Invece, come saprete, gli ultimi tempi ci hanno viziato e anche tanto: numero uno a parte, che campeggia sullo sfondo di queste pagine da luglio scorso come un tempo era toccato solo a un certo Roger, ce n'è sempre qualcuno che si segnala, maschio femmina singolo doppio o livello di torneo che sia. Tanto che, visto che qui il tennis è solo uno dei tag e nemmeno di quelli centrali della "linea editoriale", a un certo punto la cosa ha smesso di "fare notizia". A meno che...
A meno che non ricapiti un qualcosa di eccezionale a riempire le caselle rimaste vuote delle cose eccezionali capitate negli ultimi tempi: primo italiano in finale a Wimbledon, primo titolo slam maschile dopo 48 anni, poi primo italiano a vincere tre slam, primo oro olimpico italiano nel tennis, e primo bronzo, coppa Davis dopo 48 anni, poi doppiata l'anno successivo in accoppiata con le ragazze, primo italiano a vincere un Master, due italiani in top ten contemporaneamente. Cosa mancava? ah si, che una azzurra vincesse singolo e doppio a Roma nello stesso anno dopo la Seles nel 1990, che un azzurro rivincesse a Roma dopo 49 anni, e che le due cose assieme giustificassero un titolo di questo post con quella sola parola. Invece, niente.
Razionalmente, anche a usarli per il meglio come ha fatto, tre mesi di stop avrebbero giustificato anche una sconfitta in uno dei turni precedenti, figurarsi in finale. Ma intimamente rode, di doversi vedere una premiazione per il secondo posto, che comunque mancava da 47 anni, che quella per il vincitore. Non si può però essere tristi, ce lo impedisce il sorriso di Jasmine Paolini, vista sollevare il trofeo di vincitrice per due volte in due giorni. Per i maschi, facciamoci ancora bastare il coro in memoria: AADRIAANO! AADRIANO!
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