sabato 11 ottobre 2025

PACE UN CORNO

Non è una ricostruzione di AI, è un fotogramma di un
avvenimento reale, nel 2014 a Piazza San Pietro...
La domenica delle salme
Fu una domenica come tante
Il giorno dopo c'erano i segni
Di una pace terrificante

Fabrizio De Andrè

L'aver imbottito il prosciutto costituito dalla elementare considerazione (qui Blondet) dell'inutilità e anzi controproducenza dei blocchi stradali dei manifestanti proPal tra due fette di pane, una messa in piano che più esplicita non si può nella questione israelo-palestinese inquadrata come colonialismo (sentire Roger Waters) e una condanna netta del piano neocolonialista cosiddetto di pace, non mi ha messo a riparo dalle critiche (la peggiore, di essere voce della maggioranza benpensante: quasi nessun'altra offesa mi ferisce di più) di chi ha voluto guardare solo alla farcitura.

Per sgombrare il campo agli equivoci, e sperando che non si ripetano episodi come quello che ho stigmatizzato io, non riuscendo a ridire ancora meglio la prima fetta, ho deciso di ospitare un altro articolo di Pasbas che mi aiuta a specificare meglio la seconda (mi autocito, la "ignobile soluzione 'di pace' con [...] Trump e [...] Blair al timone [...] tanto somiglia alle paci imposte agli indiani d'America confinandoli nelle riserve dopo averli sterminati").

Il pezzo, com'è facile constatare, è di qualche giorno fa. Nel frattempo, gli accordi sono stati firmati, e persino con qualche piccolo miglioramento (ad esempio, togliendo di mezzo quel bugiardo patentato di Tony Blair). Purtroppo, le criticità evidenziate da Pasquale, come avrete modo di rilevare leggendo, rimangono in buona parte in piedi. E chi c'era quando Rabin e Arafat presero il Nobel per accordi di pace infinitamente migliori di questi, e prima l'uno poi l'altro finirono assassinati (l'ebreo dai suoi) perché le cose potessero ricominciare come prima, sa che volendo si può pure essere contenti, ma con riserva...


Il piano di pace trumpiano

di Pasbas

I punti focali che indicano come il piano non dia alcun beneficio ai palestinesi (mio parere personale - va però affermato che la scelta finale è dei palestinesi e solo la loro):

  • p.to 3) indica la cessazione immediata del conflitto ed il ritiro dell'IDF da Gaza, per tale ritiro non è fissato alcun termine di tempo (mio commento: i sionisti decideranno in autonomia se e quando).
  • p.to 6) Hamas dovrà deporre le armi (i sionisti ovviamente no) e gli sarà concessa l'amnistia (da quale tribunale e per quale accusa?).
  • p.ti 7) e 8) all'accettazione dell'accordo saranno immediatamente forniti aiuti ai Gazaui e rimesse in funzione le infrastrutture distrutte (a spese di chi, sono definiti i danni di guerra inflitti dai sionisti?). Gli aiuti saranno gestiti da organizzazioni dell'ONU che devono essere indipendenti dalle parti in conflitto (l'unica organizzazione attiva dal 1948 e in grado di operare a Gaza è UNRWA definita dai sionisti collusa con Hamas, ergo gli sarà consentito di tornare ad operare?).
  • p.to 9) Gaza avrà (nessun termine di tempo definito) un governo apolitico e tecnocratico supervisionato dal premio Nobel Trump e dal laburista pacifista Blair, già benefattore e promotore degli aiuti esplosivi forniti dal cielo all'Iraq, condannato in GB per le sue bugie. La chicca finale: una volta riformata la AP essa potrà governare Gaza col beneplacito coloniale (persero nel 2006 clamorosamente le elezioni nei confronti di Hamas).
  • p.to 12) qui la bugia, il cinismo e l'ipocrisia raggiungono vette dolomitiche: nessuno sarà costretto ad abbandonare Gaza, chiunque vada via avrà diritto al ritorno (falso dal 1947 in avanti), i Gazaui saranno "incoraggiati a restare" (in un luogo con 50 milioni di tonnellate di macerie e materiali altamente tossici, esplosivi, amianto, prodotti chimici rovesciati dai sionisti sulla Striscia, falde acquifere inquinate).
  • p.to 13) I gruppi della Resistenza Palestinese non avranno alcun ruolo nel governo di Gaza (l'entità sionista, gli USA e la GB si), ogni tipo di arma e di dispositivo terroristico dovrà essere distrutto insieme con i tunnel e le fabbriche di armi sotterranee. Il processo di smilitarizzazione di Gaza sarà supervisionato da non meglio specificati organismi indipendenti.
  • p.to 16) l'entità sionista non occuperà né annetterà Gaza, IDF si ritirerà da Gaza (nessun riferimento a quando, come e fin dove, le fasce definite sono tre). IDF trasferirà il controllo della Striscia ad una forza internazionale di pace (ISF).

