a profetizzare qualche tempo fa il re dell'Etiopia (uno dei posti in cui la Storia, a saperla studiare, ha sfatato il mito di "italiani brava gente" di cui troppo spesso ci riempiamo la bocca), da una posizione in cui evidentemente riesce ancora a mantenere un punto di vista realistico. Ce ne sarebbe abbastanza per apprendere la lezione, che forse è: non affidare mai tutta la tua libertà (felicità, ricchezza, quello che vuoi) a una unica fonte, sennò rischi di perderla tutta d'un botto.

Insomma, qualsiasi "integralismo" è foriero di sventure, anche quando è lastricato di buone intenzioni (come la strada del diavolo, si diceva una volta), e anche (e direi soprattutto) quando non si riesce neanche a vederle, all'orizzonte o dietro l'angolo. Secondo questo assunto, quindi:

  • incentivare l'approvvigionamento di energia da fronti rinnovabili è una buonissima idea, ma affidarsi a loro al 100% è una pessima (specie se ci si dimentica, come colpevolmente si fa in Italia, Paese eminentemente montuoso, che la migliore tra esse resta l'idroelettrico, che funziona anche di notte e quando non c'è vento);
  • fidarsi della scienza è giusto, specie quando è tale cioè mette qualsiasi protocollo a disposizione di ripetizione o smentita da parte di chiunque, ma affidarsi dogmaticamente alla Scienza nelle decisioni specie politiche è non solo pericolosissimo ma anche una contraddizione di termini che automaticamente dequalifica la scienza a fede pseudoreligiosa o credo politico;
  • disinquinare il massimo possibile è giusto, ma elevare il cambiamento climatico di origine antropica a luogo comune, implicante il corollario (del tutto infondato, e pericolosissimo) che sia possibile invertirlo, cioè ingegnerizzare delle azioni che abbiano degli effetti e che questi siano quelli desiderati e controllati, è una bufala col botto, giustificata dal business che sottintende, e avente scopi politici e di redistribuzione della ricchezza verso l'alto.

E l'elenco potrebbe continuare all'infinito. Meglio salutarci con Guccini, poi fate voi.

In evidenza

DEFICIENZA, NATURALE

Dell'argomento AI ne abbiamo già parlato come di uno di quei pericoli gravissimi verso i quali sarebbe opportuno porre argini non appen...

I più cliccati dell'anno