P.S. - La decisione se trattare su questi punti ed eventualmente accettare la proposta spetta ovviamente in modo esclusivo ai Gazaui, i miei sono solo dei commenti personali basati sulle notizie che sono riuscito a reperire durante questi due anni di genocidio.

domenica 5 ottobre 2025

CUI PRODEST

Mezz'ora fermi solo a questo incrocio, se mi credete...
Ho in canna un pezzo sulla moneta, ma siccome questo è un diario on-line e mi è successa una cosa, che peraltro ci azzecca con la cronaca e con lo scorso post, ve la racconto e vi invito a una riflessione.

Posso farlo, perché in questo stesso sito ci sono infinite testimonianze in ormai diciassette anni di quale sia la mia posizione riguardo alla questione palestinese; per chi ha voglia di approfondire ci sono i tag Israele e Palestina, per gli altri la riassumo così: per me il diritto di esistere di Israele è poco più di una pecetta ideologica appiccicata sopra l'esigenza dell'Occidente di mantenere un presidio coloniale in una regione cruciale finché dura la civiltà del petrolio, altrimenti se proprio glielo si doveva concedere (a risarcimento dell'Olocausto, questo dice la bugia ufficiale) doveva essere a patto di restarsene buoni buoni nei confini dei trattati, non succedendo la qual cosa doveva essere la comunità internazionale ad imporgliela e in mancanza ogni iniziativa palestinese è da considerarsi Resistenza e non Terrorismo. Non credo si possa essere più espliciti.

Chi vive a Roma considera normale, quasi un prezzo da pagare per il privilegio di essere cittadino della Città eterna, immolare un paio d'ore in media al giorno della propria esistenza per raggiungere il luogo di lavoro e tornare a casa. Se lo "smart" working rispettasse la sua etichetta renziana (quindi accattivante ma menzognera, tra un po' l'aggettivo entra nel dizionario) sarebbe stata una cosa "intelligente" che tutti i datori di lavoro avessero disposto, in vista di un blocco delle strade, la sua adozione in tutti i casi in cui la cosa era praticamente possibile. Invece venerdì scorso nemmeno uscire dall'ufficio in permesso (cioè a proprie spese) alle 15.30 poteva salvare dai guai temuti. Io, che conosco la città come le mie tasche e trovo sempre una scorciatoia per risparmiare tempo, uscendo a quell'ora sono tornato a casa alle sette, e sono uno di quelli a cui è andata meglio: a Roma, se blocchi la tangenziale est, blocchi subito tutto il quadrante e pian piano tutta la città. Perché ad ogni incrocio di una strada totalmente intasata con una che ancora scorre c'è un deficiente come quello in immagine che si piazza in mezzo e intasa la strada che scorreva, eccetera eccetera.

Con questo non voglio lamentare una violenza subita, anche se tale é stata e da decine di migliaia di persone tutte assieme e questo come giustificazione basterebbe. No, voglio sottoporvi una riflessione. Se uno protesta un po' di fastidio lo deve dare se no che protesta sarebbe. Ai miei tempi, ogni scusa era buona per fare sciopero e non entrare al liceo, intasando la prospiciente via Possidonea per la gioia degli automobilisti in transito. Ma noi avevamo uno scopo: fare "filone". E infatti dopo un po' sciamavamo ciascuno verso la propria occupazione alternativa (la mia erano interminabili tornei di ping pong all'Orchidea). Seriamente, i ferrovieri che fanno sciopero bloccando il traffico dei treni hanno uno scopo: mostrare agli utenti imbufaliti la loro importanza e il fatto che sono stati costretti a protestare per fare ascoltare le loro istanze. Idem per qualsiasi altro servizio, e tu utente danneggiato sei indotto a una riflessione, a metterti in qualche modo nei panni degli scioperanti, perché un giorno potrebbe toccare a te dover fare come loro e vorresti che i tuoi utenti ti capissero. Il diritto di sciopero è una cosa seria, e toccarlo al di fuori di leggi rigorose è sempre una operazione discutibile, anche quando non la compie Salvini pensate un po'.

Ma uno sciopero pro-Pal somiglia più agli scioperi nostri a scuola che a quelli legittimi delle categorie danneggiate e inascoltate. Quale sarà il suo scopo indiretto, visto che direttamente ai palestinesi gli rimbalza? Forse, tentare una trasfusione di consensi all'esangue centrosinistra, per una volta che ha un buon pretesto per dare fastidio al governo di centrodestra? Può darsi, e sarebbe ancora un tentativo legittimo per quanto inutile: col centrosinistra al governo non finirebbe l'ambiguità di coniugare lo storico sostegno alla causa palestinese con l'altrettanto storica retorica filoebraica (ma la Segre sta bene? com'è che non la intervistano più?), così come non è finita col centrodestra (ma i fasci non erano filopalestinesi? che ci fanno pappa e ciccia con Israele e i suoi mandanti americani?). Può darsi, ma il blocco stradale che c'entra?

Secondo voi, ve la butto lì una domanda, c'è stato uno, uno solo, dei romani bloccati per ore nel traffico (e idem per i guai nelle altre città a cominciare da Milano), con la giornata rovinata sia che fosse tempo libero che lavoro, che facendo uno sforzo ha potuto comprendere le ragioni dei manifestanti? uno solo, conquistato alla causa palestinese?

Al massimo, è aumentato il consenso alla ignobile soluzione "di pace" con Donald Trump e Tony "lui è peggio di me" Blair al timone, che tanto somiglia alle paci imposte agli indiani d'America confinandoli nelle riserve dopo averli sterminati. Bella mossa, pro-Pal dei miei...

domenica 28 settembre 2025

MA TU L'HAI FATTO LO SCIOPERO?

Questo è un blog, cioè una sorta di diario personale online: il fatto che vi si parli di vari argomenti è nella sua natura, e spesso la scelta non è dettata dall'importanza. Voglio dire, il fatto che non parli tutti i giorni di Palestina non significa che invece tutti i giorni io non ci pensi, non mi girino i cabbasisi ogni volta che ascolto un telegiornale, e non sia continuamente e fermamente indignato dal massacro quotidiano. Solo, per parlarne devo avere qualcosa di personale o interessante da aggiungere, altrimenti un blog sarebbe solo un inutile altoparlante dell'ego, e per questo ci sono già i social (che infatti non frequento, fatta eccezione per FB che però uso solo per veicolare i link dei nuovi post sul blog, e poco altro).

Per l'interessante ci ha pensato Pasbas, da cui ricevo e volentieri pubblico l'articolo che segue, come sempre puntuale e rigoroso. Per il personale aggiungo un episodio, che peraltro è congruo con un passaggio dell'articolo di Pasquale: no, non ho partecipato allo sciopero generale pro-Pal, e a domanda ho risposto perché. Gli è che trovo, ormai, che il valore di queste manifestazioni sia quasi esclusivamente autoreferenziale e consolatorio. Della serie: "ho partecipato, sono un vero attivista di sinistra, sto a posto così". Invece Pas propone cose più concrete, come il sostegno ai portuali e il boicottaggio diretto e mirato (qui una guida de l'Indipendente, qui un articolo de Il fatto alimentare), anche se nulla sarebbe più utile dell'esercizio della leva elettorale democratica, peccato che non ci sia all'orizzonte uno schieramento che prometta credibilmente (qui un bel test di Lameduck) di eseguire un tale mandato specie disobbedendo all'UE se (com'è probabile) servisse. In questo contesto, risulta una presa in giro persino il riconoscimento dello Stato palestinese, e la cartina qui sopra è utile a capire perché, la formula "due popoli due Stati" non rappresenti più, dopo decenni di colonizzazioni ulteriori, un'alternativa praticabile. Infatti, è ora di iniziare a pensare a Israele come al Sudafrica, ai sionisti come ai bianchi colonizzatori, ai palestinesi come ai neri schiavizzati e ghettizzati, e a un Mandela che emerga (e guidi un Paese riconciliato sulla base del principio "una testa un voto", senza distinzioni di razza o religione - qui Moni Ovadia) come unico orizzonte, per quanto oggi possa sembrare utopico, che risolverebbe le cose.

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F35 - Sumud flotilla - Manifestazioni pro Palestina 

di Pasbas

Continuo a seguire giornalmente da due anni l'evolvere della situazione nell'Ovest Asia per cercare dei punti fermi su cui basare una analisi almeno parzialmente corretta e credibile. Come per chiunque, opinion leader o semplici osservatori come me, le informazioni su cui lavorare sono poche, arrivano spesso dopo diversi passaggi e sono difficilmente verificabili. L'unico modo che ho trovato almeno parzialmente efficace è quello di incrociare tra loro fonti che hanno referenti diretti sul campo e che ho riscontrato riportare notizie, confronti, analisi e dibattiti tra persone di alta levatura e riconosciute a livello internazionale per competenza e serietà (prof. Marandi, prof. Mersheimer, Jeffrey Scott ex CIA, Laith Marouf giornalista libanese, prof. Ilan Pappè e tanti altri). Ho ovviamente evitato, come si evita la peste bubbonica, qualsiasi fonte che riporti le veline governative del cosiddetto mondo civile e democratico.

Finito il "pippone introduttivo" passo ad affrontare i temi accennati nel titolo, cercando di spiegare il nesso tra i diversi elementi:

  • F35. E' di un paio di giorni fa la notizia di una ennesima violazione dello spazio aereo di una nazione sovrana (Yemen) da parte dei criminali sionisti della IAF (Israeli Air Force). E fino a qui nulla di nuovo sotto il cielo; la novità e grossa però c'è e riguarda la fine infausta di questa ennesima violazione sionista del diritto internazionale: il jet è stato abbattuto dalla difesa aerea di Ansar Allah e con azione coordinata e estremamente rapida catturati i due piloti; piloti che con tutta probabilità, una volta localizzati da IAF, in ottemperanza alla famigerata "Hannibal Directive", sarebbero stati assassinati dalla stessa IAF per non farli cadere in mano nemica. Anche su questo Ansar Allah ha dimostrato di avere delle efficienti e preparate FFAA, capaci di anticipare le azioni della potenza imperiale e della loro mano armata sionista. Va ricordato che lo Yemen è sotto sanzioni pesantissime dal 2015, che ha subito un genocidio sistematico con bombardamenti continui che in sette anni hanno ucciso oltre 300 mila civili, il tutto sotto la criminale direzione dell'impero usraeliano e eseguita dai lacchè di Saudi Arabia e monarchie del Golfo, che hanno usato armamenti, aerei, cannoni e bombe fornite dall'impero. Nonostante questo, nonostante la povertà endemica resa estrema dagli embargo imperiali, nel panorama dell'Ovest Asia le FFAA di Ansar Allah sono riuscite a respingere due attacchi aerei usa, hanno fatto fuggire due portaerei che minacciavano le loro coste, hanno bloccato nello stretto di Ab El Mandeb diversi cargo diretti o provenienti dall'entità sionista. Insieme colle altre forze dell'Asse della Resistenza sono stati gli unici ad opporsi in modo sistematico al genocidio dei palestinesi attaccando gli obiettivi sensibili sionisti con droni e missili ipersonici "Palestine 2" sviluppati e realizzati localmente. La loro è davvero Resistenza armata fino alla liberazione dei popoli oppressi dall'impero, palestinesi in primis.
  • Global Sumud Flotilla. In un paio di mesi di duro ed encomiabile lavoro, gli organizzatori della coraggiosa iniziativa sono riusciti a formare una unità marittima di oltre 40 navigli provenienti da ogni parte del Mediterraneo. E' la prima volta che viene dispiegata una forza civile di pace di tale dimensione, questo anche grazie al supporto fattivo dei portuali europei. Un insieme di 16 paesi (Irlanda, Spagna e Slovenia per l'Europa) hanno firmato un accordo che intima ai sionisti di "non attaccare la flotilla e di non torcere un capello" agli attivisti a bordo delle barche. Qui mi sorge il primo interrogativo: in caso di abbordaggio piratesco dei sionisti questo gruppo di dichiarati difensori della Flotilla cosa vorrebbero fare? Organizzare una flotta multinazionale da mandare nel Mediterraneo per contrastare e/o combattere contro INF (Israeli Navy Force)? Oppure elevare una ennesima "vibrante protesta" in un'Assemblea ONU? C'è inoltre da considerare una singolare coincidenza, nello stesso periodo e nella stessa zona Egitto e Turchia hanno organizzato delle manovre militari congiunte tese a rafforzare le rispettive sicurezze nazionali sotto il profilo marittimo. Come si comporterebbero queste due flotte se dovessero intervenire in soccorso delle barche della Flotilla? Non ho ovviamente alcuna idea a riguardo, l'unica è aspettare lo svilupparsi degli eventi. Chi invece si è opposto con atti concreto e dal 2021 a fare attraccare le navi che trasportano armi, bulldozer e altro, allo stato sionista sono i portuali italiani ed europei. Respingendo queste navi tengono sotto pressione i loro governi complici del genocidio. Per ultimo ma non meno importante, sempre loro hanno preannunciato un blocco totale dei porti nel caso venisse attaccata la Flotilla. Visto però lo scenario e i precedenti anche recenti, mi chiedo che possibilità hanno gli attivisti di attraccare sulle coste di Gaza. Da ultimo mio fondamentale interrogativo, qual è il reale obiettivo della iniziativa, arrivare a Gaza o farsi respingere per testimoniare al mondo la ferocia sionista (lo sappiamo da oltre 100 anni)? Aprire un corridoio umanitario confrontandosi colle navi di INF? Richiedere l'intervento diretto dei 16 e magari anche degli stati nei quali le barche sono immatricolate?
  • Manifestazioni pro Palestina. Dopo quasi due anni di prese di posizione dei governi, accampamenti universitari, manifestazioni imponenti in tutto il mondo, repressione blanda o feroce dei militanti dei cinque continenti, dopo tutte queste energie messe in campo nulla si è mosso, non si è avanzati sulla strada della pace giusta neanche di un centimetro. Anzi gli "usasreliani" hanno massacrato il Libano, distrutta la Siria, attaccato l'Iran, bombardato più volte lo Yemen, intensificato il massacro dei Palestinesi sia a Gaza che nel W.B.; mi chiedo allora e chiedo a chi legge: se tutto quanto sopra detto è vero, qual è la funzione di questo genere di opposizione "non violenta"? Non intendo che non sia giusto manifestare, voglio dire che più che una questione ideale qui si tratta di salvare fisicamente un popolo da un feroce mostro a tre teste, USA-Israele-Europa.

Tento a questo punto di tirare le conclusioni di quello che ho prima trattato, eventi, riflessioni e dubbi compresi.

Si riscontrano livelli diversi di reazione al genocidio in corso che hanno effetti e obiettivi diversi. L'Asse della Resistenza ha scelto la strada del contrasto commerciale e militare allo strapotere di "usraele", bloccando navi, lanciando missili e droni, resistendo con armi progettate in loco ed autocostruite, con tunnel irraggiungibili e quant'altro a disposizione di popoli martoriati da decenni di violenze ed embargo perpetrate dall'Occidente democratico. Popoli che nonostante la ferocia genocida di cui sopra non cedono e rimangono attaccati alla propria terra con una determinazione incrollabile.

Dall'altra ci siamo noi, le nostre manifestazioni, i movimenti, le roboanti dichiarazioni, i riconoscimenti (l'italietta si dimostra però coerente fino in fondo non aderendo) ormai "postumi" dello stato palestinese, in una cornice di due Stati per due popoli, cosa assolutamente ridicola e non più realizzabile vista la pervasività degli insediamenti coloniali.

Anche qui però vedo degli spiragli tenuti aperti da lavoratori dei trasporti, soprattutto operai ma non solo, disposti a rischiare in prima persona pur di non consentire il transito di navi e aerei diretti allo stato sionista, che trasportano armi utilizzate per continuare l'azione genocidaria. Credo che oltre che un sostegno ad operazioni di sicuro successo da un punto di vista mediatico (Greta Thumberg docet) dovremmo sostenere quest'ultimo tipo di boicottaggio attivo, appoggiarlo con manifestazioni in loco coordinate con gli aeroportuali, finanziare la loro lotta, proteggerli da ritorsioni dei datori di lavoro e da repressioni poliziesche. Fare diventare inoltre di massa le attività di boicottaggio di BDF e non solo, andando davanti ai supermercati, ai mercati rionali e ad altre attività commerciali che vendono prodotti sionisti. Continuare la controinformazione per sbugiardare chi definisce le forze della Resistenza col termine "terroristi", rovesciandogli addosso tutto quello che i loro amici stanno facendo colla loro vigliacca copertura Internazionale. Parlare di Hamas, Jihad, Hezbollah, milizie irachene, siriani e iraniani spiegandone la storia, le motivazioni e la legittimità.

Per ultimo ma non meno importante dobbiamo partecipare al movimento popolare sì ma cercando di dargli una prospettiva politica di più lungo respiro, che gli consenta di continuare la sua azione fondamentale anche quando la carica emotiva e l'entusiasmo attuale saranno sostituiti alla devastante "assuefazione" a quanto di peggio vediamo accadere da noi e nel mondo.

La lotta ed il conflitto sono secondo me l'unica strada per sconfiggere il neocolonialismo imperialista.

giovedì 25 settembre 2025

87 ANNI DI BELLEZZA

No, non ho intenzione di violare la regola autoimpostami originariamente per questo blog che mi vieta di accodarmi al mainstream a meno che non abbia qualcosa dal taglio personale da aggiungere.

Perciò, per ricordare chi era e cosa ha fatto Claudia Cardinale, me la cavo con un link a un articolo che mi è sembrato sopra la media dei coccodrilli in cronaca.

Io invece ne parlo perché ogni volta che vedevo la Cardinale in TV, in una delle sue memorabili interpretazioni da giovane come in una delle sue sempre più rade apparizioni da vecchia, io non potevo fare a meno di pensare a mia madre. Che le somigliava, a tutte le età. E chissà, non avesse avuto un fratello geloso a portarla via di forza dal Lido comunale, avrebbe avuto tutta un'altra vita accettando la vittoria alle selezioni cittadine di Miss Italia. Con la non trascurabile ricaduta che io non starei qui ad affliggervi. E mo' che ci penso, anche la Cardinale ha avuto un fratello geloso, ma nella finzione: Ferribotte ne I soliti ignoti.

Si, le somigliava, a tutte le età, tenuto conto che stiamo parlando da un lato di un'attrice di (meritatissima) fama mondiale e dall'altro di una maestra d'asilo tenuta (fino praticamente alla stessa età) in vita dopo la pensione da una tenace passione per il lavoro agricolo. Le somigliava, e per dimostrarvelo ho dato fondo alle mie (scarsissime) capacità di photo editing realizzando (col materiale fornitomi da mia sorella Carmen) un collage simile a quello trovato sul web per la Cardinale.

Quindi anche stavolta mentre i telegiornali mostravano Claudia io ho pensato a Luisa, e ora ne approfitto vigliaccamente per mostrarvi le sue foto e, che mi trovo, anche una mia da piccolo (si, lo so, mi sono rovinato crescendo).

E per una volta questo pensiero è diventato pubblico, ad uso sia di tutti coloro che la conoscevano, che di tutti quegli altri cui ho fatto andare il pensiero alla loro, di mamma.


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